Rapporto Svimez 2020: effetti Manovra soprattutto al Sud. Sfruttare Coesione e Recovery Fund
Secondo il rapporto Svimez 2020, il lockdown è costato 10 miliardi all'economia del Mezzogiorno. Un Sud già fragile sul fronte del tessuto imprenditoriale e dell'occupazione e con un forte divario nell'accesso ai servizi fondamentali, ma che può contribuire all'uscita dalla crisi Covid-19 coordinando legge di Bilancio, Recovery Plan e Politica di Coesione.
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La premessa del rapporto Svimez 2020 è che la crisi generata dal Coronavirus ha reso drammaticamente evidente la fragilità del Mezzogiorno, risparmiato in termini di contagi dalla prima ondata del Covid, ma colpito profondamente sul piano economico e poi, con la seconda ondata, anche sul piano della tenuta del sistema sanitario, già inadeguato in tempi ordinari e ora sotto una pressione insostenibile.
Questo momento di straordinaria incertezza potrebbe rivelarsi, però, secondo l'analisi presentata il 24 novembre alla presenza del premier Giuseppe Conte, anche “il mezzo di una potenziale importante svolta della politica nazionale”, cioè fare della riduzione dei divari territoriali il tratto d'unione della strategia di rilancio degli investimenti pubblici e privati che l'Italia si appresta a realizzare con le risorse del Recovery Fund, della Politica di coesione nazionale ed europea e della politica ordinaria del Governo, a cominciare dalla legge di Bilancio 2021.
> Tutte le misure della legge di Bilancio 2021
Dalla stagnazione alla recessione post Covid
L'epidemia di Coronavirus è arrivata in Italia al termine di una lunga fase di stagnazione, che ha ampliato le diseguaglianze tra i cittadini e tra le aree del Paese: se già il PIL italiano è cresciuto nel periodo 2015-18 la metà della media europea (+4,6% contro +9,3%), quello del Mezzogiorno è aumentato appena del 2,5%, a fronte del 5,2% del Centro-Nord.
All'interno di questo quadro di bassa crescita, che tra il 2016 e il 2018 ha determinato un calo relativo del Pil per abitante in tutte le regioni italiane, il lockdown ha fatto perdere quasi 48 miliardi di euro, il 3,1% del PIL italiano, di cui oltre 37 miliardi al Centro-Nord (3,2% del PIL) e quasi 10 miliardi nel Mezzogiorno (2,8% del PIL). Dati che generano inevitabilmente la domanda, senza risposta, sugli eventuali effetti diversi di lockdown regionali differenziati in base all’intensità del contagio, che durante la prima ondata della pandemia avrebbero potuto forse contenere il calo del PIL al Sud.
Nel Sud al crollo del PIL si aggiunge il calo più marcato dell'occupazione
Al netto delle speculazioni, le stime del rapporto Svimez prevedono per il 2020 un calo del 9,6% per l'Italia nel suo complesso, del 9,8% nel Centro-Nord e del 9% nel Mezzogiorno. Per il Sud si tratta di un dato al di sotto del suo picco minimo del 2014 e inferiore di 18 punti percentuali rispetto al 2007, ha spiegato il direttore di Svimez Luca Bianchi, accompagnato tra l'altro da un pesante impatto in termini di occupazione: -4,5% nei primi tre trimestri 2020, il triplo rispetto al Centro-Nord, con circa 280mila posti di lavoro persi.
Una tendenza che combinata con le fragilità strutturali del mercato del lavoro meridionale conduce a stimare una platea di soggetti esclusi sia dal lavoro che dalle tutele che può raggiungere le due milioni di unità e che solo in parte rientra nel Reddito di Cittadinanza. A pagare lo scotto della crisi sono soprattutto donne e giovani: l’occupazione femminile al Sud, che era già ai minimi europei, ha spiegato Bianchi, si è ridotta nei primi sei mesi del 2020 di quasi mezzo milione di unità. Cifre analoghe per l'occupazione giovanile, mentre cresce l'indicidenza dei NEET.
Il gap di servizi e infrastrutture al Sud è un divario di cittadinanza
Come nelle precedenti edizioni del rapporto, Svimez segnala il gap di servizi e infrastrutture che caratterizza il Mezzogiorno e che lo ha reso più fragile nel contesto della pandemia. Il divario in materia di trasporti, scuola, sanità è un “divario di diritti fondamentali di cittadinanza: in termini di sicurezza, di adeguati standard di istruzione, di idoneità di servizi sanitari e di cura”.
E se il divario nell'ambito dei servizi scolastici avrà presumibilmente conseguenze rilevanti nei prossimi anni sui tassi di abbandono, già elevati, è il gap della sanità ad avere proporzioni drammatiche per infrastrutture, offerta di posti letto, dotazioni, personale, efficienza. Da questo punto di vista, ha osservato il direttore di Svimez, il Mezzogiorno era zona rossa già prima dell’arrivo della pandemia.
Legge Bilancio 2021, avviare la ricostruzione senza ripetere gli errori del passato
Per il 2021 il rapporto Svimez prevede una ripartenza differenziata su base regionale, con le Regioni maggiormente colpite dalla prima ondata più rapide a recuperare le perdite subite - +5,8% in Emilia Romagna, +5,3% in Lombardia, +5,0% in Veneto, mentre al Sud la Basilicata (+2,4%), l'Abruzzo e la Puglia (+1,7%), seguite dalla Campania (+1,6%), risultano più reattive di Sicilia (+0,7%), Calabria (+0,6%), Sardegna (+0,5%) e Molise (+0,3%).
La manovra 2021 dovrebbe generare benefici soprattutto per le regioni meridionali, attraverso misure come la decontribuzione Sud del 30%, il credito d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno e l'aumento delle risorse della Politica di coesione nazionale. Gli effetti della legge di Bilancio 2021 dovrebbero vedersi soprattutto dal 2022 (+ 1,1% al Sud, +0,3% nel Centro-Nord), mentre il prossimo anno la manovra dovrebbe determinare un incremento del PIL dello 0,4% al Sud e dello 0,2% nel Centro-Nord.
L'economia meridionale, però, è meno elastica nella ripresa rispetto a quella del Centro-Nord. In assenza di interventi strutturali sul fronte degli investimenti, a cominciare dai problemi della dipendenza dalla domanda interna e della scarsa propensione all’export, c'è il rischio di ripetere gli errori del 2009 e di non agganciare le dinamiche di uscita dalla crisi.
Coordinare politiche ordinarie, fondi Coesione e Next Generation EU
Proprio l'esigenza di coniugare il lavoro sulle riforme strutturali con il sostegno agli investimenti e all'occupazione porta alla proposta di far ruotare attorno al perno del riequilibrio territoriale tanto il Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dal Recovery Fund del pacchetto europeo Next Generation EU, quanto la Politica di coesione, a valere sui fondi europei e nazionali, e la politica ordinaria.
Due le priorità segnalate dal rapporto: garantire l’accesso ai diritti di cittadinanza – salute, istruzione, mobilità - su tutto il territorio nazionale e portare avanti una politica industriale unitaria per tutto il Paese, nel quadro del Green deal e di una strategia Euro-mediterranea.
> Consulta il rapporto Svimez 2020
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