Finanza sostenibile: dal MEF una consultazione pubblica per un migliore dialogo tra PMI e banche

Foto di krakenimages da Unsplashil Ministero dell'Economia e delle Finanze ha lanciato una consultazione pubblica volta a recepire il parere di vari stakeholder sulle modalità di divulgazione delle informazioni ESG da parte delle PMI. C’è tempo fino al 2 agosto per inviare i feedback.

Finanza sostenibile, l'Ispra aiuta a orientarsi nella giungla normativa

Il Tavolo per la Finanza Sostenibile, promosso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ha elaborato un documento, in consultazione sul sito del Dipartimento del Tesoro fino al 2 agosto 2024, per sostenere le PMI (piccole e medie imprese) nella produzione di informazioni sugli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG) e migliorare il loro dialogo con le banche. Le PMI potranno così avere un miglior accesso ai finanziamenti, con minor costo e maggiori agevolazioni.

Cos’è il Tavolo per la Finanza Sostenibile

Obiettivo del Tavolo per la Finanza Sostenibile, costituito e presieduto dal MEF, è di favorire il coordinamento tra istituzioni e sistema economico del Paese al fine di sviluppare e attuare strategie di finanza sostenibile e mobilitare così le risorse private attraverso il mercato dei capitali a servizio della transizione green e digitale dell’economia reale. Esso è composto, oltre che dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, anche dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dalla Banca d’Italia, dalla CONSOB, dall’IVASS e da COVIP.

Il documento del MEF sottoposto a consultazione

Il documento “Dialogo di sostenibilità tra PMI e Banche”, elaborato anche grazie alle interlocuzioni tra i membri e l’Organismo Italiano Contabilità, diversi stakeholder, e al supporto di consulenti incaricati nell’ambito del programma Technical Support Instrument finanziato dalla Commissione europea, propone un modello di riferimento per la standardizzazione delle “Informazioni di sostenibilità dalle PMI alle banche” e una dettagliata guida metodologica.

Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e di neutralità climatica dell'Unione europea entro il 2050, sarà infatti necessario un significativo impegno da parte del sistema finanziario e delle imprese, comprese le PMI, alle quali sarà richiesto gradualmente dal mercato (banche, investitori e grandi imprese) di fornire le informazioni ESG delle loro attività (per le PMI quotate l’obbligo di rendicontazione della sostenibilità scatta dal 2026 in base alle disposizioni della CSRD – Corporate Sustainability Reporting Initiative).  

In generale, il documento mira a:

  • agevolare lo scambio di informazioni, tenendo conto di criteri di standardizzazione, proporzionalità ed economicità;
  • aumentare la consapevolezza delle PMI sulle informazioni di sostenibilità;
  • porre le basi per iniziative di formazione e “progetti pilota” volti a innalzare le competenze delle PMI in materia di sostenibilità. Tali iniziative seguiranno la pubblicazione del documento, anche avvalendosi del confronto con le associazioni di categoria interessate e del supporto della Commissione europea.

Le informazioni di sostenibilità contenute nel documento del MEF

Nel dettaglio, il documento MEF raccoglie 45 “informazioni di sostenibilità” organizzate in cinque sezioni tematiche e ispirate a un criterio di proporzionalità in funzione della dimensione dell’impresa. Le sezioni in questione sono:

  • Informazioni generali;
  • Mitigazione e adattamento al cambiamento climatico;
  • Ambiente;
  • Società e forza lavoro;
  • Governance e condotta aziendale.

Informazioni generali

Gli indicatori contenuti nella sezione “Informazioni generali” si riferiscono a questioni di base che caratterizzano un’azienda, come l’unità operativa e gestionale dell’impresa, o il codice NACE (Nomenclature statistique des activités économiques dans la Commaunaté Européenne), uno strumento europeo di classificazione delle attività economiche che fornisce una struttura standardizzata in base ai settori. Il codice consente, quindi, comparabilità e comprensione tra i vari Paesi dell’UE.

Altri indicatori della sezione sono i “ricavi da specifici settori” e l’eventuale presenza di una “figura di riferimento per le questioni di sostenibilità”, tra cui ad esempio un comitato di sostenibilità nel consiglio di amministrazione, un’unità organizzativa ad hoc per la sostenibilità o figure singole.  

Ultimo indicatore della sezione informazioni generali è meramente economico ed è il “fatturato annuo per unità operativa”.

