Recovery Fund, Bankitalia, CNEL e CDP: pensare anche a rientro conti pubblici
In vista della definizione del piano nazionale per la ripresa, che il Governo dovrà sottoporre a Bruxelles per ottenere i fondi del Recovery fund, il Parlamento organizza una serie di audizioni sulle priorità che dovrebbero orientare la spesa dei fondi europei. PA, infrastrutture, digitale, transizione energetica, le indicazioni condivise con CDP da Banca d'Italia e CNEL, che però raccomandano anche: attenzione ai conti pubblici.
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Interventi per potenziare la Pubblica Amministrazione; misure per implementare digitalizzazione e TLC; azioni per migliorare l'ecosistema sanità; focus trasversale sulla transizione green. Sono queste alcune delle priorità emerse nel corso delle audizioni preliminari sul Recovery Fund alla Camera.
Fra le istituzioni ascoltate in commissione Bilancio, i rappresentanti di Banca d'Italia, Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) e Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
Recovery fund: Bankitalia, serve riequilibrio dei conti
"È possibile individuare almeno tre macro aree nelle quali gli interventi appaiono altrettanto urgenti: pubblica amministrazione; innovazione; salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio naturale e storico-artistico", ha spiegato Fabrizio Balassone, Capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia, in audizione presso la commissione Bilancio della Camera.
Per Bankitalia, "il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza deve fondarsi anche sull’obiettivo imprescindibile di conseguire un sostanziale, progressivo e continuo riequilibrio dei conti pubblici. A questo può contribuire soprattutto il rilancio della crescita, che sarà possibile solo se le risorse saranno impiegate in maniera produttiva; in caso contrario i problemi del Paese sarebbero accresciuti, non alleviati, dal maggiore indebitamento".
Nel corso dell'audizione, Balassone ha sottolienato come "gli effetti di un’azione di rinnovamento dell’amministrazione pubblica, delle infrastrutture, tradizionali e innovative, della scuola possono essere particolarmente rilevanti al Sud. Nelle regioni meridionali deve innanzitutto migliorare l’ambiente in cui le imprese operano, in primo luogo con riferimento alla tutela della legalità. È più ampio il ritardo tecnologico da colmare, inferiore l’efficacia delle politiche pubbliche, più difficoltoso il completamento degli investimenti".
Secondo Balassone, inoltre, "l’impatto sull’economia dipenderà anche dal miglioramento del contesto in cui si svolge l’attività di impresa. Sarebbe rischioso assumere che la disponibilità di maggiori risorse possa automaticamente tradursi in una crescita economica sostenuta e duratura senza un impegno continuo per il miglioramento della qualità dell’azione pubblica".
Considerando l'incertezza sull'utilizzo dei fondi UE, Bankitalia ha ipotizzato due scenari ipotetici sugli effetti che scaturiranno dall’utilizzo di queste risorse. Entrambe le stime presuppongono che i fondi disponibili per l’Italia, che si assumono pari a 120 miliardi per i prestiti e a 87 per i trasferimenti, siano utilizzati pienamente e senza inefficienze, con una distribuzione della spesa uniforme nel quinquennio 2021-2025.
In un primo scenario si ipotizza "che tutte le risorse vengano utilizzate per attuare interventi aggiuntivi rispetto a quelli già programmati e che questi riguardino integralmente progetti di investimento, la forma di spesa pubblica che in base all’evidenza empirica fornisce lo stimolo più elevato alla crescita del prodotto in condizioni normali. Le maggiori spese ammonterebbero a oltre 41 miliardi all’anno e potrebbero tradursi in un aumento cumulato del livello del PIL di circa 3 punti percentuali entro il 2025, con un incremento degli occupati di circa 600.000 unità". La criticità, in questo caso, sta nella necessità di raddoppiare la spesa effettuata nel 2019 (40,5 miliardi; tra il 2000 e il 2019 la spesa media annua per investimenti è stata pari a 43,5 miliardi, risultando peraltro sistematicamente inferiore a quella programmata, anche per la difficoltà di preparare e gestire i progetti).
