Previsioni economiche d'autunno: PIL Italia in forte calo e lenta ripartenza
Le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea indicano un cammino in salita e ricco di ostacoli per l'Europa. Crollo del 9,9% per il Pil dell'Italia, meno dell'11,2% ipotizzato da Bruxelles a luglio. Peggiorano invece le stime di crescita: nel 2021 la ripresa si limiterà al 4,1%, contro il 6,1% stimato in estate.
> Previsioni di primavera: in UE una recessione profonda e disomogenea
La crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 non è alle spalle e questa seconda fase della pandemia accentua l'incertezza sulla velocità della ripresa. Questa analisi del commissario all'Economia Paolo Gentiloni, nel suo discorso al Parlamento europeo a fine ottobre, vale oggi come un punto di partenza per leggere le previsioni economiche d'autunno della Commissione.
Secondo le stime, se il quadro economico europeo appare desolante, in parte a causa dello shock causato dall'epidemia di coronavirus e in parte per la ripresa futura al di sotto delle aspettative, le previsioni per il Pil italiano fanno rientrare il Paese nella classifica di quelli più sofferenti dell'ecosistema Europa.
PIL italiano 2020: i dati delle previsioni economiche d'autunno
Il caso italiano rispecchia la situazione europea. La recessione quest'anno sarà del 9,9%, meno dell'11,2% previsto da Bruxelles nel luglio scorso. La ripresa l'anno prossimo sarà toccherà quota 4,1%, di molto inferiore rispetto al +6,1 % atteso in precedenza. Per il 2022 la crescita è vista al 2,8%.
Nella sua relazione, l'esecutivo comunitario rimane prudente, utilizzando come concetto chiave quello dell'incertezza. Non solo non è chiaro quanto durerà l'epidemia, e quindi le relative misure restrittive, ma non è prevedibile neppure il reale impatto dello shock economico che potrebbe provocare fallimenti societari e disoccupazione strutturale, tali da avere conseguenze durevoli.
I numeri dell'economia europea
La seconda ondata di Covid "ha interrotto il rimbalzo dell'economia europea e nel quarto trimestre la crescita tornerà in stallo per poi riprendere nel primo trimestre del 2021", ha spiegato il commissario Gentiloni. Se in estate la ripresa è stata più robusta del previsto con il risultato di una leggera attenuazione della recessione 2020, le nuove misure restrittive approvate dai governi di tutta Europa porteranno a un peggioramento dei dati per il prossimo anno.
Il PIL dell’Eurozona si contrarrà del 7,8% quest’anno prima di tornare a crescere del 4,2% nel 2021 e del 3% nel 2022, mentre la crescita dell’UE a 27 rallenterà del 7,4% quest’anno per riprendere il prossimo anno con un +4,1% nel 2021 e un +3% nel 2022.
Per il commissario Gentiloni "la crescita tornerà nel 2021 ma ci vorranno due anni prima che l’economia europea si riavvicini al livello pre-pandemia. In questo contesto di altissima incertezza, le politiche economiche e fiscali nazionali devono rimanere favorevoli, Next Generation EU deve essere finalizzato quest’anno e messo in campo nella prima metà del 2021".
L’impatto economico della pandemia è diverso tra i Paesi UE così come la capacità di ripresa, entrambi dipendono "dalla diffusione del virus, dal rigore delle misure di sanità pubblica prese per contenerlo, dalla composizione settoriale delle economie nazionali e dalla forza delle risposte nazionali".
Aumento disoccupazione proporzionale a calo attività
Le misure politiche adottate dagli Stati membri, insieme alle iniziative a livello dell'UE come lo strumento SURE, hanno contribuito ad alleviare l'impatto della pandemia sui mercati del lavoro.
La portata senza precedenti delle misure adottate ha fatto sì che l'aumento del tasso di disoccupazione rimanesse moderato rispetto al calo dell'attività economica. La disoccupazione dovrebbe continuare ad aumentare nel 2021, quando gli Stati membri inizieranno gradualmente ad abolire le misure di sostegno di emergenza - in coincidenza con l'ingresso di nuove persone nel mercato del lavoro - ma dovrebbe migliorare nel 2022 grazie al proseguimento della ripresa economica.
In base alle previsioni il tasso di disoccupazione nella zona euro aumenterà dal 7,5 % del 2019 all'8,3% nel 2020 e al 9,4% nel 2021, per poi calare all'8,9% nel 2022. Per l'UE si prevede invece che il tasso di disoccupazione aumenti dal 6,7 % del 2019 al 7,7% nel 2020 e all'8,6% nel 2021, per poi calare all'8% nel 2022.
I numeri per l’Italia sono peggiori. Nel 2019 il tasso di disoccupazione era del 10%, nel 2020 sarà del 9,9%, nel 2021 dell’11,6%, per scendere all’11,1% nel 2022.
In Italia è probabile che la copertura estesa degli schemi di integrazione salariale e lo stop ai licenziamenti fino all’anno prossimo preverranno l’ampia perdita di occupazione nel 2020. I lavoratori temporanei hanno sostenuto il peso maggiore dell’aggiustamento del mercato del lavoro finora, ma è improbabile che quelli permanenti restino illesi una volta che le misure di emergenza finiranno. La maggioranza dei posti persi sarà nei servizi.
Le previsioni per deficit e debito pubblico
L'aumento dei disavanzi pubblici dovrebbe essere molto significativo in tutta l'UE, con un aumento della spesa sociale e un calo del gettito fiscale, sia sulla scorta degli eccezionali interventi politici a sostegno dell'economia che per effetto degli stabilizzatori automatici.
Alla luce dell'impennata dei disavanzi, le previsioni indicano che il rapporto debito/PIL aggregato della zona euro passerà dal 101,7% nel 2020 per salire ancora al 102,3% nel 2021 e al 102,6% nel 2022.
L’Italia è tra i Paesi più sotto pressione: il deficit sul PIL arriverà al 10,8% quest’anno, per scendere al 7,8% nel 2021 e al 6% nel 2022; il debito pubblico in rapporto al PIL, che rimane il secondo peggiore dietro a quello greco, sarà sostanzialmente stabile, pari al 159,6% quest’anno, al 159,5% nel 2020 e al 159,1 nel 2022 (la Commissione non ha incluso i prestiti della Recovery and Resilience Facility).
> Cos'e' SURE, il piano UE da 100 miliardi contro la disoccupazione