Horizon 2020: economia circolare e manifattura additiva. Intervista ai protagonisti del progetto Repair3D
Repair3D (Recycling and Repurposing of Plastic Waste for Advanced 3D Printing Applications) è il nome del progetto finanziato dal programma Horizon 2020 che sostiene il processo di trasformazione e riutilizzo della fibra di carbonio per realizzare prodotti ad alto valore aggiunto. In questa intervista la società italiana che coordina il progetto, Warrant Hub (Tinexta Group), ci ha spiegato in cosa consiste.
Il polimero rinforzato con fibre di carbonio (CFRP), leggero e resistente, è sempre più usato nelle strutture di aerei e navi, così come nelle pale delle turbine eoliche e nelle biciclette ad alta tecnologia. Il suo crescente utilizzo ha anche evidenziato la necessità di sviluppare metodi di smaltimento di queste componenti al termine del loro ciclo di vita, in modo efficiente e senza danneggiare l’ambiente.
E' in questo contesto che entra in gioco il progetto Repair3D, che sviluppa percorsi di riconversione, attuando soluzioni nanotecnologiche avanzate, produzione additiva e risorse riciclate per la fabbricazione di prodotti stampati in 3D ad alto valore aggiunto. Per approfondire le caratteristiche del progetto vincitore dei fondi europei del programma Horizon 2020 abbiamo rivolto alcune domande alla dottoressa Isella Vicini, European Funding Development Business Unit Director | Warrant Hub (Tinexta Group).
Qual è l’obiettivo del progetto che avete presentato?
Il progetto Repair3D si pone un obiettivo di ricerca estremamente ambizioso in quanto punta a riciclare materiali plastici come le fibre di carbonio che oggi, dopo il loro utilizzo, sono conferiti in discarica o inceneriti. Il progetto implementa un percorso di eco-sostenibilità estremamente innovativo, in quanto vuole utilizzare i materiali riciclati per realizzare prodotti ad alto valore aggiunto, realizzati con la tecnica della stampa in 3D.
Il progetto si caratterizza inoltre per l’utilizzo di nano-tecnologie, che migliorano le performance dei materiali e l’integrazione della sensoristica all’interno del materiale stesso. Ci tengo a sottolineare che la ricerca non è rimasta chiusa in un laboratorio universitario, ma ha visto anche applicazioni su scala reale come, ad esempio, uno scarpone da sci realizzato da Calzaturificio Dalbello S.r.l., un cliente che Warrant Hub ha fortemente voluto nella proposta.
Quanti e quali sono i partner coinvolti nel progetto Repair3D?
Warrant Hub ha avuto il privilegio di coordinare il progetto, gestendo il consorzio composto da 18 organizzazioni che provengono da 6 differenti nazioni europee. Il partenariato include Università e Centri di Ricerca di assoluta eccellenza, come la National Technical University of Athens dalla Grecia, la Ghent University dal Belgio e l'lnstitut de Recherche Technologique Jules Verne dalla Francia.
Anche la compagine industriale è particolarmente competitiva grazie all’inserimento di importanti clienti di Warrant Hub, oltre al precedentemente citato Calzaturificio Dalbello S.r.l. abbiamo coinvolto due multinazionali: l’italiana Avvale S.p.A., che opera in ambito digitale, e la Spagnola Maier, afferente al settore automotive. Il consorzio vede anche un apporto significativo di Piccole e Medie Imprese che hanno messo sul campo la loro consulenza specialistica.
A quanto ammonta la sovvenzione UE che avete ottenuto con il bando?
Il progetto è stato finanziato con i fondi del programma di ricerca ed innovazione Horizon 2020 della Commissione Europea. E’ iniziato il 1 gennaio 2019 e si è concluso il 30 maggio 2023 potendo contare su un finanziamento in conto capitale pari al 100% dei costi per un contributo totale di quasi 6 milioni di euro.
Per ulteriori dettagli consulta la scheda progetto di Repair3D
Per la realizzazione del vostro progetto avete fatto domanda anche per altri fondi (europei, nazionali, locali, ecc)? Se sì, quali?
Dopo 4 anni e mezzo di progetto, Repair3D ha dimostrato che i rifiuti polimerici post-industriali possono essere riutilizzati in nuove applicazioni e trovare una seconda vita, trasformandosi in filamenti per la stampa 3D e aprendo così nuove strade per il loro sfruttamento sul mercato, dimostrando l’effettiva possibilità di riciclare materiali polimerici complessi e riutilizzarli in applicazioni ad alto valore aggiunto.
Questo è stato possibile grazie alla progettazione, allo sviluppo e alla produzione di cinque dimostratori che rappresentano diversi campi tecnologici (industria sportiva, automobilistica, dispositivi ortopedici ed elettronica). Le ricerche eseguite sono alla base per l’ottenimento di ulteriori fondi per progetti di riciclo ottenuti in ambito LIFE Programme, il principale strumento finanziario dell’Unione Europea dedicato all'ambiente e all’azione per il clima.
Quali sono le best practices per preparare al meglio un progetto di successo che possa accedere ai finanziamenti europei?
L’alchimia alla base di un progetto di successo è legata a molteplici fattori, sicuramente l’elemento chiave è l’innovatività della soluzione proposta, che deve andare di pari passo con un consorzio di eccellenza che sappia coniugare tra di loro competenze diversificate. Noi di Warrant Hub riteniamo che alla base di tutto vi sia poi il metodo con cui la proposta viene costruita, unitamente ad un lungo lavoro preparatorio che inizia molti mesi prima della data di scadenza del bando.
Un punto chiave a cui prestiamo sempre grande attenzione è l’impatto che un progetto di ricerca deve avere non soltanto a livello scientifico ma anche di mercato, ambientale e sociale. Crediamo che sia proprio questo ultimo aspetto a fare la differenza tra una buona proposta ed una che viene finanziata.
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