Nel secondo scenario, "si ipotizza che una parte rilevante delle risorse, pari al 30 per cento, venga utilizzata per misure già programmate e che la parte rimanente venga destinata solo per circa due terzi a finanziare direttamente nuovi progetti di investimento. Sotto queste ipotesi gli interventi aggiuntivi ammonterebbero a circa 29 miliardi all’anno, di cui solo 19 per investimenti. L’impatto cumulato sul livello del PIL raggiungerebbe quasi 2 punti percentuali nel 2025".
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Cnel, priorità a transizione digitale e verde
"Il nostro Paese deve destinare consistenti risorse ai quattro settori strategici per lo sviluppo: transizione digitale ed ecologica, sanità, scuola, fisco. Per finanziare queste linee di intervento si potrebbero riordinare le tax expenditures, a partire da quelle che impattano negativamente sull’ambiente", ha affermato invece il presidente del CNEL, Tiziano Treu, in audizione insieme al segretario generale, Paolo Peluffo.
Per Treu e Peluffo, "l’aumento del debito a tali livelli deve spingere il Governo non solo a presentare al più presto un piano credibile di rientro, quanto a considerare le politiche economiche da mettere in cantiere non più in un’ottica di tamponamento emergenziale, che ha richiesto l'attivazione rapida di un sistema di sussidi a pioggia e più in generale di spesa 'senza scrutinio'. Serve definire piani di investimento, ossia strategie di politica industriale che dispongano, alla base, di visioni di lungo periodo".
"L’extra deficit accumulato avrà un ruolo nelle valutazioni europee del programma italiano di utilizzo del Recovery fund. La sostenibilità del debito resta infatti un criterio di valutazione ineludibile. La scadenza della clausola di esonero dalle sanzioni previste per la violazione dei parametri potrebbe far emergere una situazione tale da imporre all’Italia piani di rientro molto impegnativi. Ciò induce a ritenere che nell’individuazione delle priorità il Governo dovrà privilegiare quelle in grado di prefigurare una costante ed intensa crescita del sistema economico in grado di garantire la fattibilità di piani di rientro dal deficit", hanno concluso i rappresentati del CNEL.
Quindi, sono due gli obiettivi generali indicati per quel che riguarda la fase propositiva del piano italiano: aumentare la competitività del Paese, orientata a uno sviluppo sostenibile e durevole; contribuire a costruire nell'Europa una nuova capacità di esser attore mondiale di fronte a due competitor come Stati Uniti e Cina, avere una autorità europea effettiva su aree strategiche a cominciare dall'Intelligenza artificiale per continuare con la transizione energetica. Nel metodo, il presidente del CNEL ha invitato a selezionare pochi progetti coerenti tra loro e con la strategia europea, accompagnati da indicazioni specifiche su tempi e costi dell'implementazione.
CDP, affrontare criticità per infrastrutture e imprese
CDP svolge tre ruoli per la messa a terra del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza.
In primis, fornisce un contributo alla definizione delle linee essenziali del Piano e all'ideazione dei progetti sulla base dei criteri definiti dalla Commissione europea. Ha poi il ruolo di sponsor di progetti, con la presentazione di proposte focalizzate sullo sviluppo delle principali infrastrutture del Paese e sul supporto del tessuto imprenditoriale in collaborazione con le società del Gruppo e le società partecipate. In terzo luogo, CDP ha il ruolo di finanziatore/investitore nei progetti selezionati, in partnership con altri investitori istituzionali, mettendo a servizio del Paese il proprio bilancio e la propria esperienza maturata nel campo del sostegno finanziario alle iniziative di interesse pubblico, sia con prodotti di debito che di equity.
Secondo Paolo Calcagnini, vice dg di Cassa Depositi e Prestiti, per stilare il piano nazionale per la ripresa bisogna anzitutto affrontare le criticità in materia di infrastrutture e transizione energetica, oltre che sul tema innovazione e crescita delle imprese.
"Quando parliamo di infrastrutture, parliamo di quelle energetiche, dei trasporti, di telecomunicazioni e sanitarie", ha detto Calcagnini, sottolineando come tra le priorità da affrontare ci sia il tema delle "fonti rinnovabili, l’efficienza energetica, le reti energetiche, le reti idriche, la mobilità sostenibile, l’alta velocità ferroviaria”.
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