Commercio - protezionismo, report Ue su tendenze globali
Dal rapporto di Bruxelles risulta che tra luglio 2014 e dicembre 2015 sono state adottate oltre 200 misure protezionistiche a livello globale.
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La Commissione europea ha recentemente presentato un'analisi delle misure protezionistiche a livello globale, da cui emerge che la tendenza a limitare il commercio rimane ancora forte nel mondo. Nel periodo di 18 mesi preso in esame dal rapporto, dal 1° luglio 2014 al 31 dicembre 2015, sono state adottate 201 nuove misure protezionistiche nei 31 Paesi partner dell'Ue monitorati.
I divieti che colpiscono il commercio alle frontiere restano le restrizioni commerciali più comuni, seguite dalle misure interne, che colpiscono in particolare gli scambi di servizi, gli investimenti e l'accesso agli appalti pubblici.
Ad essere maggiormente colpiti dalle misure risultano le materie prime, i beni energetici e i prodotti ICT.
Le economie emergenti sono responsabili di circa la metà di tutte le nuove misure commerciali restrittive introdotte dal 1° luglio 2014 al 31 dicembre 2015. Tuttavia anche i Paesi sviluppati, tra cui alcuni membri del G20, continuano ad adottare provvedimenti analoghi, nonostante le ripetute promesse contro il protezionismo.
Di seguito alcuni dei dati più interessanti nel dettaglio.
Numeri e Paesi
L'analisi di Bruxelles si concentra su un periodo di 18 mesi, dal 1° luglio 2014 al 31 dicembre 2015, e su 31 Paesi parner dell'Ue: Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Australia, Bielorussia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Ecuador, Egitto, Filippine, India, Indonesia, Giappone, Kazakistan, Malesia, Messico, Nigeria, Pakistan, Paraguay, Russia, Sudafrica, Svizzera, Taiwan, Thailandia, Tunisia, Turchia, Ucraina, USA e Vietnam.
Durante il periodo di riferimento, sono state introdotte complessivamente 201 nuove misure rilevanti, mentre solo 16 misure imposte in precedenza sono state ritirate. Il ricalcolo effettuato sulla base di un periodo di 13 mesi per il confronto con i precedenti report della Commissione Ue sul protezionismo porta a un totale di circa 145 misure rilevanti di recente adozione, in calo del 15% rispetto alle 170 misure identificate nel precedente rapporto. Il totale delle misure rilevanti identificate dal 2008 sale così a 1059, contro appena 180 misure rimosse da allora.
Sono le economie emergenti ad avere adottato il maggior numero di nuove misure in materia di limitazioni commerciali. Cina, Russia, Indonesia e India hanno attivato complessivamente quasi la metà di tutte le nuove misure rilevanti identificate. A seguire vi sono poi Sudafrica, Argentina, Turchia, Ecuador, Algeria, Brasile, Messico, Thailandia, Stati Uniti, Egitto, Nigeria e Malesia.
Misure alle frontiere
In termini di tipologia di provvedimenti applicati, i Paesi hanno fatto ricorso principalmente alle misure che colpiscono i prodotti importati ed esportati direttamente alle frontiere, in genere attraverso:
- aumenti tariffari,
- restrizioni quantitative,
- licenze di importazione,
- divieti di commercio a titolo definitivo.
Durante il periodo di riferimento, sono state adottate 80 nuove misure all'importazione, un numero molto più alto rispetto a quello delle restrizioni alle esportazioni, pari a 12. Se calcolato su base di 13 mesi per il confronto con il precedente rapporto sul protezionismo, il numero delle nuove misure all'importazione rimane stabile, mentre il numero delle nuove restrizioni all'esportazione si è ridotto della metà. Se questo è di per sé uno sviluppo positivo, l'aumento di restrizioni alle frontiere è, spiega la Commissione, ancora lontano dall'essere controbilanciato dal numero delle misure rimosse.
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Misure interne
Il periodo di riferimento mostra anche un aumento significativo (+81) nel numero di nuove misure interne, che, spiega il report di Bruxelles, sono spesso più difficili da affrontare rispetto agli ostacoli alle frontiere.
Si tratta di provvedimenti che riguardano, principalmente:
- gli appalti pubblici
- il settore dei servizi
- gli investimenti.
La Cina risulta il Paese che ha fatto ricorso più volte a queste misure interne, seguita dalla Russia.
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Sovvenzioni e altri incentivi
Infine, spiega Bruxelles, molti Paesi hanno continuato a sostenere i propri operatori economici - danneggiando indirettamente quelli esterni - attraverso l'introduzione di nuove sovvenzioni e nuovi incentivi (28). Anche se si può osservare un calo del numero di queste nuove misure rispetto al precedente periodo di monitoraggio, ciò non vale per il numero di misure di rilancio delle esportazioni (11), che rimane stabile.
