Business travel: la spesa delle aziende italiane supera i 20 miliardi
Nel 2019, la spesa per i viaggi d’affari raggiunge i 20,6 miliardi di euro, in crescita del 1,9% sull’anno precedente. Una scalata record che supera quella dell’economia del Paese, segnando un incoraggiante risultato per il settore del business travel in Italia.
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È questo il quadro emerso dai dati presentati a Milano presso il campus Bovisa in occasione del primo convegno dell’Osservatorio Business Travel, nato dall’unione delle ricerche svolte sul tema dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano con quelle del CAST dell’Università di Bologna.
Parlando della crescita nel settore, si evidenzia una disparità tra il mercato nazionale (+2,2%), che vede aumentare i viaggi, i pernottamenti e il loro costo, e il mercato internazionale sale di appena l’1,8%, sintetizzando dinamiche di prezzi e viaggi contrastanti. Infatti, nel segmento intercontinentale la spesa delle aziende è sostenuta dalla crescita dei pernottamenti e dalla rivalutazione del dollaro, mentre a diminuire è il costo del trasporto (-2,0%).
Business Travel: trasporto, alloggio e ristorazione
La spesa nel settore dei viaggi d’affari è cresciuta di quasi il 5% dal 2010, la crisi economica ha inizialmente pesato sulla dinamica della spesa nazionale, ma dal 2015 il mercato è tornato a crescere grazie soprattutto ai prezzi dei servizi di trasporto e di alloggio.
Il trasporto è la voce più rilevante nel budget per le trasferte delle imprese italiane (57% della spesa). Il progresso è guidato soprattutto dai segmenti ferroviario, dove predomina l’effetto prezzo, e su gomma, infatti oltre ai viaggi aumenta il segmento delle auto utilizzate e la distanza media percorsa.
Le dinamiche sono più sostenute nella spesa per alloggio (+1,9%) – grazie a un incremento del costo medio per camera e dei pernottamenti, più marcato sul mercato europeo – e soprattutto nella spesa per ristorazione (+3,4%) che cresce sul mercato intercontinentale per l’effetto combinato della maggiore durata dei soggiorni e dell’apprezzamento del dollaro sull’euro.
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Digitalizzazione e viaggi d’affari
Riguardo lo stato di digitalizzazione dei processi legati ai viaggi d’affari nelle aziende italiane, i dati dicono che la quasi totalità delle aziende ha avviato un processo di transizione digitale del business travel management, partendo soprattutto dai servizi per il pagamento elettronico e dagli strumenti di prenotazione.
Scende al 58% la percentuale delle aziende che mette a disposizione strumenti digitali per la fase di rendicontazione delle spese, pur essendo una delle principali attività da semplificare e automatizzare secondo i viaggiatori stessi.
Nonostante questo processo di digitalizzazione dei processi, è del tutto necessario per le aziende il ricorso a figure esperte specializzate. In merito al valore del capitale umano, il 74% del campione (in leggera crescita rispetto al 71% del 2017) si è infatti rivolto a un’agenzia esterna per la prenotazione dei servizi di viaggio.
Parallelamente, cresce il ricorso a strumenti digitali come self booking tool o online booking tool messi a disposizione proprio da Agenzie e Travel Management Companies (TMC) e si riduce invece, la quota di chi si affida a queste procedure se scollegate da agenzie o TMC.Segnale di come la componente umana sia fondamentale non solo nell’organizzazione di viaggi di piacere, ma ancor più nel contesto business, in cui la mediazione di un esperto è fondamentale per soddisfare esigenze di viaggiatore e azienda.
Sebbene non siano poche le aziende che nella scelta degli strumenti e fornitori per il business travel management hanno riguardo soprattutto per la soddisfazione dei viaggiatori (38%), l’esigenza primaria delle aziende resta quella di risparmiare e ridurre i costi: il 65% del campione sceglie i propri fornitori sulla base delle tariffe offerte. Inizia a farsi strada anche l’esigenza di integrazione con i gestionali dell’azienda, ma sono ancora poche le aziende che hanno avviato un processo di integrazione totale o parziale dei sistemi per il business travel management con i gestionali interni.
Ostacoli presenti e prospettive future
La principale richiesta attuale, nonché trend per il futuro nel settore travel, riguarda la facilità per chi viaggia di gestire soluzioni integrate, meglio se tramite il proprio smartphone.
È emerso, infatti, che il 23% dei business traveller intervistati dall’Osservatorio ha espresso il desiderio di avere un’app che consenta di gestire tutto il viaggio fino al rientro dalla missione, ma attualmente solo il 30% delle aziende mette a disposizione dei dipendenti un servizio simile.
Per rispondere al crescente bisogno di flessibilità dei viaggiatori, alcune aziende hanno iniziato a integrare nelle travel policy la possibilità di utilizzare servizi di sharing economy. Altra tendenza è il bleisure: il 24% delle travel policy prevedono la possibilità di aggiungere giornate di svago al proprio viaggio di lavoro, ma sono molti di più i viaggiatori che hanno dichiarato di farlo (45%).
In conclusione, a proposito degli ostacoli al settore dipendenti dall’attualità come la Brexit e la diffusione del Coronavirus, Andrea Guizzardi, Direttore dell’Osservatorio Business Travel, ha spiegato: “Nel primo caso per la moderata entità del commercio del nostro Paese con il Regno Unito e nel secondo perché, facendo un paragone con la pandemia della Sars di inizio millennio, i viaggi d'affari da e verso la Cina sono stati nella maggior parte dei casi posticipati, mentre in quegli anni a incidere era soprattutto il ciclo economico negativo. In caso di un decorso simile, la chiusura degli stabilimenti e l'annullamento di eventi che coinvolgono anche partner occidentali dei quali abbiamo recente notizia, avrebbero quindi effetti limitati al breve periodo".
L’instabilità dell’attuale quadro politico-economico si riverbera anche sulle attese dei travel manager per il 2020: la metà del campione prevede, infatti, un 2020 stazionario rispetto al 2019, con un incremento della spesa tra l’1,5% ed il 2,7%.
Le attese rimangono più favorevoli per l’industria, che potrebbe sperimentare crescite superiori al 3% a seguito dell’attesa ripresa del commercio mondiale, mentre tra i più “pessimisti” troviamo le grandi aziende della manifattura (dove il 17% dei rispondenti rappresenta il 22% della spesa travel complessiva). Si tratta, infatti, delle aziende più proiettate sul mercato internazionale, quindi più esposte alla grande incertezza sull’evoluzione dell’import-export.