Industria 4.0 – competenze digitali, imprese italiane poco preparate
Il 38% delle imprese italiane dichiara di non conoscere i temi dell'Industria 4.0, con forti differenze per settore
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In occasione del convegno “La digitalizzazione dell'industria: Italia, Work in Progress”, presso la sede di Assolombarda, l’Osservatorio Smart Manufacturing della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato la ricerca 2015-2016 che fotografa la situazione dell’Industria 4.0 in Italia, grazie al coinvolgimento di 307 aziende in nove settori rilevanti per il tessuto manifatturiero.
Industria 4.0, situazione italiana
Nel 2015 i progetti legati all’Industria 4.0 in Italia, sostenuti in larga parte dalle grandi imprese, hanno raggiunto un valore di circa 1,2 miliardi di euro, con l’81% realizzato verso imprese italiane e il restante come export.
Il 66% del mercato è rappresentato da progetti di Industrial Internet of Things, che vale 790 milioni di euro, seguito da Industrial Analytics (23%, 270 milioni di euro) e Cloud Manufacturing (10%, 120 milioni di euro).
Per il 2016 la crescita stimata dell’Industria 4.0 nel Paese è del 30% rispetto al 2015, con una grande diffusione delle applicazioni di Industrial Analytics, sia a supporto di attività operative come produzione e logistica (20% del campione coinvolto nella ricerca), sia della gestione della supply chain (15%); dato positivo anche circa l'adozione di soluzioni Cloud ed Industrial Internet of Things in fabbrica (rispettivamente il 20% e il 16% del campione). Tra le tecnologie meno consolidate, invece, spicca l’Advanced Human-Machine Interface nelle attività operative (15% del campione), spesso ancora fermo allo stadio di progetto pilota.
Smart Manufacturing, imprese italiane poco mature
In Italia, il 38% delle imprese industriali dichiara di non conoscere i temi legati all’Industria 4.0, con forti divari tra i comparti produttivi: nell'industria automobilistica, nell'alimentare e nei macchinari la percentuale scende al 30%, mentre in altri settori supera anche il 50%.
La scarsa maturità digitale delle aziende italiane rappresenta il principale ostacolo alla diffusione dello Smart Manufacturing, con una ridotta diffusione delle soluzioni tradizionali: anche se il 70% delle imprese ha già adottato soluzioni standard (come CAD, PDM e sistemi di controllo produzione), meno del 30% utilizza sistemi di gestione più complessi (come Product Lifecycle Management, Manufacturing Execution System e Computerized Maintenance Management System).
Gli altri ostacoli individuati dalle aziende riguardano:
- il contesto,
- la mancanza di infrastrutture,
- gli impianti datati,
- i limiti culturali ed organizzativi
Le imprese chiedono al Governo soprattutto incentivi per l’ammodernamento delle reti o per nuovi sistemi informativi (nel 50% dei casi), seguiti da agevolazioni per nuovi macchinari per le PMI (46%) e per corsi di formazione per le grandi aziende (38%). Le imprese, infatti, effettuano raramente un'analisi delle competenze (il 29% delle grandi imprese e il 13% delle medio-piccole), ma quando questa viene eseguita emergono lacune importanti che richiedono azioni di correzione nel 62% dei casi, mentre nel 32% solo alcune figure possiedono le competenze e nel 6% le imprese si riconoscono già pronte.
Tra le motivazioni indicate dalle aziende che hanno già adottato tecnologie di Smart Manufacturing ci sono soprattutto la riduzione dei costi e i miglioramenti del servizio, in un approccio pragmatico all'innovazione.
“La rivoluzione digitale richiede conoscenze specifiche, ma la ricerca rivela un gap nelle competenze digitali nel tessuto produttivo, in particolare nelle PMI”, ha commentato Andrea Sianesi, responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Manufacturing. “Colmare queste lacune è un elemento fondamentale per il successo dei progetti. L'opportunità costituita dalla digitalizzazione dell'industria porta con sé anche un rischio di digital divide tra le imprese che dispongono di competenze specialistiche e le altre, soprattutto piccole realtà, che rischiano di rimanere fuori da questa evoluzione”.
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Photo credit: Erasmus Student Network via Foter.com / CC BY-ND