Tali misure, ricorda il report della Commissione, possono avere avere effetti distorsivi sulla concorrenza a livello mondiale.
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Settori più colpiti
Come osservato nelle precedenti relazioni sul protezionismo, molti Paesi mantengono ancora barriere alle esportazioni di materie prime e disposizioni discriminatorie in materia di beni energetici. Nel periodo di riferimento, si legge sul report, le restrizioni all'esportazione esistenti sulle materie prime sono state in gran parte conservate (ad esempio in Algeria, Indonesia, Egitto, India e Sud Africa) e ne sono state emanate di nuove (per esempio in Indonesia, Malesia e Ucraina).
Nel settore energetico, continua l'analisi di Bruxelles, è stato fatto frequente uso, in Paesi come Marocco, Nigeria, Turchia e Corea del Sud, di prescrizioni sul contenuto locale (in base alle quali una certa percentuale di beni intermedi utilizzati nei processi di produzione deve provenire da produttori nazionali).
Affrontare gli ostacoli di accesso al mercato ed aprire dei mercati in questi settori, spiega la Commissione, rimane una priorità.
Inoltre, si legge sul report, la digitalizzazione dell'economia ha portato nuovi tipi di barriere commerciali. Dal 2008, più di 35 misure rilevanti sono state emesse relativamente al settore ICT (principalmente in Cina, India, Russia e Indonesia), di cui più di 15 nel periodo di riferimento. Queste restrizioni spesso includono prescrizioni in materia di contenuto locale e di localizzazione.
La Commissione, si legge nel report, intende utilizzare tutti gli strumenti commerciali disponibili per affrontare le sfide poste dalla digitalizzazione. In particolare, attraverso gli accordi di libero scambio e il TiSA (l'accordo sul commercio dei servizi), si cercherà di stabilire una normativa comune in materia di ICT, e-commerce e flussi di dati transfrontalieri e di affrontare, in tal modo, le nuove forme di protezionismo digitale. In tale contesto fondamentale risulta il recente Accordo sulle tecnologie dell'informazione.
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Casi specifici
A titolo di esempio, il report menziona alcuni dei casi di "principale preoccupazione" sui mercati strategici per le esportazioni Ue:
- le misure protezionistiche attuate dalla Cina e attribuite a questioni di sicurezza nazionale, così come le limitazioni nell'accesso agli appalti pubblici e agli investimenti esteri diretti e la scarsa tutela dei diritti di proprietà intellettuale;
- esplicite politiche di sostituzione delle importazioni in Russia attraverso una serie di misure di limitazione commerciale legate a regolamentazioni tecniche, norme sanitarie e fitosanitarie, questioni doganali, e programmi di sovvenzioni discriminatori condizionati da prescrizioni sul contenuto locale,
- un aumento dei dazi su diversi prodotti in India, anche per quanto riguarda il settore ICT, che dovrebbe essere esente da dazi ai sensi dell'Accordo sulle tecnologie dell'informazione, e la mancanza di protezione efficace sui brevetti,
- restrizioni sproporzionate sulle importazioni di acciaio adottate da alcuni Paesi con conseguente impatto negativo su una situazione già difficile a livello globale a causa della sovraccapacità del settore.
Restano poi da affrontare alcune barriere commerciali di lunga data in Argentina e in Brasile. Tuttavia, specifica il report, sono stati notati alcuni progressi in tali aree.
Per quanto riguarda il commercio dell'Ue con gli Stati Uniti e il Giappone, le questioni più urgenti riguardano gli appalti pubblici, il settore sanitario e fitosanitario e gli ostacoli tecnici al commercio. Tutte questioni che l'Unione sta cercando di risolvere nel quadro dei rispettivi negoziati commerciali bilaterali.
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Misure di facilitazione degli scambi commerciali
Oltre a monitorare le tendenze protezionistiche, la Commissione ha fatto anche il punto sulle misure volte a migliorare il contesto e le condizioni per il commercio e gli investimento. Nel periodo di riferimento, sono state identificate 70 misure di facilitazione commerciale, di cui oltre il 40% emanate da Cina, Argentina e Messico. Su base di 13 mesi, il numero di tali misure (46) è notevolmente superiore a quello del precedente periodo di monitoraggio (36).
Si tratta di una evoluzione positiva, sottolinea Bruxelles, in quanto questo tipo di provvedimenti contribuisce alla liberalizzazione dei flussi commerciali globali e alla mitigazione delle tendenze protezionistiche esistenti, ad esempio riducendo i dazi all'importazione e/o all'esportazione e facilitando le procedure doganali.
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