Riforma tariffe elettriche – stakeholder, danneggia PMI e rinnovabili
Secondo Confartigianato, ANIE Energia e Italia Solare la riforma delle tariffe elettriche per gli utenti non domestici rischia di penalizzare PMI e rinnovabili.
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La riforma delle tariffe elettriche per gli utenti non domestici, prevista dal Milleproroghe e formulata dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema Idrico, va incontro alle critiche degli stakeholder. Con le nuove disposizioni, il costo della bolletta elettrica delle PMI potrebbe aumentare fino al 12%, denuncia Confartigianato; inoltre, notano le associazioni delle rinnovabili, verranno disincentivate l’autoproduzione di energia solare, la cogenerazione e gli altri interventi per il risparmio energetico.
Cosa prevede la riforma per gli utenti non domestici
Il decreto milleproroghe 2016 (decreto-legge n. 210-2015, convertito con legge n. 21/2016) dà mandato all’Autorità per l’energia di “adeguare, con decorrenza dal 1° gennaio 2016, in tutto il territorio nazionale, la struttura delle componenti tariffarie relative agli oneri generali di sistema elettrico applicate ai clienti dei servizi elettrici per usi diversi da quelli domestici ai criteri che governano la tariffa di rete per i servizi di trasmissione, distribuzione”. In sostanza, il provvedimento ribalta il concetto di progressività della tariffa, “più consumi più paghi”.
L'Autorità si è subito messa in moto, pubblicando a fine maggio il documento per la consultazione 255/2016 contenente la riforma della struttura tariffaria degli oneri generali di sistema per clienti non domestici nel mercato elettrico, che illustra gli orientamenti in merito alla riforma delle componenti tariffarie a copertura degli oneri generali per i clienti non domestici.
Tre le ipotesi proposte dall'AEEGSI:
- Ipotesi A, detta “trinomia di rete”, prevede una struttura tariffaria che riflette quella applicata ai servizi di rete. Si prevede l’introduzione di un coefficiente moltiplicativo (KOG) che, per l’anno 2016, assumerebbe valore pari a 2,91, da applicare alla spesa totale per i servizi di rete di ciascun cliente, così da determinare la spesa totale per gli oneri generali;
- Ipotesi B o “mista”, prevede una struttura tariffaria che in parte riflette quella della tariffa di rete e in parte è proporzionale all’energia elettrica prelevata, secondo un parametro uniforme tra tipologie di utenza. In particolare, viene presa in considerazione una combinazione lineare tra l’ipotesi A e un onere distribuito in modo indifferenziato per kWh prelevato e uniforme tra tutte le tipologie di clienti non domestici (flat uniforme). Sono considerate tre varianti dell'ipotesi B, denominate B1 (correzione del 25% in funzione del consumo), B2 (correzione del 50% della distribuzione degli oneri secondo il prelievo dei servizi di rete ) e B3 (correzione del 75%);
- Ipotesi C, detta anche “split”, prevede una nuova struttura tariffaria sempre trinomia e parzialmente riflessiva, che a differenza delle prime due ipotesi prevede strutture differenziate per gli oneri derivanti degli incentivi alle fonti rinnovabili e gli altri oneri.
Commissario Ue: tariffe tutelino rinnovabili e prosumer
“Le tariffe elettriche basate sulla capacità di prelevare energia elettrica dalla rete non sono in contrasto con le direttive su rinnovabili ed efficienza energetica nella misura in cui esse non ostacolano le rinnovabili e l’efficienza energetica complessiva”. Così il commissario Ue per l'Azione per il clima Miguel Arias Canete ha risposto a una lettera inviata dagli europarlamentari M5S Dario Tamburrano e David Borrelli e dai senatori, sempre pentastellati, Gianni Girotto e Gianluca Castaldi sulla riforma delle tariffe elettriche per gli utenti non domestici.
“Le proposte legislative della Commissione europea sull’architettura del mercato elettrico e sulla revisione della direttiva rinnovabili, attese per fine anno, mireranno a mettere in grado i cittadini e le comunità di produrre, consumare, stoccare, vendere energia rinnovabile”.
Nella stessa direzione si muove il Parlamento europeo, che appena qualche settimana fa si è espresso a favore del diritto all'autoproduzione e all'autoconsumo, definiti di primaria importanza per migliorare la partecipazione dei consumatori e i benefici del mercato energetico.
Confartigianato: con la riforma bolletta più cara per PMI
Con lo scadere dei termini (l'11 luglio) per inviare osservazioni all'Autorità sul documento di consultazione, l'ufficio studi di Confartigianato analizza le conseguenze della riforma per le micro, piccole e medie imprese.
