Elezioni europee – CAE, cultura sia vero fondamento del progetto UE
La rete Culture Action Europe ha lanciato un appello rivolto a tutte le forze politiche per mettere la cultura al centro delle elezioni europee 2019 e per riconoscergli spazio e risorse adeguate nella programmazione dei fondi UE post 2020. Intervista alla vicepresidente di CAE Cristina Da Milano.
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“No Europe without culture”. E' questo il motto con cui il network Culture Action Europe ha lanciato la sua campagna in vista delle elezioni europee di maggio 2019. Punto di partenza è la convinzione che la cultura possa e debba essere l'elemento fondativo del progetto europeo, capace di risanare le ferite di una crisi che ha lasciato in eredità sfiducia ed euroscetticismo.
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L'idea di un'Europa fondata sui soli valori economici e commerciali sta mostrando tutti i suoi limiti, spiega Cristina Da Milano, vicepresidente della rete che raccoglie oltre 150 organizzazioni attive in Europa in tutti i settori dell’arte e della cultura e circa 50 soci individuali tra artisti, attivisti, accademici. Da qui l'appello a tutte le forze politiche a riconoscere esplicitamente la dimensione culturale come collante dell'Unione Europea già in occasione delle elezioni di maggio.
Un riconoscimento che deve trovare concretezza nella scelta dei candidati e nei loro programmi politici, ma anche in termini di risorse finanziarie, continua la vicepresidente di CAE. “Con la campagna chiediamo che l'1 per cento del bilancio UE 2021-2027 sia dedicato al settore culturale e creativo, trasversalmente ai diversi programmi di finanziamento, e di assegnare risorse sufficienti alla mobilità dei lavoratori culturali e delle opere culturali”.
Quanto a Creative Europe, il programma UE espressamente dedicato al settore culturale e creativo, la rete chiede di raddoppiare l’allocazione finanziaria per aumentare il raggio di azione dei finanziamenti europei. Abbiamo interloquito positivamente con il Parlamento europeo e presentato una serie di proposte per migliorare l'efficacia di Europa Creativa, a cominciare dal tema dell'accesso agli strumenti finanziari da parte delle realtà del settore, soprattutto per i soggetti di più piccole dimensioni, sottolinea la vicepresidente di CAE.
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La rete è molto attiva anche sul fronte nazionale. Il network europeo non prevede ramificazioni distinte per singoli Stati membri, spiega, ma il gruppo italiano – formato da una ventina di soggetti – può contare su anni di collaborazione e su una convergenza di visioni che gli permette di prendere posizione in maniera coesa.
E' quanto accaduto in occasione delle elezioni politiche del 2018, con il lancio di un manifesto che chiedeva, tra le altre cose, di incrementare la quota di bilancio pubblico dedicata alla cultura dallo 0,3% allo 0,6% triennio 2018-2020.
Tra i punti del manifesto, sottoscritto da numerosi candidati e organizzazioni, oltre che da singoli cittadini, rientrava anche l'impegno alla ratifica della convenzione di Faro. Un processo che credevamo ormai avviato alla conclusione, dopo un grande protagonismo italiano nella fase di approvazione, e che in questi giorni ha subito l'ennesima battuta d'arresto, osserva.
Si tratta di un documento rivoluzionario, che introduce un cambio di paradigma fondamentale nella concezione di patrimonio culturale: l'idea che il suo valore non sia fissato una volta per tutte, ma determinato socialmente da come i cittadini lo vivono e lo trasformano, in un processo in cui comunità aperte, inclusive e in continuo cambiamento sono responsabili della sua conservazione alle generazioni future e del suo uso sostenibile.
Troviamo inspiegabile questo ennesimo passo indietro, tra l'altro non ha accompagnato da un chiarimento sulle ragioni del rinvio, dice Da Milano. Sappiamo che ci sono stati e forse persistono problemi di traduzione, ma a sei anni dall'approvazione avrebbero dovuto essere affrontati.
Il timore è che la portata rivoluzionaria della convenzione non voglia essere riconosciuta per una scelta politica, aggiunge. Ci auguriamo che il ministro Bonisoli prenda una posizione chiara e siamo pronti a riattivarci con nuove iniziative politiche per chiedere la ratifica di questo documento, augurandoci che non diventi oggetto di strumentalizzazione politica.
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Photo credit: Immagine di geralt su Pixabay