Mitigazione e adattamento al cambiamento climatico

Le informazioni richieste nella sezione “Mitigazione e adattamento al cambiamento climatico”, spiega il Tavolo per la Finanza Sostenibile, sono utili per le banche perché le aiutano a soddisfare diverse esigenze normative derivanti dal Pilastro III, la CSRD e la SFDR. Queste normative, infatti, chiedono agli istituti di credito di rendicontare numerose informazioni (sulle imprese) relative alla mitigazione e adattamento del cambiamento climatico, incluse le emissioni “finanziate” attraverso il portafoglio di credito, i rischi fisici e di transizione cui il portafoglio è soggetto, o l’allineamento delle attività finanziate ad obiettivi di sostenibilità climatica-ambientale.

Tra gli indicatori della sezione vi è il “rating climatico/ambientale”, ovvero un sistema di valutazione che assegna una misura di quanto un’impresa è impegnata nella riduzione del proprio impatto sull’ambiente e nel miglioramento della propria sostenibilità climatica.

Il secondo indicatore è il “fatturato da settori ad alto impatto climatico”, settori definiti dalla regolamentazione europea in base al codice NACE, che sono: agricoltura, silvicoltura e pesca; estrazione mineraria ed estrattiva; attività manufatturiera; fornitura di energia elettrica, gas, vapore, aria condizionata; fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento; costruzioni; commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli; trasporto e magazzinaggio; attività immobiliari.

Altre tre tipologie di indicatori inclusi in questa sezione del documento MEF sono quelli dell’ambito “energia ed emissioni”, “rischi fisici e di transizione” e “allineamento alla tassonomia europea”.

Per quanto riguarda energia ed emissioni, le imprese sono tenute a fornire informazioni su: livello di efficienza e prestazione energetica degli immobili in garanzia, consumo totale di energia da fonti rinnovabili e non rinnovabili, emissioni annuali di ambito 1 e 2 e obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.

Rispetto ai rischi fisici e di transizione legati alle conseguenze del cambiamento climatico, che possono causare danni materiali, cali della produttività o anche interruzioni delle catene produttive, le aziende devono riferire sul valore degli attivi (ovvero i beni aziendali) esposti a rischio di transizione, sugli investimenti effettuati per ridurre il rischio fisico e di transizione, sulle eventuali coperture assicurative contro il rischio fisico da cambiamento climatico.

Per verificare l’allineamento delle attività alla tassonomia - che fornisce un sistema di classificazione e dei criteri che chiariscono quali attività economiche sono “sostenibili” rispetto a sei obiettivi ambientali - le società dovrebbero dichiarare in che misura le loro attività economiche (espresse in investimenti in conto capitale, spesa operativa e fatturato) siano sostenibili dal punto di vista ambientale. L’indicatore che misura l’allineamento alla tassonomia è particolarmente rilevante per le banche che, dal 1° gennaio 2025, in base al Pillar III dovranno comunicare il BTAR (Banking Book Taxonomy Aligned Risk), che misura quanto il portafoglio prestiti di una banca sia allineato con la tassonomia per quanto riguarda le imprese non finanziarie che non rientrano nell’ambito di applicazione della CSRD (ovvero anche le PMI non quotate).

Ambiente

Il primo indicatore citato nel documento nell’ambito della sezione “ambiente” è “inquinamento verso aria, acqua e suolo”. Le informazioni necessarie rispetto a questo dato sono le emissioni annuali di sostanze inquinanti nell’aria, le emissioni annuali di sostanze inquinanti in acqua e quelle nel suolo. Le imprese sono poi tenute a divulgare gli obiettivi relativi alla riduzione di questi tre tipi di emissioni.

Per quanto riguarda l’indicatore “biodiversità ed ecosistemi”, le aziende devono riportare informazioni sulle aree a elevato valore di biodiversità su cui le loro attività hanno un impatto. Una questione decisamente rilevante in un Paese come l’Italia che è considerato un hot-spot di biodiversità, con oltre 58.000 specie animali e più di 12.000 specie vegetali (dati ISPRA). Le società devono indicare anche le aree e la percentuale di terreno impermeabilizzata, ovvero una superficie di qualsiasi area utilizzata dall’impresa in cui il suolo originale è stato coperto (ad esempio col cemento), rendendolo impermeabile (quindi incapace di assorbire acqua che permetta il drenaggio naturale). Per un’impresa l’area impermeabilizzata può corrispondere, con il suolo calpestabile all’interno di uffici, laboratori o magazzini, o all’esterno con parcheggi, aree cementate per lo scarico e carico merci.

Sempre nella sezione ambiente, viene richiesto alle aziende di fornire informazioni su “uso delle risorse ed economia circolare”, con particolare riferimento alle tonnellate di rifiuti pericolosi e rifiuti radioattivi prodotti nell’anno, alla percentuale di rifiuti portati a smaltimento e riciclati durante l’anno, al contenuto di materiale riciclato nei prodotti e relativi imballaggi e al contenuto di materiale riciclabile nei prodotti e relativi imballaggi.