Incrociando i dati del documento di consultazione con la struttura del mercato elettrico desumibile dalla relazione annuale 2016 si rileva che una piccola impresa in bassa tensione attualmente paga una tariffa al kWh per oneri generali di sistema che è 3 volte quella pagata da una grande impresa in alta tensione. Mentre l’attuale configurazione degli oneri generali di sistema determina un prelievo focalizzato sulla componente variabile, con una parte fissa unicamente legata al punto di prelievo e non alla potenza impegnata, le ipotesi prese in esame nel documento di consultazione proposto dall’Autorità modulano il prelievo secondo diverse tariffe per punto di prelievo (componente fissa), per potenza impegnata e per energia prelevata.
Le conseguenze? Applicando le tre ipotesi di riforma ad un profilo tipo che presenta un numero di ore equivalenti di utilizzo (rapporto tra consumo e potenza impegnata) relativamente basso, in 4 casi su 5 incrementa il costo, e in alcuni casi in modo particolarmente accentuato. Lo studio passa dunque in rassegna l'impatto delle diverse ipotesi avanzate nel documento di consultazione AEEGSI, stroncandone gran parte.
Partiamo dalla prima, l'ipotesi A: per la micro e piccola impresa tipo dell’indice Confartigianato - che presenta un rapporto tra consumo e potenza più basso della media, connesso alla necessità di maggiore disponibilità di potenza tipica dei processi produttivi ad elevata flessibilità delle imprese di minore dimensione – con l'applicazione di tale ipotesi si osserverebbe una progressiva crescita che arriva al 12,1% del costo dell’energia elettrica.
Non va meglio con l'ipotesi denominata B1 (che introduce una correzione del 25% in funzione del consumo), che secondo Confartigianato porterebbe l’indice del costo vicino ai livelli massimi. L’analisi della distribuzione del gettito degli oneri evidenzia che nella prima ipotesi la quota pagata dalle utenze in bassa tensione si alzerebbe di 10,9 punti percentuali (equivalente a 1,4 miliardi di euro su un gettito di 12,6 miliardi di euro), e nella seconda di 5,3 punti (che a parità di gettito vale circa 700 milioni di euro) ampliando ulteriormente il divario di costo unitario per oneri pagato da una bassa tensione rispetto ai grandi consumatori.
L’ipotesi B2 (che introduce un fattore di correzione del 50% della distribuzione degli oneri secondo il prelievo dei servizi di rete) appare invece più neutrale per le imprese in bassa tensione. Confartigianto promuove solo le rimanenti due ipotesi (B3 e C).
Anie Rinnovabili: puntare su opzione B3
“Tra le opzioni presenti in consultazione” si legge in una nota diffusa da ANIE Rinnovabili dopo un incontro con l’Autorità, “quella meno impattante sugli investimenti per l’autoproduzione da fonte rinnovabile e per l’efficienza energetica è la B3. Infatti si pone in continuità con la struttura tariffaria attualmente vigente, quindi dà maggiore stabilità al quadro regolatorio; inoltre potrebbe continuare a favorire la penetrazione delle tecnologie di decarbonizzazione, quindi generazione elettrica da fonti rinnovabili o da cogenerazione ad alto rendimento o mediante i sistemi di accumulo, tecnologia utile non solo ad ottimizzare l’impegno di potenza sulla rete elettrica, ma anche a favorire l’autoconsumo.”
“Tuttavia l’opzione C risulta essere comunque accettabile, perché permetterebbe di tutelare anche gli investimenti già effettuati in efficienza energetica ed in autoconsumo”, si legge ancora nella nota. Stroncate le altre ipotesi (A, B1, B2), che secondo l'associazione non sarebbero “assolutamente in linea con lo sviluppo delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’autoconsumo”.
Italia Solare: disposizioni illogiche
Secondo l'associazione le disposizioni considerate “sono del tutto illogiche perché pretendono di ancorare la struttura degli oneri di sistema a quella degli oneri di rete, quando le caratteristiche e le problematiche delle due tariffe sono significativamente diverse, dato il carattere parafiscale degli oneri di sistema e quello tariffario degli oneri di rete”. Inoltre, “l’equiparazione di tariffe di rete e oneri di sistema rischia di impedire qualsiasi strumento di efficienza e generazione distribuita”.
Ciò premesso, Italia Solare indica le sole ipotesi B3 e C compatibili con gli investimenti in efficienza energetica e propone di eliminare, o al più mantenere solo nei casi e nei limiti in cui è preesistente, “la componente fissa per punto di connessione, spostando il relativo peso sulla quota per impegno di potenza o a consumo, perché la componente fissa per punto di connessione costituisce una forma di prelievo svincolata completamente dalle scelte dell’utente e quindi in chiara contraddizione con i principi dell’Unione dell'energia per i quali l’elemento chiave della transizione energetica è la responsabilizzazione del consumatore”.