Edilizia - ANCE, ripensare il Codice Appalti e potenziare incentivi
In parlamento per un’audizione sul DEF 2018, ANCE chiede un’azione incisiva per far ripartire gli investimenti nell’edilizia e presenta un pacchetto di proposte “anticrisi”.
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Le costruzioni rappresentano l’8% del PIL italiano, con una filiera al 95% Made in Italy, che attiva 32 settori industriali, in grado di generare una fortissima ricaduta sull’economia e sull’occupazione. Eppure, il crollo degli investimenti ha fatto dell’edilizia il vero punto debole dell’economia italiana: la causa risiede in un colpevole ritardo nell’attuazione degli investimenti pubblici.
Parte da questa poco rincuorante premessa l’audizione dell’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) alle Commissioni Speciali per l’esame degli atti del Governo di Camera e Senato sul Documento di Economia e Finanza - DEF 2018.
Ripensare il Codice Appalti
Il rigore “a senso unico” del Codice degli Appalti ha spento il motore degli investimenti pubblici, denuncia l’Associazione. Dopo quasi due anni dall’entrata in vigore della riforma, su 60 provvedimenti attuativi ne sono stati adottati poco meno della metà.
ANCE punta il dito contro le troppe deroghe, l’incapacità di selezionare le imprese migliori, i controlli solo formali, il contenzioso incerto e con tempi lunghi. Risulta inoltre inattuato il sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti e l’albo dei commissari esterni.
“E’ necessario, quindi, ripensare il Codice attraverso la predisposizione di un articolato più semplice, accompagnato da un regolamento attuativo”, si legge in una nota dell’Associazione.
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Tagliare la burocrazia
Sul settore italiano delle costruzioni, sia pubblico che privato, grava un insopportabile eccesso di burocrazia, sottolinea il presidente ANCE Gabriele Buia, che pesa sui bilanci delle imprese, provoca ritardi, genera opacità nei rapporti con la pubblica amministrazione. Ed ha individuato alcune azioni prioritarie:
- eliminare i passaggi al CIPE successivi all’approvazione del Documento pluriennale di pianificazione e razionalizzare le attività di controllo della Corte dei Conti;
- eliminare le inutili duplicazioni, tra i ministeri, dei passaggi decisionali;
- potenziare le Strutture di missione esistenti (Italia Sicura e Casa Italia);
- dare tempistiche certe e perentorie per la conclusione delle operazioni di gara, per l’apertura dei cantieri, e per le decisioni che spettano alla stazione appaltante;
- garantire tempi certi alle imprese per il pagamento del corrispettivo dell’appalto, chiudendo la procedura di infrazione contro il nostro Paese in sede europea;
- potenziare gli strumenti di tutela alternativi al contenzioso giudiziario (il cosiddetto accordo bonario).
Potenziare gli incentivi
Buia ha quindi sottolineato come l’altra leva fondamentale per lo sviluppo del settore sia quella fiscale.
Per troppo tempo, infatti, l’investimento immobiliare è stato penalizzato da un sistema tributario miope e tanto oneroso da scoraggiare qualsiasi decisione di investimento. Innanzitutto, occorre disattivare anche per il 2019 la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, che comporterebbe l’aumento dell’aliquota IVA.
Ciò produrrebbe una forte contrazione degli investimenti privati, tali da compromettere un’eventuale ripresa del settore, e aumenterebbe i costi degli investimenti pubblici.
Essenziale, poi, che, sin dai primi provvedimenti del nuovo Governo, vengano introdotti strumenti innovativi di politica fiscale, diretti a favorire i programmi di rigenerazione urbana.
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In merito, l’ANCE ha definito un pacchetto di misure fiscali per favorire l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza statica del patrimonio edilizio esistente, attraverso incentivi ai programmi di sostituzione edilizia e l’ottimizzazione dei Bonus fiscali.
L’utilizzo degli incentivi alla riqualificazione edilizia ha dimostrato, negli anni della crisi, di essere l’unico presidio per la tenuta del settore, oltre che un efficace strumento di emersione del lavoro sommerso e, infine, una fonte di entrate per il bilancio dello Stato.
Un ripensamento su tali strumenti, anche se collegato ad una revisione del sistema fiscale, sarebbe ulteriormente depressivo, non solo per il settore delle costruzioni, ma per la qualità e la sicurezza della casa, principale patrimonio delle famiglie italiane.
In particolare l’ANCE ha proposto di:
- equiparare la fiscalità sull’acquisto degli immobili nuovi – ad alta efficienza energetica - con quelli usati, come fatto con successo negli anni 2016 e 2017;
- estendere alle zone a rischio sismico 2 e 3 le detrazioni Irpef per l’acquisto di case antisismiche, derivanti da interventi di demolizione e ricostruzione;
- rimodulare ecobonus e sismabonus in funzione della tipologia e dimensione degli immobili industriali;
- garantire un regime di tassazione agevolata all’impresa per le permute di interi stabili condominiali da demolire e ricostruire.