Small Business Act – il punto sulle iniziative a sostegno delle PMI
Contratti di rete, Fondo di Garanzia per le PMI, Nuova Sabatini e innovazione del sistema italiano
Sono i temi centrali del rapporto con cui il Ministero dello Sviluppo economico fa il punto sulle iniziative a sostegno delle micro, piccole e medie imprese italiane.
Il rapporto, realizzato dal Ministero dello Sviluppo economico, fornisce uno sguardo di insieme sulle principali misure adottate nel corso del 2014 e su quelle approvate nel corso del primo semestre del 2015 a sostegno delle PMI. A partire da approfondimenti tematici su tre strumenti di politica industriale largamente utilizzati dalle imprese italiane: i Contratti di rete, il Fondo di Garanzia per le PMI e la Nuova Sabatini.
I contratti di rete
Al 1° marzo 2015, sulla base dei più recenti dati forniti da Unioncamere, sono stati realizzati 1.962 contratti di rete che coinvolgono oltre 10.300 imprese distribuite su tutto il territorio italiano.
La maggior parte dei contratti di rete (1.385) vede coinvolte imprese operanti nella stessa Regione, prevalentemente presenti in Lombardia (336) e Emilia-Romagna (223); la Regione meridionale in cui si è stipulato il maggior numero di contratti è l’Abruzzo (104).
Per quanto riguarda invece i contratti interregionali, quelli stipulati nel corso del biennio 2013-2014 sono cresciuti in maniera proporzionale rispetto a quelli stipulati nel biennio precedente, segno di una propensione stabile delle imprese a mettersi in rete superando i propri ambiti territoriali.
Rimane poco marcata la tendenza a costituire “reti lunghe”, ovvero reti che coinvolgano imprese situate in aree territoriali distanti (ad esempio, contratti caratterizzati dalla co-presenza di imprese operanti nel Nord e nel Sud del Paese). Dei 572 contratti interregionali stipulati, 102 si caratterizzano per la co-presenza di imprese operanti nel Nord e nel Sud del Paese, 25 per la presenza di imprese operanti solo nel Mezzogiorno.
Solo 5, infine, i contratti a cui aderiscono imprese estere.
Il quadro settoriale delle imprese aderenti si presenta variegato: la commistione tra settori è proprio uno degli assi su cui i nuovi network possono puntare per generare sinergie trasversali ai comparti e innalzare così le capacità di servire i mercati, specialmente quelli più distanti, con prodotti distintivi e innovativi.
Nel dettaglio, l’industria in senso stretto prevale con il 31% circa delle aziende, seguita dai servizi alle imprese con un ulteriore 28%; il peso delle attività della distribuzione non è particolarmente rilevante (circa il 10%) ma, al contempo, la promozione commerciale è una delle aree strategiche che le imprese intendono con più frequenza presidiare attraverso gli accordi di collaborazione (sono circa 450 le reti che puntano a raccordare le politiche commerciali e logistiche delle imprese aderenti).
L’identikit delle imprese che hanno deciso di cogliere le opportunità di collaborare ed evolversi offerte dai contratti di rete mostra, in primo luogo, come ci sia un forte sbilanciamento verso le società di capitale, pari a circa il 62% delle imprese aderenti a reti formalizzate. Risulta ancora abbastanza contenuta la partecipazione ai contratti di rete da parte delle imprese individuali che, pur rappresentando il nucleo più rilevante dei soggetti imprenditoriali del Paese, mostrano un coinvolgimento più lento in questa forma aggregativa: il dato attuale si attesta infatti attorno al 13%, con una crescita, tuttavia, di 3 punti percentuali rispetto al 2012 (erano il 10% al 31 dicembre 2012).
Il contratto direte sembra pertanto dimostrarsi attrattivo specialmente per quelle imprese che hanno già un grado di strutturazione più avanzato, come appunto le società di capitale e, in generale, per tutte quelle PMI che – per sopperire all’assenza di economie di scala intra-aziendali sul terreno dell’innovazione, dell’internazionalizzazione e delle strategie distributive e commerciali – puntano su un impegno di medio-lungo periodo con partner esterni, come rivelatore di potenzialità altrimenti inespresse.
Fondo di garanzia per le PMI
Sostenere lo sviluppo delle PMI italiane concedendo una garanzia pubblica a fronte di finanziamenti concessi dalle banche anche per investimenti all’estero. Questo l'obiettivo del Fondo di garanzia per le PMI.
