Brexit: Commissione pronta a negoziare le future relazioni UE - UK
E’ tutto pronto per l’avvio del negoziati sui futuri rapporti tra l’UE e il Regno Unito. Ieri infatti il Consiglio ha dato l’ok al mandato negoziale alla Commissione che nei prossimi mesi dovrà definire come gestire gli aspetti pratici della Brexit, incluse le ricadute sui programmi UE.
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Con il via libera da parte del Consiglio UE, si avvicina l'avvio dei negoziati che, in meno di un anno, dovrebbero portare alla definizione di un nuovo accordo di partnership tra l’Unione europea e il Regno Unito.
I tavoli negoziali si apriranno, infatti, la prossima settimana e, nelle speranze di Bruxelles, dovrebbero arrivare alla firma di un “association agreement” che sia il più ampio possibile.
Bruxelles avverte: non concluderemo un accordo ad ogni costo
Con l’ok da parte del Consiglio, il capo negoziatore dell’UE Michel Barnier, è ora pronto a sedersi al tavolo dei negoziati, mettendo però sin da subito in chiaro le cose.
"Non concluderemo accordo a ogni costo", ha affermato infatti Barnier. "Si conoscono i nostri obiettivi, sono stati spiegati in maniera trasparente, ma anche i nostri principi. Ecco perché nei prossimi mesi, in maniera estremamente calma e metodica, insisteremo per avere un partenariato giusto ed equilibrato", che "dovrà tradursi in garanzie solide per assicurare una concorrenza leale e standard elevati".
Che tipo di accordo vuole l’UE
L’obiettivo di Bruxelles è di costruire una partnership stretta e ambiziosa che - per dirla con il tweet della Presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen - “faccia bene alle persone e agli affari”.
Nelle intenzioni europee, il nuovo accordo di partenariato dovrebbe essere un pacchetto diviso in tre parti principali:
- Disposizioni generali (comprese disposizioni sui valori di base, i principi essenziali e la governance);
- Accordi economici (comprese disposizioni in materia di scambi commerciali, garanzie di parità di condizioni e pesca);
- Disposizioni in materia di sicurezza (comprese disposizioni in materia di applicazione della legge e cooperazione giudiziaria in materia penale, nonché in materia di politica estera, sicurezza e difesa).
Le negoziazioni saranno svolte in parallelo su questioni differenti, inclusa quella della partecipazione inglese ai programmi europei.
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Brexit: fino al 31 dicembre 2020 per cittadini e imprese non cambia nulla
Dopo oltre tre anni di intensi negoziati, caratterizzati dal costante pericolo di un no-deal - un recesso senza accordo che avrebbe causato ingenti danni ad entrambe le parti - la notte del 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha lasciato formalmente l’Unione Europea in “modo consensuale”, dopo 47 anni di partecipazione alle istituzioni comunitarie.
Dal 1° febbraio siamo quindi entrati formalmente nel “periodo di transizione” che durerà almeno fino al 31 dicembre 2020.
Si tratta di un lasso di tempo limitato in cui il Regno Unito non sarà più uno dei Paesi membri dell’UE (che torna a quota 27), ma continuerà comunque a rispettare il diritto europeo e ad applicarlo nell’isola.
Fino ad allora, quindi, non cambierà nulla per cittadini, consumatori, imprese, investitori, studenti e ricercatori, sia nell'UE che nel Regno Unito.
I termini esatti del periodo di transizione sono indicati nell'Accordo stesso. Attualmente è previsto che il periodo di transizione si concluda il 31 dicembre 2020. Tuttavia esso potrebbe essere esteso fino a uno o due anni in più, se l’UE e il Regno Unito lo concordasse. In tal caso, però, la decisione dovrà essere presa entro il 1 ° luglio 2020.
In questo periodo i negoziatori europei e inglesi dovranno concordare un nuovo ed equo partenariato per il futuro delle relazioni UK-UE. Una partita non banale perché si entrerà nel merito di molte questioni che avranno conseguenze per tutti: cittadini, imprese, istituzioni.
L’impatto della Brexit sui programmi UE 2014-2020
Le conseguenze che la Brexit avrà sui progetti finanziati con fondi UE cambiano a seconda del periodo di tempo preso in considerazione.
Per quanto riguarda l’attuale programmazione 2014-2020, le conseguenze sono praticamente nulle. Tutti i progetti e i programmi UE di questo settennato, infatti, saranno finanziati come previsto.
Ciò fornisce certezza a tutti i beneficiari dei programmi UE, inclusi quelli inglesi che continueranno a usufruire dei progetti europei fino alla loro chiusura. L’Accordo di recesso, infatti, regolamenta anche gli aspetti finanziari della Brexit legati al bilancio.
