Corte dei Conti: Contratti di Sviluppo da velocizzare

Contratti di sviluppo - Photo credit: Foto di ELEVATECarenze nella fase di programmazione, rallentamenti nei tempi di istruttoria e nell'erogazione dei pagamenti alle imprese, indicatori di misurazione delle performance non sufficientemente attenti all'impatto delle agevolazioni. Sono i principali rilievi mossi dal Collegio del controllo concomitante della Corte dei Conti che ha analizzato l'attuazione dei Contratti di Sviluppo (CdS).

Contratti di sviluppo: risorse PN RIC 21-27 per investimenti coerenti con il regolamento STEP

L'indagine della Corte dei Conti si è concentrata sui Contratti di Sviluppo (ad esclusione di quelli per il settore turistico), in particolare sui CdS finanziati con risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2021-2027 con le delibere CIPESS n. 34/2022 e n. 7/2022. Se i primi risultano a uno stadio ancora iniziale, i secondi hanno raggiunto gli obiettivi di assegnazione delle risorse, pari a 2 miliardi di euro. In questo caso, però, la Corte rileva un “notevole divario tra risorse impegnate ed erogate ai beneficiari”, che rischia di impedire una corretta programmazione e attuazione dello strumento del Contratto di Sviluppo.

Cosa sono i Contratti di Sviluppo

I Contratti di Sviluppo sono un'agevolazione di tipo negoziale con procedura a sportello, gestita da Invitalia per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che sostiene - attraverso un mix di finanziamenti e contributi - grandi programmi di investimento industriale, per la tutela ambientale e nel settore turistico. L'indagine del Collegio del controllo concomitante della Corte dei conti, riassunta nella Delibera n. 57/2024/CCC, tuttavia, si è concentrata sulle istruttorie eseguite sui Contratti di Sviluppo ad esclusione del turismo.

La disciplina generale dei CdS, di cui al DM 9 dicembre 2024, prevede che, a partire dalla data di apertura dello sportello, le imprese presentino le domande di agevolazione mediante la piattaforma dedicata di Invitalia che, una volta verificati i requisiti, le condizioni di ammissibilità e la disponibilità delle risorse finanziarie stanziate, trasmette gli elementi progettuali e verifica l'interesse al cofinanziamento da parte di Regioni e Province autonome, oltre alla compatibilità dell’iniziativa con il piano di sviluppo locale.

In caso di parere favorevole delle Regioni interessate, o in assenza di riscontro entro il termine di 30 giorni dalla richiesta, Invitalia passa alla fase negoziale con il soggetto proponente e ha 120 giorni di tempo dalla ricezione della domanda (fatti salvi maggiori tempi derivanti da eventuali richieste di integrazioni documentali) per concludere l’istruttoria di merito, valutando il progetto presentato in virtù dei profili tecnico-finanziari. In caso di esito positivo, Invitalia approva il programma di sviluppo e la proposta di ammissione alle agevolazioni e avvia la fase di attuazione che prevede la stipula della determinazione in cui sono individuati il piano di investimenti, le spese ammissibili, le agevolazioni concesse e la loro modalità di erogazione, gli impegni a carico dell’impresa beneficiaria, i tempi e le modalità di realizzazione del programma, le condizioni di revoca dei contributi. In caso di finanziamento agevolato, si stipula anche il contratto di finanziamento.

Le agevolazioni sono erogate sulla base degli stati di avanzamento lavori (SAL) rendicontati dalle imprese beneficiarie, che possono richiedere in anticipazione la prima tranche del contributo in conto impianti, del contributo alla spesa e del finanziamento agevolato, fino al 40% dell’incentivo concesso. Il termine di conclusione del programma di investimento è fissato entro 36 mesi dalla determinazione di concessione delle agevolazioni, ma può essere ridotto per allinearlo alle scadenze dei fondi europei o prorogato fino a 18 mesi su richiesta dell’impresa beneficiaria, compatibilmente con eventuali vincoli temporali relativi all’impiego delle risorse finanziarie destinate.

Le carenze nei Contratti di Sviluppo secondo la Corte dei Conti

Chiarito il meccanismo di funzionamento, l'analisi della Corte dei Conti descrive le criticità riscontrate nell'attuazione dei CdS. Emblematico è il caso dei Contratti di sviluppo di cui alla delibera CIPESS n. 7 del 14 aprile 2022, che ha assegnato al MIMIT 2 miliardi per i CdS nell’ambito del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2021-2027, prevedendo che all’attribuzione delle risorse corrispondesse l’assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti per un miliardo di euro entro 12 mesi dal giorno successivo alla pubblicazione della stessa delibera CIPESS e che la restante quota di un miliardo venisse impiegata dopo ulteriori sei mesi. Entrambi questi obiettivi sono stati pienamente conseguiti, con oltre 2 miliardi assegnati al 21 dicembre 2023, ma le erogazioni risultano ancora molto limitate.

Questo disallineamento temporale è legato al fatto che l’assegnazione delle risorse è funzionale a consentire l’avvio delle attività istruttorie da parte di Invitalia (che non può procedere in assenza di copertura finanziaria), ma poi si salda a rallentamenti nell’avanzamento procedurale della misura: la Corte rileva un tempo medio di 134 giorni, a fronte dei 120 giorni previsti per l'istruttoria dall’art. 9 del DM 9 dicembre, ma anche ritardi superiori di circa 4,6 volte il termine stabilito per la sottoscrizione della determinazione e dell’eventuale contratto di finanziamento.

Da qui l'invito all'adozione di un cronoprogramma che migliori il coordinamento tra la programmazione finanziaria delle risorse e l’attività amministrativa legata alla fase istruttoria e alla successiva assegnazione delle agevolazioni. “La mancanza di un set completo di strumenti di programmazione - avverte la Corte - può incidere, anche in via indiretta, sul corretto e continuo monitoraggio dell’andamento della misura, precludendo la precoce individuazione di scostamenti e la messa in campo di azioni correttive in vista della piena attuazione dello strumento”.

Inoltre, pur valutando positivamente le iniziative già adottate dal MIMIT nel corso del 2024 per rafforzare la sorveglianza sulla gestione operativa dei CdS da parte di Invitalia, la Corte sottolinea che, data la strategicità dello strumento, un'analisi quantitativa della misura che si limiti al numero di beneficiari e al volume di investimenti attivati non è sufficiente per “comprendere la reale portata dell’intervento” e la sua capacità di “rispondere alle esigenze sottostanti alla sua introduzione”.

Al numero di beneficiari finanziati potrebbero quindi affiancarsi indicatori come la redditività, la performance e la situazione economico finanziaria delle imprese prima e dopo l’erogazione dell’agevolazione, mentre l'analisi sul volume complessivo degli investimenti attivati potrebbe essere affinata con “elementi di misurazione in ordine, a titolo esemplificativo, alla localizzazione degli interventi (Nord, Centro-Sud e Isole) e alla dimensione del soggetto beneficiario”. Si tratta di aspetti di cui tuttavia, secondo la Corte, il MIMIT pare essere consapevole, come testimonia la crescente attenzione verso le ricadute occupazionali, ambientali e di spinta all'innovazione degli investimenti finanziati dai CdS.

Consulta la Delibera 57_2024 del Collegio del controllo concomitante della Corte dei Conti sui Contratti di Sviluppo

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