Fondi europei 2014-2020, Carfagna: 28,7 miliardi da spendere entro il 2023
Al target intermedio di fine anno – cui mancano invece 1,7 miliardi di fondi europei – dovrebbe contribuire la possibilità di applicare il cofinanziamento UE al 100% alle spese rendicontate entro giugno 2021.
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A fare il punto sullo stato di avanzamento dei fondi europei e sulle prospettive per i prossimi anni, tra coda della programmazione della Politica di Coesione 2014-2020, Piano REACT-EU da 13,5 miliardi, Recovery Plan e nuovo ciclo dei fondi europei 2021-27, la ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, in audizione in commissione Politiche dell'Unione europea, al Senato.
Intervenendo a proposito della capacità di spesa e del raggiungimento degli obiettivi connessi ai fondi strutturali e d'investimento europei, la ministra ha sottolineato che serve una prova di impegno politico, amministrativo e gestionale significativamente superiore al passato per non sprecare la più grande occasione di rilancio del paese dal secondo dopoguerra.
Lo stato di avanzamento dei fondi europei 2014-2020
A fronte di risorse complessive pari a oltre 50,5 miliardi di euro, ha spiegato Carfagna, al 28 febbraio 2021 gli impegni ammessi dei diversi POR e PON rappresentavano il 77,4% del totale (pari a 39,1 miliardi), mentre la percentuale dei pagamenti era del 47,2% (23,8 miliardi). Di questi ultimi, le risorse certificate a Bruxelles ammontano a 21,8 miliardi, corrispondenti al 43% del totale. Ci quindi ancora 28,7 miliardi da spendere e certificare entro la scadenza di fine 2023 fissata dalla regola n+3.
Se invece si guarda all'intero complesso dei fondi strutturali e di investimento europei (FESR, FSE, FEASR e FEAMP), l'ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato registra, su un totale di 73,41 miliardi di euro, tra fondi UE e cofinanziamento nazionale, un avanzamento del 71,65% in termini di impegni e del 49,99% in termini di pagamenti.
Per quanto riguarda i POR FESR e FSE, il rapporto segnala differenze significative a livello territoriale con:
- un avanzamento dell’81,24% in termini di impegni e del 51,60% in termini di pagamenti per le regioni più sviluppate (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Toscana, Umbria, Veneto, Valle d’Aosta), su risorse programmate per 13,19 miliardi di euro,
- un avanzamento del 73,95% in termini di impegni e del 43,92% in termini di pagamenti per i POR delle regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), su risorse per 17,60 miliardi di euro,
- un avanzamento del 67,72% in termini di impegni e del 39,24% in termini di pagamenti per i POR delle Regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna), che dispongono in totale di 1,92 miliardi di euro.
Quanto ai 12 PON, al 28 febbraio 2021, su un totale di 17,82 miliardi di euro, risulta un avanzamento del 79,08% in termini di impegni e del 47,92% in termini di pagamenti, con un andamento molto disomogeneo tra i vari Programmi, mentre per i Programmi operativi di Cooperazione Territoriale (CTE) con Autorità di Gestione italiana, su risorse programmate pari complessivamente a 0,99 miliardi di euro, il rapporto registra un avanzamento del 75,61% in termini di impegni e del 30,47% in termini di pagamenti.
Passando al capitolo FEASR, quindi i 21 Programmi di sviluppo rurale (PSR) regionali e i due PSR nazionali a gestione Mipaaf, dal momento che il trasferimento dei dati di attuazione al Sistema Nazionale di Monitoraggio non è stato ancora completato, le informazioni relative ai pagamenti sono state estratte dal sito “Rete Rurale Nazionale” e i valori di impegni e pagamenti sono stati equiparati. Su un totale di risorse programmate a valere sul FEASR pari complessivamente a 20,91 miliardi di euro, risulta un avanzamento del 58,31% sia in termini di impegni e sia in termini di pagamenti. Ammontano invece complessivamente a 0,98 miliardi di euro le risorse del Programma operativo del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (PO FEAMP), con un avanzamento del 54,56% in termini di impegni e del 38,22% in termini di pagamenti.