Sotto questo punto è stato stabilito che il Regno Unito onorerà la propria parte di finanziamento di tutti gli obblighi assunti quando era un membro dell'UE, a cominciare da quanto concordato all’epoca sul bilancio comunitario e, in particolare, sul quadro finanziario pluriennale 2014-2020.
Questo principio resta valido anche per quel che riguarda i pagamenti dei programmi 2014-2020 che avverranno dopo la fine del periodo di transizione, a conclusione dei progetti.
Modifiche per l’EIC Accelerator
Una conseguenza pratica della Brexit riguarda sin da ora, però, l’EIC Accelerator, lo strumento del Consiglio europeo per l’innovazione rivolto alle startup e alle PMI innovative per sostenerle nella fase di sviluppo e di diffusione sul mercato. Lo strumento prevede due tipologie di sostegno: una sovvenzione e un finanziamento misto (che combina il contributo UE con una componente di equity).
Con l’entrata in vigore dell’Accordo di recesso, i progetti situati nel Regno Unito saranno ammissibili ad entrambe le tipologie di aiuto, solo se la richiesta di finanziamento misto è stata approvata prima del 1° febbraio.
In caso contrario, da domani (e fino al 31 dicembre 2020) i futuri candidati con sede in UK potranno beneficiare solo della sovvenzione.
Come per gli altri programmi, comunque, resta valida la possibilità di completare i progetti anche dopo la fine del periodo di transizione.
Cosa succede se il periodo di transizione si allunga
In termini finanziari, un'eventuale proroga del periodo di transizione avrà un impatto sul Regno Unito.
Ai fini del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, Londra sarà trattata come un paese terzo che però, continuando a partecipare pienamente al mercato unico con tutti i suoi benefici, sarà chiamato a contribuire finanziariamente al bilancio UE (in termini che saranno stabiliti dal comitato misto istituito per la governance della Brexit).
Cosa succederà ai programmi UE 2021-2027?
A differenza dell’attuale programmazione 2014-2020 che non subirà cambiamenti, le cose si mettono in modo diverso, invece, per i prossimi strumenti finanziari che saranno approvati dopo il ritiro.
Cosa succederà nel concreto è ancora presto per dirlo. Gli aspetti tecnici sul grado di connessione che il Regno Unito continuerà ad avere con i programmi europei, infatti, saranno stabiliti nel corso dei prossimi 11 mesi di negoziati.
Il futuro di programmi come Erasmus o Horizon, quindi, è ancora tutto da decidere.
Sin da ora, però, dal mondo della ricerca inglese e europeo arriva l’appello affinchè il Regno Unito resti strettamente connesso ai programmi UE sulla mobilità degli studenti (Erasmus) e a quelli per la ricerca (Horizon Europe).
Il futuro dei Programmi Erasmus e Horizon dopo la Brexit
Il livello di adesione del Regno Unito ai programmi europei 2021-2027 sarà stabilito in questi mesi di negoziati che, su questo aspetto, seguiranno una roadmap a due fasi:
- In una prima fase sarà concordato un “accordo ombrello” che porrà le basi generali per la partecipazione del Regno Unito ai programmi UE;
- Successivamente le parti negozieranno i singoli accordi di associazione ad ogni specifico programma, come Horizon Europeo il nuovo programma Erasmus.
Se la tabella di marcia fosse rispettata, il Regno Unito potrebbe essere in grado di poter partecipare sin da subito ai programmi 2021-2027.
La strada, però, è tutta in salita. Restano da sciogliere, infatti, questioni rilevanti a cominciare dagli aspetti finanziari. Nei draft dei regolamenti su cui l’UE sta lavorando, infatti, è stabilito che i paesi terzi possono associarsi al programma completo oppure solo ad alcune delle sue parti. In ogni caso, dovrà esserci un equilibrio tra i contributi che saranno versati dal paese associato (UK) e i benefici che esso trarrà dalla partecipazione ai programmi UE.
Altro aspetto rilevante, soprattutto per i programmi di ricerca, è il desiderio dell’UE in materia di “reciprocità”. Nel concreto significa che l’Unione europea vorrebbe che ai ricercatori di entrambe le parti fossero assicurati gli stessi diritti di partecipazione ai rispettivi programmi. Pertanto, se i ricercatori inglesi otterranno la possibilità di accedere ai programmi UE, i ricercatori europei dovrebbero poter fare lo stesso per quanto riguarda i programmi di ricerca del Regno Unito.
I negoziati che ci attendono saranno molto complessi, anche perchè il tempo per definire tutti gli aspetti pratici della Brexit è molto stretto e si andrà a sovrapporre ad altre partite che avverranno contemporaneamente a Bruxelles come la definizione del nuovo bilancio pluriennale UE.
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