Singapore - quali opportunita' per le imprese UE dall'accordo commerciale?
Una volta in vigore, l'accordo di libero scambio tra Unione europea e Singapore produrrà per entrambe le parti un aumento delle esportazioni di merci di circa il 10%. E' quanto emerge da un'analisi della commissione INTA del PE.
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La commissione per il commercio internazionale (INTA) del Parlamento europeo ha pubblicato uno studio che analizza i futuri impatti sulle relazioni commerciali tra UE e Singapore derivanti dall'Accordo di libero scambio (EU-Singapore Free Trade Agreement, EUSFTA) concluso a maggio 2015.
Nel complesso, scrivono gli autori dello studio, l'EUSFTA adotta il cosiddetto "approccio OMC+" e, di conseguenza, liberalizza in modo significativo gli scambi tra l'UE e Singapore rispetto alle attuali relazioni commerciali. Dallo studio emerge che, con l'entrata in vigore dell'intesa, un gran numero di ostacoli tariffari e non tariffari agli scambi di beni e servizi attualmente esistenti tra le parti sarà ridotto o rimosso.
Come altri accordi di libero scambio "di nuova generazione" negoziati dall'UE, l'EUSFTA adotta un approccio globale e contiene disposizioni innovative in materia di investimenti, diritti di proprietà intellettuale, concorrenza e appalti pubblici, oltre a disposizioni che riflettono le crescenti preoccupazioni sull'impatto del commercio globale sullo sviluppo sostenibile.
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Le relazioni commerciale tra l'UE e Singapore oggi
UE e Singapore attualmente operano nell'ambito degli accordi dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Fino al 1998 Singapore beneficiava del Sistema di preferenze generalizzate (SPG), un meccanismo che fornisce un accesso preferenziale al mercato europeo per contribuire allo sviluppo economico dei Paesi in via di sviluppo. Sebbene da tempo non usufruisca più del SPG, la città-Stato ha ancora in vigore un certo numero di accordi bilaterali con alcuni Stati membri UE, che però si concentrano soprattutto sugli investimenti e meno sugli scambi.
Scambi di merci
Nonostante la distanza geografica, l'UE è un importante partner commerciale di Singapore. Attualmente l'Unione è destinazione di circa 1/10 delle esportazioni totali di beni di Singapore e rappresenta una quota leggermente maggiore in termini di import.
La maggioranza degli scambi di beni avviene tra Singapore e cinque Stati membri UE: Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito.
Il commercio si concentra su prodotti manifatturieri, elettronici e farmaceutici. Per quanto riguarda le merci elettroniche, Singapore e UE partecipano al WTO's Information Technology Agreement, un accordo in base a cui non possono essere applicate tariffe per i prodotti relativi alle tecnologie dell'informazione. Tali prodotti rappresentano la quota più alta di export UE verso Singapore, seguiti da quelli chimici, su cui, invece, le tariffe tendono ad essere relativamente alte.
Commercio di servizi
Sebbene il 69% delle esportazioni singaporiane sia costituito da beni, per la città-Stato del Sud est asiatico il commercio di servizi è di crescente importanza. La quota di export di servizi è infatti passata dal 22% al 31% tra il 2010 e il 2016.
In tale contesto, l'UE è il secondo mercato di destinazione più importante per i servizi di Singapore, dopo quello della vicina regione asiatica. Rispetto ad altre aree, dei servizi venduti nell'Unione da Singapore una parte relativamente più ampia è rappresentanta da servizi finanziari, di gestione aziendale e di manutenzione.
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Un accordo di nuova generazione
Oltre alle tipiche misure per la soppressione delle tariffe e degli ostacoli non tariffari, gli accordi di libero scambio di nuova generazione comprendono una serie di disposizioni relative a servizi e investimenti, sviluppo sostenibile e proprietà intellettuale.
Tra gli accordi di nuova generazione siglati dall'UE - anche se non tutti sono attualmente in vigore – gli autori dello studio ricordano quelli con:
- Corea del sud;
- Canada (la maggior parte dell'accordo è entrata provvisoriamente in vigore il 21 settembre 2017);
- Perù, Colombia ed Ecuador (l'accordo è entrato provvisoriamente in vigore nel marzo 2013 per il Perù, ad agosto 2013 per la Colombia e a gennaio 2017 per l'Ecuador);
- Vietnam (non ancora entrato in vigore);
- Paesi dell'America centrale.
Una volta che l'EUSFTA entrerà in vigore, Singapore non potrà aumentare le tariffe sui prodotti UE che entrano nei suoi confini. Inoltre, l'Unione beneficerà della rimozione di una serie di barriere non tariffarie, oltre che del riconoscimento, da parte della città-Stato, degli standard e delle valutazioni di conformità UE.
In cambio, l'UE eliminerà la maggior parte dei dazi sulle merci in arrivo da Singapore, con un numero molto limitato di eccezioni. Il nuovo accordo non solo ridurrà i dazi tariffari a carico delle imprese di Singapore che esportano in territorio comunitario, ma eliminerà anche le barriere non tariffarie in una serie di settori chiave.
L'intesa contiene, infine, disposizioni per migliorare la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e aumentare la capacità delle imprese di accedere agli appalti pubblici delle reciproche aree.
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L'impatto dell'EUSFTA sul commercio
La ricerca accademica, che utilizza i dati di impatto desunti da centinaia di studi, suggerisce che l'effetto medio sui volumi degli scambi bilaterali derivanti da un accordo di libero scambio è positivo e ampio, variabile dal 43% al 48%.
Per azzardare una previsione sui potenziali risultati dell'EUSFTA è possibile analizzare le valutazioni d'impatto degli accordi commerciali siglati da Singapore con altri Paesi; tuttavia tali accordi potrebbero non essere estesi quanto quello con l'UE.
Uno studio di particolare rilievo è quello realizzato nel 2013 dalla Commissione UE proprio sui potenziali impatti dell'EUSFTA. Il documento suppone due scenari. Il primo scenario prevede un'entrata in vigore dell'accordo a tutti gli effetti, con la rimozione delle tariffe sulle importazioni di merci da Singapore in UE e una riduzione simmetrica del 3% delle barriere non tariffarie sul commercio dei servizi. In questo caso l'impatto viene stimato in un aumento del 10,4% delle esportazioni singaporiane verso l'Unione e del 3,6% delle esportazioni europee verso Singapore.
La seconda analisi riguarda uno scenario controfattuale, in cui l'accordo non viene siglato e Singapore aumenta le tariffe ai livelli della “nazione più favorita” (Most Favoured Nation, MFN). In questo caso, le vendite dell'Unione verso Singapore diminuirebbero dell'11,5%; il che equivarrebbe a una perdita di 3,7 miliardi di euro di export.
Sulla base di ulteriori ricerche e confronti con analoghi accordi siglati dall'UE, gli autori stimano che, una volta che l'accordo sarà entrato in vigore “entrambe le parti aumenteranno le esportazioni di beni di circa il 10% rispetto a quanto sarebbe potuto accadere” in assenza di intesa. Non vi sono, tuttavia, dati sufficienti per fare un'analoga analisi sul commercio di servizi.