Fisco – Governo studia semplificazioni per startup, PMI e partite Iva
Aliquota del 5% per le startup e nuovo regime fiscale per le partite Iva
Allo studio dei tecnici di Palazzo Chigi un piano in tre mosse per semplificare i regimi fiscali per startup, piccole e medie imprese e partite Iva.
Tassazione del 5% per i primi tre anni di attività, regime di cassa per calcolare reddito e valore della produzione delle ditte individuali e delle società di persone, definizione dell’esenzione dall’IRAP per imprese e professionisti privi di autonoma organizzazione. Sono le tre mosse al vaglio dei tecnici di Palazzo Chigi, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore.
In base alle disponibilità finanziarie, inoltre, potrebbe arrivare anche l’imposta sul reddito dell’imprenditore (Iri).
Un piano che il Governo ha già avviato lo scorso anno, con l'introduzione, nella Legge di Stabilità 2015, del regime forfetario per le imprese individuali e i lavoratori autonomi con una tassazione sostitutiva del 15% da applicare a soglie di ricavi annuali diversificati per categoria di attività, e un regime contributivo opzionale per le imprese che prevede la sospensione del versamento dei contributi sul minimale di reddito.
Piano cui andrebbe ad aggiungersi il regime dei minimi. L’imposta sostitutiva verrebbe ridotta a un terzo per i primi tre anni di attività, mantenendo così l’attuale 5% che sostituisce IRPEF e addizionali, IRAP e Iva.
Da chiarire è se anche alle startup saranno applicati livelli di ricavi e coefficienti di redditività diversificati in base alle attività per accesso e permanenza nel regime, più penalizzanti per i professionisti, o se, come avviene attualmente per i minimi, la soglia di ricavi sarà uguale per tutti a 30mila euro.
Sul tavolo ci sarebbe poi l’ipotesi di prevedere il beneficio di un prelievo ultra-agevolato per i primi cinque anni.
Al vaglio anche l’esclusione dall’IRAP per professionisti e imprese prive di autonoma organizzazione: si tratterebbe di prevedere l’esclusione dal presupposto dell’autonoma organizzazione, per presunzione assoluta, alle persone fisiche che svolgono attività di impresa o professionale che, pur non avendo esercitato l’opzione per rientrare nel regime dei minimi o in quello dei forfettari, rientrano nei parametri fissati per accedere ai due regimi agevolati (per maggiori dettagli si veda altro servizio in pagina).
Infine, la terza mossa, che consisterebbe nell’introduzione della determinazione del reddito e del valore della produzione netta secondo il criterio di cassa per le imprese individuali e le società di persone in contabilità semplificata. L’ipotesi allo studio consisterebbe nel consentire alle società di persone e alle ditte individuali in contabilità semplificata di derogare al criterio della competenza sia per i ricavi sia per le spese. La fattibilità della proposta dipenderà da quante risorse avrà a disposizione il governo nella prossima Legge di Stabilità.
Disponibilità finanziarie permettendo, annuncia il quotidiano di Confindustria, potrebbe anche arrivare l’imposta sul reddito dell’imprenditore: un’imposizione proporzionale e separata del reddito d’impresa con un’aliquota allineata a quella dell’IRES (27,5%) con la possibilità di dedurre dall’imponibile le somme prelevate dall’imprenditore e dai soci. Il reddito d’impresa per società di persone e ditte individuali, dunque, non entrerebbe più direttamente nell’IRPEF ma sarebbe tassato al 27,5% sulla falsariga dell’IRES.
Ad essere tassate con l’IRPEF, secondo la progressività delle aliquote, le somme che l’imprenditore o i soci preleveranno dall’impresa per remunerare la loro attività. L’IRI prevedrebbe la tassazione di tutte le imprese con la stessa aliquota, a prescindere dalla loro forma giuridica.