Addio al “de minimis” sulle fiere. L’UE toglie il vincolo, come per la Germania
Soldi in arrivo per le fiere. Anche per l’Italia, infatti, salta il vincolo del “de minimis” che finora aveva limitato gli aiuti alle fiere, asset fondamentale dell’export italiano. “La notizia, al momento ancora informale, sarà ufficializzata solo dopo Ferragosto”, comunica l’AEFI. Ma intanto i numeri in ballo (circa 190 milioni di euro, di cui 130 per le perdite subite dal settore nel 2020) chiariscono bene la portata della novità.
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Alla fine le fiere italiane ce l’hanno fatta. Dopo mesi di pressing sul governo affinchè facesse come la Germania, ottenendo da Bruxelles la deroga sul “de minimis”, che limitava a 10 milioni di euro gli aiuti erogabili a ciascuna fiera, oggi arriva la buona notizia.
A comunicarlo la stessa Associazione esposizioni e fiere italiane (AEFI) che pur parlando di una notizia “al momento ancora informale”, che “sarà ufficializzata solo dopo Ferragosto”, intanto esprime soddisfazione per il risultato raggiunto e ringrazia il ministro del turismo Massimo Garavaglia.
A spiegare l’importanza dell’ok ricevuto dall’UE è il presidente AEFI e di Veronafiere, Maurizio Danese. “Il sistema fieristico è il comparto che ha sofferto l’emergenza più di tutti, con un calo del fatturato di circa il 70% lo scorso anno e del 95% nel primo semestre del 2021”, ha dichiarato Danese. “Ora i 4 principali player del Paese rappresentati da Fiera Milano, BolognaFiere, Ieg (Italian Exhibition Group) e Veronafiere, che assieme sommano il 70% del business fieristico italiano, possono contare finalmente su ristori adeguati che fino a ieri – limitati dal regime ‘de minimis’ – rappresentavano poco più del 20% delle perdite del 2020. Nel complimentarci con il Governo e con il ministro Garavaglia per il risultato raggiunto che consideriamo vitale e che ci permette di allinearci al sistema di aiuti concessi alla Germania – ha aggiunto Danese –, sentiamo forte la responsabilità di far ripartire il made in Italy proprio dalle nostre manifestazioni nazionali e internazionali, che in pre-pandemia generavano business per 60 miliardi di euro l’anno e il 50% dell’export delle Pmi tricolori”.
Dello stesso avviso anche gli altri player che più beneficeranno della novità: il presidente di BolognaFiere, Gianpiero Calzolari, quello di IEG, Lorenzo Cagnoni, e l’AD di Fiera Milano e vicepresidente AEFI, Luca Palermo che spiega come il “superamento del de minimis” consentirà “a tutto il sistema fieristico italiano di tornare ad essere competitivo soprattutto a livello internazionale”.
Che cos’è il “de minimis” e perchè è un problema per le fiere
Il “de minimis” è una norma europea “pensata per scongiurare la concorrenza sleale tra Stati” ma che paradossalmente, nel caso del settore fiere, stava avvantaggiando il nostro principale competitor, la Germania, che era riuscita a ottenerne il superamento.
Con la crisi causata dal Covid, infatti, la norma era diventata un collo di bottiglia che rischiava di vanificare gli aiuti economici, anche rilevanti, stanziati dall’Italia ma che fino ad ora non erano riusciti ad arrivare a terra.
La normativa UE prevede infatti “un’erogazione massima di 10 milioni di euro per richiedente”, una soglia troppo bassa per player grandi come Verona, Milano, Bologna e Rimini (ma non solo).
A maggio, spiegava ad esempio Danese, “i limiti imposti dal Trattato hanno determinato in Italia un’erogazione dei ristori pari a circa il 6% del plafond stanziato per il 2020, a fronte di perdite di fatturato attorno al 75% nel 2020 e al 100% nel primo quadrimestre di quest’anno”.
Perché era importante superare il “de minimis” e salvare le fiere italiane
Leggendo i numeri delle fiere italiane, l’impatto del Covid e le mosse dei principali competitor stranieri, l’importanza di superare i limiti causati dal ”de minimis” è evidente. Il sistema fieristico italiano è, infatti, il secondo più grande d’Europa - subito dopo quello tedesco - e detiene alcune delle manifestazioni fieristiche leader mondiali che da sempre fanno gola a molti competitor stranieri e che, in questi mesi di difficoltà, hanno corso il rischio di finire in mani non italiane. Un’evenienza che avrebbe messo in pericolo non solo il comparto, ma anche il ruolo strategico che esso riveste per l’export italiano.
In questo quadro (già fosco di suo) era infatti arrivata la capacità del governo tedesco di superare lo scoglio rappresentato dal “de minimis”, permettendo alla Germania di ristorare entro giugno, con 642 milioni di euro a fondo perduto, i propri operatori fieristici.
Una situazione che alla debolezza causata dal Covid aveva quindi aggiunto quella generata da regole del gioco diverse.
Come è stato superato il limite “de minimis” sugli aiuti alle fiere
Ma come ha fatto la Germania a superare questo scoglio? Semplice, Berlino “ha chiesto e ottenuto dalla Commissione europea di superare i vincoli del de minimis in virtù dell’articolo 107 paragrafo 2, lettera b del trattato che rende ammissibili gli aiuti senza limiti in caso di eventi eccezionali, quali appunto la pandemia Covid-19”, hanno spiegato dall’Associazione.
Una strada che in questi mesi è stata dunque seguita dal nostro Paese e che ha portato all’annuncio di oggi “che anche al secondo player fieristico europeo, l’Italia, è stata concessa la deroga” ha proseguito l’AEFI.
“L'attuale plafond complessivo a fondo perduto riservato alle fiere reso disponibile dal ministero del Turismo in deroga al de minimis è di circa 190 milioni di euro, di cui 130 milioni relativi alle perdite subite dal settore nel 2020”, ha aggiunto l’AEFI, auspicando anche che “le risorse stanziate in altri fondi e rimaste inutilizzate possano essere trasferite al ministero del Turismo e imputate al sostegno delle fiere”.
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