Una blockchain per la gestione dei Fondi UE post 2020
Semplificazione, trasparenza ed efficacia sono 3 termini che ricorrono sovente quando si parla di spesa pubblica. La gestione dei bilanci è sempre estremamente complessa e quello dell’Unione Europea non è da meno, con tutti gli interventi che prevede e il loro carattere transnazionale. Inoltre non si dimentichi che solo alcuni dei paesi membri usano l’euro, con ulteriori complicazioni.
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Attuare le strategie finanziarie per la crescita dell’Europa è quindi compito molto arduo, tanto che nell’attuale dibattito su come dovrà essere la politica di coesione dopo il 2020 non c’è stakeholder che non richieda a gran voce la semplificazione delle procedure. E la situazione non è molto diversa per quanto concerne la politica agricola comune.
La tecnologia alla base delle cripto-monete (bitcoin la prima e più famosa), la blockchain, potrebbe venire in aiuto nella gestione semplice, trasparente ed efficace dei fondi UE. Trattandosi di un database distribuito - non localizzato cioè su un solo server - che consente di tracciare le transazioni che avvengono tra elementi di una stessa “catena”, condividendone i relativi dati, assicura un archivio pubblico ed immodificabile di tutte le operazioni compiute.
Certo l’efficacia della spesa non è determinata solo dalla tenuta dei conti, ma è pur vero che il controllo praticamente istantaneo sull’attuazione degli interventi garantisce rapidità sia nelle analisi di valutazione che nella introduzione di meccanismi correttivi. Questi ultimi oggi avvengono solo dopo lente verifiche di raggiungimento dei cosiddetti obiettivi intermedi e in genere portano a consistenti riprogrammazioni della spesa stessa.
Un progetto pilota nell’utilizzo della blockchain con la gestione dei fondi per la cooperazione nei paesi in via di sviluppo è stato già avviato dalla Banca Mondiale.
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L’Unione Europea ha compreso bene le potenzialità di questa tecnologia perchè di recente ha annunciato un Osservatorio e un Forum europeo sulla materia e sta predisponendo un piano di azione sulle criptovalute, conscia che la loro evoluzione porterà a risvolti dirompenti.
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Viste allora tutte le difficoltà nell’attuazione della politica di coesione e che si è nella fase di ripensamento della stessa per il quadro finanziario pluriennale post 2020 può valere la pena di pensare subito ad un progetto pilota europeo con uso di database blockchain per gestire i fondi UE, quanto meno una loro parte, magari quella che comporta troppi livelli di governance o quella dove le statistiche segnalano tassi elevati di frode e corruzione.
Per una volta le catene serviranno a prevenire anziché a rinchiudere i colpevoli.