Connected Car: un mercato rallentato dal Covid-19, ma che non si ferma
L'emergenza Covid-19 ha colpito duramente il settore automotive, rallentando anche lo sviluppo della Smart Car per il 2020, ma nei prossimi anni il mercato è destinato a ripartire.
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Nel 2019 il mercato delle soluzioni per l'auto intelligente e connessa raggiunge un valore di 1,2 miliardi di euro in Italia, con una crescita del 14% rispetto al 2018 in linea con l'incremento dei principali paesi occidentali (compreso fra il 10% e il 15%), per un totale di 16,7 milioni di veicoli connessi, pari a oltre il 40% delle vetture circolanti.
I dispositivi più diffusi sono i box GPS/GPRS per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative, il 63% del totale (10,5 milioni, +9%), ma la crescita è trainata dalle auto nativamente connesse tramite SIM (2,2 milioni, +47%) o tramite sistemi bluetooth (4 milioni, +33%).
Sono alcuni risultati della ricerca dell'Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano.
Il coronavirus rallenta il mercato delle Connected Car, ma non lo ferma
L'emergenza Covid-19 ha colpito duramente il settore automotive, rallentando anche lo sviluppo della Smart Car per il 2020, ma nei prossimi anni il mercato è destinato a ripartire sulla spinta delle nuove esigenze di distanziamento sociale, a cui l'auto privata più di ogni altro mezzo è in grado di rispondere.
Un'ulteriore accelerazione arriverà dagli obblighi di legge, con gli effetti dell'entrata in vigore della normativa legata all'eCall del 2018 (l'avviso automatico ai soccorsi in caso di incidente, obbligatorio per i nuovi veicoli) e l'entrata in vigore nel 2022 della normativa europea che impone l'adozione di sistemi ADAS, come la frenata automatica o il mantenimento in corsia. Avrà un impatto positivo sul mercato anche il crescente numero di aziende in grado di raccogliere grandi quantità di dati sugli utenti delle smart car e utilizzarli per migliorare i servizi o proporne di nuovi, se si pensa che la componente dei servizi già nel 2019 vale 330 milioni di euro, +20% sull'anno precedente.
Smart Mobility in Italia
Più di un comune su tre con popolazione oltre i 25mila abitanti ha avviato almeno un progetto di Smart Mobility (36%) nel triennio 2017-2019, e questi si aggiungono al 39% che lo aveva già attivato prima del 2017.
Solo un comune su quattro non è interessato al tema, appena il 9% fra quelli con più di 80mila abitanti.
La crescita delle iniziative è trainata dall'impegno delle PA locali, che nell'87% dei casi considerano questo ambito di grande importanza, e dalla maturità raggiunta dai progetti, con il 58% che ha superato la fase di sperimentazione ed è applicato a tutta l'area urbana.
Le applicazioni più diffuse sono legate alla mobilità elettrica (21%) e ai servizi di sharing (18%), seguiti dai progetti per la gestione dei parcheggi (16%) e del traffico (14%) e dalle soluzioni di guida autonoma (10%).
I progetti Smart Mobility non coinvolgono solo i comuni ma anche altre realtà, come le aziende municipalizzate (24% delle collaborazioni attivate), università e centri di ricerca (15%) e altri comuni (14%).
Guardando al futuro, emerge una preferenza dei comuni a collaborare con le startup innovative (15%), i fornitori di servizi di sharing (12%) e le aziende di consegna (12%). Ma la collaborazione fra pubblico e privato è ancora vista come una una delle principali barriere dal 33% dei comuni, in primo luogo per quelli più piccoli, mentre per le grandi città la sfida principale è passare da una sperimentazione riguardante alcuni quartieri a un progetto che coinvolga l'intera comunità.
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Dati e Intelligenza artificiale per la Smart Car
La valorizzazione dei dati che si possono raccogliere dalle auto connesse e dai dispositivi smart per la mobilità è sempre più importante per le aziende, per il miglioramento dei processi, come per lo sviluppo di versioni migliorative del prodotto o servizi, potendo ridurre i difetti più ricorrenti, ottimizzarne l'usabilità e l'esperienza complessiva.