Fiducia sul target intermedio, anche grazie a riprogrammazione fondi UE
Ripercorrendo i dati sull'avanzamento della sola Politica di Coesione 2014-2020, la ministra si è detta fiduciosa rispetto al raggiungimento del target intermedio, fissato a 16,2 miliardi di risorse UE da certificare entro il 31 dicembre 2021, cui mancano 1,7 miliardi.
All'obiettivo può infatti contribuire l'ingente opera di riprogrammazione dei fondi strutturali operata dall'Italia in risposta alla pandemia nell'ambito della flessibilità concessa da Bruxelles, che ha portato a redistribuire circa 12 miliardi sui tre filoni dell'emergenza sanitaria, del sostegno alle attività economiche e degli interventi per istruzione, occupazione e inclusione sociale. Sfruttando il cofinanziamento UE al 100% previsto dalla Coronavirus Response Investment Initiative, l'Italia potrebbe infatti coprire interamente con fondi europei - anziché all'80% - le spese rendicontate entro il 30 giugno 2021. L'obiettivo, ha detto Carfagna, è certificare almeno 2 miliardi entro la fine di giugno.
Per approfondire: Come il Covid ha accelerato la spesa dei fondi europei
Cambio di passo sui Programmi complementari
Genera invece qualche preoccupazione l'effettiva rendicontazione delle future quote di risorse, che richiede un impegno decisivo da parte di tutte le amministrazioni coinvolte. In generale, ha sottolineato la ministra, tanto più l'investimento diventa una corsa alla rendicontazione tanto più si mettono in discussione la qualità della spesa e degli investimenti. In questa tendenza rientrano anche i Programmi complementari (POC), cui vengono destinate le risorse nazionali inizialmente volte a cofinanziare i Programmi europei e che finiscono parcheggiate con un'attuazione assolutamente deludente.
Una situazione di cui difficilmente possiamo ritenerci soddisfatti, come Paese, ha continuato Carfagna, preannunciando l'intenzione di “rafforzare il ruolo dell'Agenzia per la coesione, rendendola sempre di più uno strumento robusto, in grado di fornire assistenza concreta e costante e, quando necessario, di supplenza alle amministrazioni locali nell'attuazione delle Politiche di Coesione. Stiamo lavorando per restituire all'Agenzia per la coesione il ruolo che le fu proprio quando venne ideata, cioè di 'braccio operativo' del ministro e del Dipartimento per la coesione".
Parallelamente, occorre irrobustire le capacità delle pubbliche amministrazioni nelle fasi di progettazione e realizzazione degli interventi, soprattutto al Sud, in linea con il primo intervento avviato con la procedura di assunzione dei 2.800 nuovi tecnici prevista dall'ultima legge di Bilancio e attualmente in corso.
Bruxelles positiva su REACT-EU. Presto Accordo di partenariato 2021-27
Quanto al documento di programmazione di REACT-EU trasmesso a Bruxelles il 9 aprile, nei giorni scorsi la Commissione ha valutato positivamente l'impostazione del Piano da 13,5 miliardi, che quindi non dovrebbe incontrarare particolari rilievi da parte di Bruxelles.
L'Accordo di partenariato per la programmazione dei circa 83 miliardi di fondi europei 2021-27, invece, dovrebbe essere notificato alla Commissione una volta pubblicati i relativi regolamenti europei. Nel frattempo, il Ministero sta negoziando informalmente i contenuti dell'Accordo, per facilitarne l'iter di approvazione e “favorire una più rapida attuazione dei Programmi regionali e nazionali". Quelli si ridurranno da 13 a 10, ha anticipato la ministra, confermando che tra questi rientrerà il nuovo PON Salute.
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