Startup - le ipotesi del Governo per attrarre capitali e imprese
“Un vettore pubblico in grado di smuovere capitale di rischio”. E’ l’idea su cui sta lavorando il Governo per fare dell’Italia una “Startup Nation come il Regno Unito”.
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“Vogliamo coinvolgere i privati, spingerli a puntare sulle startup innovative”, dichiara Luca Carabetta, vice presidente della commissione Attività Produttive della Camera. In un’intervista a StartupItalia! il deputato M5S illustra l’idea cui il Governo sta lavorando per fare dell’Italia una startup Nation sul modello UK.
“Un obiettivo concreto sarebbe arrivare a tre miliardi” per dare vita a un “vettore pubblico in grado di smuovere capitale di rischio, in cui lo Stato fa da co-investitore, così da attrarre capitali ed imprese estere”.
Risorse che non verranno dalle casse pubbliche, o almeno non interamente: “pensiamo di coinvolgere le casse di previdenza dei professionisti, i fondi pensione, le assicurazioni e gli istituti di credito”. Possibile anche il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
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E prosegue: “Oggi il mercato degli investitori istituzionali è eccessivamente frammentato: i soggetti più piccoli non effettuano investimenti rischiosi, preferendo puntare su quelli sicuri. Molti Enti hanno già manifestato l’intenzione di investire nel futuro del Paese”. Enasarco, l’Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio, per esempio, “si è già addirittura mossa concretamente in questo senso attraverso importanti variazioni del portafoglio. Ciò che serve ora è una piattaforma pubblica che faccia da garante e da collante”.
Tra le valutazioni del Governo, annuncia, anche “l’utilizzo di fondi europei” e un’azione sui Piani individuali di risparmio a lungo termine (PIR) - le agevolazioni fiscali dirette a incoraggiare gli investimenti a lungo termine nelle imprese e in particolare nelle PMI, attraverso investimenti qualificati e contenitori di strumenti finanziari di diverso tipo (azioni, obbligazioni, fondi comuni…) sottoscritti da persone fisiche - che “potrebbero dare un 3% in Venture Capital, circa 300 milioni di euro annui”.
Idea, quest'ultima, avanzata anche nella scorsa legislatura con una risoluzione approvata dalla commissione Finanze della Camera a novembre 2017, in cui si ipotizzava di sfruttare i PIR per stimolare gli investimenti in startup e PMI innovative.