La garanzia diretta del Fondo è concessa fino ad un massimo dell’80% dell’ammontare delle operazioni finanziarie; l’importo massimo che potrà essere garantito è pari a 1,5 milioni di euro per impresa, che potrà arrivare a 2,5 milioni per determinate operazioni. Le garanzie concesse possono riguardare qualsiasi operazione purché finalizzata ad attività d’impresa e richiesta da PMI sane, in base a specifici criteri che variano per settore di attività e regime contabile.
Le operazioni accolte tra il 2000 ed il 2014 sono state 411.450, per un importo finanziato di 65,3 miliardi di euro e garanzie per 36,6 miliardi di euro.
Le operazioni si sono concentrate per circa il 49,1% nel Nord, per il 32,5% nel Sud e per il 18,4% nel Centro Italia.
Quanto alla struttura dimensionale delle imprese assistite dal Fondo si osserva una netta prevalenza delle imprese di dimensione più ridotta che sono state quelle maggiormente esposte ai rischi derivanti dalla congiuntura e dalle difficoltà di accesso al credito. La maggior parte delle operazioni realizzate dall’avvio dell’attività del Fondo a oggi è infatti relativa a microimprese (58,1% del totale), mentre le operazioni di finanziamento a favore delle medie imprese pesano solo per il 10%.
L’industria rappresenta il settore con la quota più elevata di domande ammesse (182.777 operazioni, pari al 44,4% del totale), cui seguono il commercio (158.571 operazioni, pari al 38,5% del totale) e i servizi (62.320 operazioni, pari al 15,1% del totale).
L’industria mostra anche il più elevato livello di finanziamenti accolti (36,2 miliardi di euro), cui seguono il commercio (19,6 miliardi) e i servizi (8,7 miliardi). In controtendenza rispetto alle dinamiche del credito nel Paese, le domande accolte nel 2014 sono state più di 86 mila, registrando un aumento dell’11,7% rispetto all’anno precedente.
Nel 2014 i finanziamenti assistiti hanno superato il 14% delle erogazioni di prestiti di importo inferiore a 250.000 euro. Anche in questo caso, è l’industria a rappresentare il settore con la quota più elevata di domande ammesse (39.486 operazioni, pari al 45,8% del totale), cui seguono nuovamente il commercio (32.624 operazioni, pari al 37,8% del totale) e i servizi (14.033 operazioni, pari al 16,3% del totale).
Dal confronto con i dati relativi allo stesso periodo dell’anno precedente, l’industria e il commercio mostrano una crescita significativa di domande accolte.
Nuova Sabatini
Lo strumento agevolativo noto come Nuova Sabatini consiste in finanziamenti a tasso agevolato per l’acquisto, anche mediante operazioni di leasing finanziario, di macchinari, impianti e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, ed è finalizzato ad accrescere la competitività del sistema produttivo del Paese sostenendo gli investimenti delle piccole e medie imprese.
Tale misura ha previsto la costituzione presso la Cassa Depositi e Prestiti di un plafond di risorse fino a 2,5 miliardi di euro, successivamente incrementato a 5 miliardi con la Legge di stabilità 2015, che le banche e gli intermediari finanziari utilizzano per concedere alle PMI finanziamenti di importo compreso tra 20 mila e 2 milioni di euro per le spese ammissibili effettuate fino al 31 dicembre 2016.
Il Ministero concede, inoltre, un contributo che copre parte degli interessi a carico delle imprese su tali finanziamenti, in relazione agli investimenti realizzati pari all’ammontare degli interessi, calcolati su un piano di ammortamento convenzionale con rate semestrali, al tasso del 2,75% annuo per cinque anni.
Uno strumento di successo, così lo definisce il rapporto realizzato dal Ministero dello Sviluppo economico: le prenotazioni di finanziamenti da parte delle PMI hanno già superato il plafond di 2,5 miliardi di euro messo originariamente a disposizione, una risposta al di sopra delle attese.
Le domande di finanziamento pervenute da aprile 2014 a marzo 2015 hanno raggiunto un ammontare pari a 1,6 miliardi di euro, cui corrisponde un contributo del Ministero a copertura degli interessi di 124 milioni.