Società e forza lavoro

Nella sezione “società e forza lavoro” informazioni di estrema rilevanza sono quelle relative alle politiche (eventualmente) introdotte dalle imprese in materia di diritti umani, con particolare riguardo alle principali aree inerenti ai diritti dei propri lavoratori e di eventuale altra forza lavoro impiegata nell’attività produttiva. Alle aziende è richiesto anche di indicare le eventuali procedure di dovuta diligenza (processo per identificare, prevenire e mitigare l’impatto negativo delle proprie attività) sui diritti umani, nonché il numero di incidenti in materia di diritti umani.

Fondamentali anche i temi della contrattazione collettiva e della libertà di associazione, con riferimento al numero di lavoratori a cui si applicano contratti collettivi nazionali di lavoro, ma anche quello della diversità e inclusione, con attenzione al numero di dipendenti parte di categorie protette, alla percentuale del divario retributivo medio di genere per inquadramento e al numero di casi di discriminazione che hanno determinato sanzioni o provvedimenti definitivi.

Salute e sicurezza

Per quanto riguarda la sezione “salute e sicurezza”, le società sono tenute a indicare il numero di infortuni sul lavoro registrati all’INAIL, il numero di giornate perse a causa di infortuni e/o malattie professionali (provocate ad esempio da un rischio legato alla lavorazione che l’individuo svolge) e il numero di decessi dovuti a incidenti sul lavoro o a malattie professionali. Alle aziende è richiesto anche di riferire sulla composizione del personale dipendente, specificando il numero di dipendenti per Paese, e il numero di dipendenti a tempo indeterminato e determinato, per genere e inquadramento.

Governance e condotta aziendale

Gli indicatori protagonisti dell’ultima sezione – “governance e condotta aziendale” – sono quelli relativi al codice etico, al modello di organizzazione e controllo 231 e alle procedure in materia di anticorruzione. Il "codice etico" è un documento che stabilisce i principi, i valori e le norme di comportamento che un'organizzazione si impegna a seguire. Il "Modello 231", invece, è un sistema di organizzazione, gestione e controllo, previsto dalla legge italiana 231/2001, che mira a prevenire la commissione di reati da parte di entità giuridiche, come le imprese. Questo modello prevede la definizione di regole interne, procedure e controlli volti a identificare, prevenire e contrastare specifiche tipologie di reati (ad esempio corruzione, riciclaggio di denaro, finanziamento illecito ai partiti politici). La sua implementazione comporta la designazione di un organismo di vigilanza interno, l'adozione di un codice etico, la formazione del personale e il monitoraggio continuo dell'efficacia del sistema.

Le imprese sono tenute a riferire anche sulla presenza di un eventuale sistema di segnalazione di violazioni di leggi o regolamenti, reati e casi di corruzione o frode, e situazioni di pericolo per la salute e sicurezza dei dipendenti. L’ultimo indicatore del documento MEF, infatti, prevede che le imprese indichino il numero di condanne e l’importo delle ammende inflitte per violazioni delle leggi contro la corruzione attiva e passiva.

La guida metodologica 

Come già accennato, il documento MEF prevede anche una guida metodologica che fornisce supporto alla comunicazione delle informazioni di sostenibilità dalle PMI alle banche e, quindi, ripropone la stessa struttura. Anche qui, infatti, le informazioni sono divise nelle cinque sezioni mostrate in precedenza. In particolare, la guida fornisce le definizioni dei termini utilizzati, la descrizione dell’informazione di sostenibilità (con tabella annessa per la compilazione nei casi in cui può essere utile) e la descrizione delle modalità di calcolo dell’informazione quantitativa.

Domande utili ai fini della consultazione del MEF

Insieme al documento, il Tavolo per la Finanza Sostenibile ha pubblicato anche alcune domande su aspetti specifici per sollecitare un riscontro puntuale da parte dei partecipanti alla consultazione. Le domande, per esempio, chiedono agli stakeholder se il documento descrive in modo adeguato le informazioni di sostenibilità che possono essere “di maggiore ausilio” nel rapporto PMI-banche o, ancora, se la struttura del documento è sufficientemente chiara e fruibile (invitando i partecipanti a suggerire dei miglioramenti in caso di risposta negativa).

I contributi alla consultazione dovranno essere inviati entro il 2 agosto 2024 via mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. , al quale sarà possibile inoltrare anche eventuali domande o richieste.

Consulta la versione originale del documento sottoposto a consultazione

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