Passera: riforma incentivi in poche settimane
Lo ha dichiarato ieri il ministro dello sviluppo economico in una intervista al Sole24ore: “la numerosità di leggi e leggine più o meno legate a innovazione e ricerca è troppo vasta e si disperde in mille rivoli. Le procedure sono spesso lunghe, farraginose, discrezionali. Vogliamo sostituire quasi tutte queste leggi con una - o poche - che prevedono meccanismi automatici di credito di imposta per la ricerca e l’innovazione”. Di riforma del sistema di incentivi se ne discute ormai da anni; pure il predecessore Romani stava per varare un riordino in materia senza però riuscirvi. La sintetica analisi del ministro Passera è nella sostanza corretta, ma merita alcune dovute precisazioni.
In Italia le leggi nazionali (tralasciamo quelle regionali) per agevolare la ricerca e l'innovazione – al momento “attive” e dotate di risorse – sono:
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la l. 46/82 – FIT - Fondo Innovazione Tecnologica, gestito dal Mise e da istituti bancari convenzionati.
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il d.lgs. 297/1999 – Dm 593/2000 – FAR - Fondo Agevolazioni per la Ricerca industriale, che come si legge sul sito del Murst, provvede alla “razionalizzazione di tutto il sistema di agevolazione alla ricerca industriale gestito dal MURST e, sinora, regolato da una miriade di norme e regolamenti susseguitesi in un arco temporale di oltre 30 anni. Ci si riferisce, in particolare, alla legge n. 46/82 (artt.1-13), alla legge n. 488/92 (versante ricerca), alla legge n. 346/88, alla legge n. 196/97 (art. 14), alla legge n. 449/97 (art. 5).”
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la l. 296/2006 (finanziaria 2007) - Dm 06-08-2010 – Investimenti produttivi innovativi, meglio conosciuta come la “nuova 488”, gestita da Invitalia.
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la l. 296/2006 (finanziaria 2007), art. 1, c. 280-283 - Credito d'imposta per Ricerca e Sviluppo, molto noto per il discusso e controverso click-day, su cui l'Agenzia delle Entrate si trova a gestire un enorme contenzioso.
Le leggi “attive” non sono quindi molte, ma è verissimo che le procedure sono spesso lunghe. Lo scorso novembre FASI.biz ha stimato che c'erano oltre 5 miliardi di euro che le imprese non riuscivano ad ottenere dai vari soggetti gestori degli incentivi (Da Industria 2015 al FIT, i 5,3 miliardi di euro che non si riescono a spendere).
Le leggi in questione possono essere certamente essere migliorate, riviste, accorpate, ma non sono in definitiva delle cattive norme. Il problema è nell'apparato burocratico che le gestisce, che scrive i bandi di attuazione e – anche per come sono scritti detti bandi - che non riesce a condurre con la dovuta efficienza e celerità le procedure di valutazione ed erogazione, mentre la certezza temporale sulle fonti di finanziamento è fondamentale per i progetti di innovazione.
Per quanto concerne i “mille rivoli”, il ministro certamente ricorda che la programmazione finanziaria delle politiche di sviluppo è concordata con l'Unione Europea – che attraverso i fondi strutturali ci eroga molte risorse - e con le regioni, secondo una politica nazionale e regionale declinata appunto su diverse linee di intervento finanziario. Ogni regione ha un Programma Operativo Regionale e ha almeno una legge per l'innovazione e la ricerca. Questa regionalizzazione è forse il sistema che ha maggiormente bisogno di revisione e riordino. La ricerca e l'innovazione sono elementi cardine per la crescita economica di un paese, e lasciarli alle discrezionalità regionali non è scelta saggia. Gli interventi finanziari delle politiche regionali vanno concentrati sulle linee di intervento che richiedono una approfondita conoscenza del territorio di riferimento, in materia di infrastrutture, di formazione delle forze lavoro, ecc.
Il problema ora, però, è capire come agire, in fretta, per dare impulso alla crescita, perchè i fondi per gli incentivi all'innovazione ci sono, ma vanno erogati. E' sicuramente più facile – e più veloce - “accorpare” i bandi piuttosto che le leggi, e migliorare le procedure, semplificandole, anche quelle già in fase di attuazione. Un decreto ministeriale può modificare una circolare dello stesso ministero molto più in fretta di una nuova legge.
Molto più complesso - invece – è incrementare le capacità gestionali degli apparati burocratici, dei soggetti gestori degli incentivi. Qui sta la vera sfida del Murst, del Mise e dei ministri che li dirigono, perchè è vero che un nuovo meccanismo automatico di credito d'imposta elimina il problema, ma l'entità dei fondi già concessi e ancora da erogare è notevole e non tutti quelli ancora da concedere potranno essere distribuiti con il credito d'imposta, sopratutto per la minore efficacia di questo strumento nei confronti di università, enti di ricerca e pmi che - specie in questo periodo di crisi - non hanno carichi fiscali elevati e che avrebbero invece bisogno di liquidità finanziaria.