Appalti - Commissione Ue chiede piu' formazione per dirigenti della Pa
Formazione, trasparenza dei dati, incentivi alla qualificazione delle Pa nella proposta della Commissione europea sugli appalti pubblici.
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La Commissione Ue ha appena presentato la sua nuova iniziativa mirata a organizzare gli appalti pubblici in maniera più efficiente e sostenibile. Andando oltre quello che ha stabilito con le direttive europee del 2014. E, in questo quadro, si è appena pronunciata su un tema strategico per l’Italia: la qualificazione e la professionalizzazione delle stazioni appaltanti.
I paesi membri, secondo Bruxelles, dovranno puntare molto sulla formazione dei propri funzionari. Anche se, nei documenti dell’Ue, non viene sollevato un tema importantissimo per l’Italia: il numero troppo elevato di stazioni appaltanti.
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Gli obiettivi del documento
Il documento punta a ottenere una migliore qualificazione delle stazioni appaltanti in tutta Europa. Ed è particolarmente rilevante per l’Italia, dal momento che le norme del nostro paese in materia di riorganizzazione degli enti appaltanti sono bloccate da mesi: l’obiettivo di abbattere il numero di centri di costo e migliorare la qualità dei nostri bandi, al momento, non è stato centrato.
Il decreto che avrebbe dovuto affrontare questo tema è fermo da diversi mesi.
La riorganizzazione chiesta da Bruxelles
Bruxelles, allora, invita anzitutto i paesi membri a sviluppare e implementare strategie di lungo termine per la professionalizzazione dei contratti pubblici, costruite sulla base delle loro esigenze. Questa riorganizzazione dovrebbe riguardare tutti i livelli dell’amministrazione, da quelli centrali fino a quelli regionali e locali.
La formazione dei dirigenti
Queste strategie devono partire dalla formazione dei singoli. Secondo l’Ue, infatti, è opportuno definire delle competenze standard che ogni funzionario addetto ai contratti pubblici deve avere.
E’ importante, cioè, che chi si occupa di appalti sia opportunamente formato, anche in base alle indicazioni della Commissione. In questa chiave, i paesi membri devono pensare anche a strutturare programmi di formazione per i dipendenti della Pa.
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Le singole stazioni appaltanti, secondo Bruxelles, andranno incentivate a seguire questo percorso di qualificazione. In questo senso, sarebbe decisiva la creazione di forme di supporto finanziario per chi si dota di piani di formazione.
Trasparenza dei dati
A questo bisogna accompagnare un lavoro sulla trasparenza. I paesi membri devono creare portali on line unici che consentano l’accesso a tutte le informazioni in materia di appalti pubblici, invogliando le stazioni appaltanti a condividere tutti i loro dati e a metterli a disposizione dei cittadini.
Anac, Consip e il whistleblowing
Se è vero che il nostro paese è ancora molto indietro su questo fronte, è anche vero però che diverse nostre pratiche sono citate nei documenti della Commissione come esempi da replicare. Succede per Consip, la centrale unica di acquisti del ministero dell’Economia, per l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone e per le iniziative di whistleblowing attivate da diversi Comuni, come quello di Milano.
Il numero di stazioni appaltanti
Nei documenti della Commissione non compare, però, il tema del numero delle stazioni appaltanti. Sono oltre 30mila nel nostro paese e, secondo il Governo, andrebbero tagliate per garantire una migliore qualità del mercato dei bandi. Per Bruxelles, evidentemente, la selezione delle Pa è una conseguenza naturale delle politiche di formazione e qualificazione delle amministrazioni che possono pubblicare bandi.
> Il documento della Commissione sulla professionalizzazione delle Pa