Corte Conti europea – UE non faccia promesse che non può mantenere
Il livello di errore nei pagamenti a carico del bilancio UE è in calo, ma secondo la Corte dei conti europea l'Unione dovrebbe evitare di generare aspettative che non possono essere soddisfatte e tenere sotto controllo l'accumulo di impegni da liquidare.
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Il bilancio complessivo dell’UE vale circa l'1% del reddito nazionale lordo dell’intera Unione. Per questo l’UE deve essere realistica riguardo a ciò che può realizzare con le risorse disponibili, soprattutto in vista del negoziato sul prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP). E' quanto sostenuto dalla Corte dei Conti europea nella sua relazione annuale sul bilancio dell’UE 2017.
“Se generiamo aspettative che non possono essere soddisfatte, perdiamo credibilità agli occhi dei cittadini dell’UE e, cosa ancora più grave, perdiamo la loro fiducia, ha spiegato il presidente della Corte, Klaus-Heiner Lehne. “La conclusione è ovvia: l’UE non dovrebbe fare promesse che non può mantenere”.
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Errori in calo
Nel 2017 la spesa dell’UE è ammontata in totale a 137,4 miliardi di euro, ovvero a circa 270 euro per ogni cittadino, circa lo 0,9% del reddito nazionale lordo dell’Unione. Nel 2017, la rubrica “Risorse naturali” ha rappresentato la percentuale più consistente dei fondi sottoposti ad audit (56%), mentre la percentuale della spesa per la sottorubrica “Coesione” si è fermata all'8%, a causa del basso livello di spesa accettata.
Complessivamente la relazione della Corte dei Conti europea esprime un giudizio “con rilievi” - quindi non positivo, ma neanche del tutto negativo - sulla regolarità delle operazioni a carico del bilancio dell'Unione.
Il livello di errore stimato per i pagamenti effettuati nel 2017 è stato del 2,4%, contro il 3,1% del 2016 e il 3,8% del 2015, e gli Stati membri avrebbero potuto ridurlo al 2% sfruttando meglio le informazioni disponibili per prevenire e correggere una parte significativa degli errori, ad esempio nei pagamenti relativi allo Sviluppo rurale, si legge nella relazione.
I problemi permangono soprattutto nel caso dei pagamenti corrisposti ai beneficiari in base alle dichiarazioni delle spese da questi precedentemente sostenute, ad esempio nell’ambito dello PSR e della Politica di Coesione.
Rischio accumulo arretrati
In generale, però, a preoccupare la Corte è il fatto che le difficoltà incontrate dagli Stati membri nell’utilizzare le risorse dei fondi strutturali e d’investimento europei e i ritardi nell'avvio della programmazione conducono a pagamenti troppo modesti rispetto agli impegni, che poi andranno liquidati negli anni successivi.
Nel 2017, l’UE ha impegnato 158,7 miliardi di euro, pari al 99,3% dell’importo disponibile per impegni, ma i pagamenti si sono fermati a 124,7 miliardi di euro, una cifra nettamente inferiore a quella prevista in bilancio, probabilmente a causa della presentazione di un numero modesto di richieste di pagamento da parte degli Stati membri.
La combinazione dell'utilizzo quasi integrale dell’importo disponibile per gli impegni e del basso livello di pagamenti ha portato gli impegni di bilancio ancora da liquidare al livello record di 267,3 miliardi di euro. Questo potrebbe comportare una notevole pressione verso la fine del QFP, con il rischio che gli stanziamenti disponibili non siano sufficienti per liquidare tutte le domande di pagamento.
In occasione del riesame intermedio del QFP la flessibilità del bilancio dell’Unione è stata migliorata, aumentando il margine globale per i pagamenti (MGP), consentendo di riportare a esercizi futuri gli stanziamenti di pagamento inutilizzati e potenziando gli strumenti speciali. Inoltre gli importi disponibili per la riserva per aiuti d’urgenza e per lo strumento di flessibilità sono stati aumentati di 0,7 miliardi di euro e, a partire dal 2017, è stato consentito di stornare allo strumento di flessibilità gli importi prescritti del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e del Fondo di solidarietà dell’Unione europea.
Tutte misure utili, riconosce la Corte, ma che potrebbero non bastare a fronteggiare possibili difficoltà future. E dal momento che non è stato ancora deciso se gli strumenti speciali vadano conteggiati ai fini dei massimali applicabili agli stanziamenti di pagamento vi è il rischio concreto di un accumulo di arretrati di pagamento.
Da qui l'appello ad affrontare questo tema come un priorità in sede di pianificazione del Quadro finanziario pluriennale post 2020. E' importante evitare problemi sin dall’inizio, perché le decisioni su come l’UE debba spendere le proprie risorse avranno ripercussioni per molti anni a venire, avverte la Corte.