Un'impresa, poi, può personalizzare la propria offerta sulla base dei dati raccolti e soddisfare esigenze specifiche dei clienti oppure creare campagne pubblicitarie mirate, costruite sulla profilazione degli utenti. Infine, è possibile vendere i dati raccolti a soggetti terzi interessati, generando una nuova fonte di ricavi.
La spinta alla valorizzazione dei dati porta sul mercato soluzioni che integrano piattaforme avanzate di analisi dei dati e algoritmi di Intelligenza Artificiale evoluti. “L'Intelligenza Artificiale giocherà sempre più un ruolo chiave nel mercato della Smart Car: oltre all'applicazione primaria della guida autonoma, si aprono nuove opportunità di utilizzo dei dati raccolti”, afferma Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart & Connected Car, “con numerosi ambiti di impiego: semplificare l'interazione fra utente e veicoli con gli assistenti vocali, agire come supporto gestionale, per governare, ad esempio, il traffico in una Smart City, attribuendo correttamente la priorità ai diversi veicoli e prevenendo ingorghi e incidenti, far interagire la vettura ed i suoi occupanti con gli altri sistemi che ruotano attorno al veicolo intelligente (dal rifornimento, all'intrattenimento a bordo). L'AI sarà chiamata, nei prossimi anni, ad utilizzare i dati raccolti per soddisfare o addirittura anticipare i bisogni dei fruitori dell'auto, e del servizio di mobilità”.
Le tecnologie per la Smart Car
Se si guarda alle caratteristiche dell'auto del futuro – connessa, elettrica, autonoma e condivisa – quella più dirompente sarà senz'altro la guida autonoma.
Dal punto di vista architetturale, un veicolo interamente autonomo può essere stratificato in tre anelli di controllo annidati: il livello più basso è quello degli "attuatori smart" (motori di trazione, attuatori di sterzo, attuatori frenanti, sospensioni controllate); il livello intermedio è quello del controllo della dinamica del veicolo (motion control); il livello più alto è quello della navigazione.
L'evoluzione delle tecnologie V2X avanzate per la guida autonoma permetterà ai veicoli di condividere in tempo reale grandi volumi di dati prodotti dai sistemi di bordo, aumentando la capacità di percezione dell'ambiente e di coordinamento delle manovre in scenari complessi di mobilità.
Il 5G, di cui aumentano le sperimentazioni a livello nazionale e internazionale, si propone come la tecnologia in grado di abilitare questa trasformazione e trova applicazione nelle soluzioni per la guida autonoma e assistita e nel trasferimento dei dati da camere e sensori a bordo veicolo.
Le startup del settore
Sono 181 le startup internazionali che offrono soluzioni di Smart Car & Mobility censite dall'Osservatorio, di cui 137 hanno ricevuto almeno un finanziamento da parte di investitori istituzionali, per un totale di 30 miliardi di dollari raccolti.
Dalla loro fondazione, queste startup hanno ricevuto in media 220 milioni di dollari, di cui 169 solo nel 2019 (+35% rispetto al finanziamento medio del 2018). Il 52% delle startup offre soluzioni di Smart Car, il 48% opera in ambito Smart Mobility, ma sono queste ultime ad attirare di più l'attenzione degli investitori con 17 miliardi di dollari raccolti complessivamente (285 milioni in media), contro i 13 miliardi ottenuti dalle startup Smart Car (164 milioni il finanziamento medio).
Le soluzioni su cui più si concentrano startup e investitori sono la guida autonoma e la mobilità condivisa, che insieme contano 64 startup (il 35% del totale) e hanno ricevuto investimenti per quasi 21 miliardi di dollari (70% del totale).
Il 42% delle startup esaminate ha sede in Nord America, il 39% in Europa e il 19% in Asia. I paesi europei con più startup sono Germania e Regno Unito, che insieme ospitano l'11% del campione ma attirano soltanto lo 0,8% dei finanziamenti complessivi (230 milioni di dollari, 17 milioni in media).
In Italia sono state individuate 27 startup, che offrono soluzioni per la gestione dei parcheggi e delle flotte, il monitoraggio dello stile di guida e la sicurezza, per un finanziamento medio pari a 1,9 milioni di dollari, molto inferiore sia rispetto alla media europea (14 milioni) sia a quella globale (220 milioni).