Antisismica scuole - Corte Conti, risorse inadeguate e opere a rilento
Risorse inadeguate, interventi limitati e legati ad una logica emergenziale: sono solo alcune delle critiche mosse dalla Corte dei Conti al Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle zone a rischio sismico.
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Il “Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle zone a rischio sismico”, avviato con la legge 289/2002 e attuato in vari programmi stralcio, finisce nel mirino della Corte dei Conti.
“A distanza di oltre 15 anni dalla legge a fronte di 2.645 interventi complessivamente programmati, ne risultano avviati 1.945, mentre 637 non sono mai iniziati (24%). Gli interventi ultimati sono complessivamente pari a 1.617 su 2.651 previsti, pari al 61%”, si legge nella relazione della Corte. E non è l’unica critica mossa dai giudici.
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Risorse inadeguate e confusione normativa
Rispetto al fabbisogno prioritario indicato in 4 miliardi di euro (rispetto a un fabbisogno totale di 13 miliardi), “sono stati stanziati 193,88 milioni (pari al 4,84% del fabbisogno) per il Primo programma stralcio, 295,2 milioni per il Secondo (corrispondenti al 7,38%) e 111,8 milioni per il Terzo (il 2,8%), per un totale complessivo, tenendo conto del piano di rimodulazione, di 600,88 milioni, corrispondenti al 15% del fabbisogno originariamente stimato”.
Cifre che vanno prese con le pinze, dal momento che, si legge nella relazione, “il sovrapporsi di strumenti normativi non consente di ricostruire l’entità del finanziamento complessivo degli interventi nel settore”.
“La messa in sicurezza degli edifici scolastici è prevista da una pluralità di norme tra loro sovrapposte”, osserva la Corte dei Conti. “Le risorse avrebbero potuto essere meglio utilizzate ove avessero fatte parte di un unico piano coordinato nelle modalità e nei criteri, in modo da garantire uno stanziamento adeguato di risorse, la regolarità nella loro erogazione ed evitare che su uno stesso immobile fossero effettuati interventi, contemporaneamente o in tempi diversi, finanziati in base a leggi diverse e che i lavori non potessero essere estesi all'intero immobile perché legati a finalità proprie delle specifiche normative”.
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Il risultato: opere al rallentatore
Ma non è solo una questione di risorse. La Corte dei Conti sottolinea una serie di ulteriori criticità nell’attuazione del piano: la carente progettazione delle opere programmate, i ritardi nel rilascio di pareri da parte degli enti competenti, le difficoltà di reperire fondi per interventi collaterali sul medesimo edificio, la mancanza di coordinamento di interventi diversi sullo stesso immobile e l’impossibilità di conciliare l’ordinato svolgimento delle attività didattiche con le esigenze di cantiere.
“Complessivamente, non può ritenersi adeguato lo stato di attuazione, essendo tutti i piani, a distanza di 15 anni, ancora in corso di attuazione, peraltro parziale”.
Si salva solo l’Anagrafe dell’edilizia scolastica
La Corte esprime invece apprezzamento per l'istituzione dell'Anagrafe dell'edilizia scolastica. “Dall'analisi dei dati disponibili, riferiti all'anno scolastico 2017-2018, un numero pari a 17.160 edifici (pari al 43%) risultava essere in zona sismica 1 e 2 (cioè dove possono verificarsi terremoti, rispettivamente fortissimi e forti), oltre il 50% di questi edifici risale a prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica (1976) e solo il 21% delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Dall'anagrafe è peraltro possibile verificare che, complessivamente, il patrimonio edilizio scolastico risulta di bassa qualità, con carenze significative di vario tipo, dalla messa in sicurezza antisismica, all'acquisizione del certificato di idoneità statica, di agibilità e di prevenzione incendi come previsto dalla normativa”.