Gli interventi già deliberati sono 4.509: il 45% delle domande è attribuibile alle piccole imprese il 28% alle medie, il 27% alle micro imprese. L’investimento medio finanziato è pari a 281mila euro. L’impatto della Nuova Sabatini risulta rafforzato dalla misura “Guidi-Padoan”, prevista dall'articolo 18 del Decreto legge 91/2014, che concede alle imprese un credito d’imposta pari al 15% per acquisti di beni strumentali effettuati tra il 25 giugno 2014 e il 30 giugno 2015, in misura incrementale rispetto a quanto mediamente realizzato nei 5 anni precedenti.
In concomitanza con l’operatività dei due strumenti, nel quarto trimestre 2014 gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, grazie soprattutto al contributo degli investimenti in macchinari e attrezzature che sono cresciuti dell’1,4%. Nello stesso trimestre, secondo i dati di fonte UCIMU (associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e di prodotti a questi ausiliari), gli ordini di macchine utensili hanno registrato un incremento del 19,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre in media d’anno il 2014 si è chiuso con un +14,7% rispetto al 2013.
Le indagini sulle imprese dirette dall’Istat confermano che il clima di fiducia delle aziende manifatturiere di beni strumentali è in forte ascesa anche nei primi mesi dell’anno in corso; in particolar modo, a marzo, l’indice si è attestato a quota 111,8, tornando sui livelli di inizio 2008
In sintesi, l’interagire delle varie misure agevolative e l’emergere di una serie di fattori interni favorevoli (tra cui le migliori condizioni di accesso al credito e aspettative più favorevoli sull’evoluzione dell’attività produttiva) dovrebbero favorire, secondo le recenti previsioni dell’Istat (maggio 2015), un aumento degli investimenti fissi lordi dell’1,2% nel 2015 e un rafforzamento della crescita nel biennio successivo (i relativi tassi di crescita previsti sono pari al 2,5% e al 2,8%), trainato soprattutto dalla componente degli investimenti in macchinari ed attrezzature.
Il grado di innovazione del sistema produttivo italiano
L’Italia spende in ricerca e sviluppo l’1,3% del Pil, a fronte del 2,3% della Francia, del 3% della Germania, dell’1,7% del Regno Unito, mentre negli Stati Uniti tale rapporto raggiunge un valore (3,4%) più che doppio rispetto al dato medio italiano. Nella media europea la spesa in R&S è pari al 2,1% del Pil.
Se in termini assoluti la posizione dell’Italia appare ancora debole, dall’analisi del trend si rilevano, invece, sensibili miglioramenti per il nostro Paese. In particolar modo, dall’indagine condotta ogni due anni da Eurostat, emerge una discreta propensione all’innovazione da parte delle imprese italiane nel triennio 2010-2012.
Propensione confermata da una ricerca sul campo svolta dall’Osservatorio Regionale Banche-Imprese su un campione di poco meno di 5mila imprese: tra il 2013 e il 2014 la quota percentuale di imprese innovative sul totale aumenta dal 59,8% al 70,8% (particolarmente vivaci sono risultate le imprese di piccole dimensioni la cui incidenza di imprese innovative sul totale è passata dal 55,6% al 68,2%).
Un “risveglio tecnologico” che, secondo il Mise, può essere attribuito ad una reazione spontanea da parte del sistema produttivo italiano alla crisi finanziaria iniziata nel 2008, e in parte riconducibile ai primi effetti di stimolo dovuti a una serie di misure di politica industriale a sostegno della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Fra queste, le misure volte a stimolare la nascita e lo sviluppo di startup innovative, l'introduzione – con l'Investiment Compact – della categoria delle PMI innovative e l'introduzione di un credito d'imposta per gli investimenti in R&S, operativo dalla scorsa settimana.
Per quanto riguarda in particolare le startup, il rapporto richiama i dati forniti nel secondo report bimestrale realizzato, sempre dal Mise, sull'accesso di tali imprese al Fondo di garanzia per le PMI: al 30 giugno 2015 sono 461 le startup innovative che hanno ricevuto finanziamenti facilitati dal Fondo, per un totale di oltre 197 milioni di euro. L'importo medio dei finanziamenti ricevuti dalle startup innovative è pari a 306mila euro, per una durata pari mediamente a 56 mesi. La tendenza è a un incremento significativo, sia in termini di startup beneficiarie dello strumento, sia di risorse erogate.
Link
Small Business Act - rapporto 2015
Photo credit: pennstatenews / Foter / CC BY-NC-ND