Lombardia e Covid-19: gli strumenti per ripartire dopo il lockdown
Innovazione, formazione, digitalizzazione e accesso al credito rappresentano i cardini della strategia che la Lombardia - duramente colpita dalla pandemia di Covid-19 - dovrà adottare per ripartire dopo il lockdown.
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Lo hanno sottolineato gli speaker intervenuti durante il convegno online ‘L’economia lombarda e il terziario di mercato dopo il lockdown’ organizzato da Confcommercio e dalla Banca d’Italia.
L'evento è stata l'occasione per presentare i dati del rapporto 2019 'L'economia della Lombardia' recentemente pubblicato dalla Banca d’Italia e per riflettere sull’attuale situazione economica, con riferimento alle misure adottate dal governo per sostenere le imprese.
Crisi di liquidità: Sangalli, aiutare subito le imprese
Commentando i dati del rapporto della Banca d’Italia, Carlo Sangalli, presidente Confcommercio Imprese per l’Italia, della CCIAA Milano Lodi Monza e Brianza, ha evidenziato come la pandemia abbia colpito la Lombardia in una fase di rallentamento della crescita economica rispetto al biennio precedente.
La crisi Covid-19 ha ulteriormente esasperato i ritardi strutturali, legati soprattutto agli investimenti in ricerca ed innovazione e alla capitalizzazione delle imprese, colpendo gravemente le aziende del terziario.
Sebbene nella fase 2 l’80% delle aziende abbia riaperto i battenti, "tra riaprire e resistere c’è differenza", ha sottolineato Sangalli, facendo presente che il 30% delle imprese che hanno riaperto rischia di chiudere a causa delle difficili condizioni di mercato (eccesso di tasse e di burocrazia, carenza di liquidità).
Per far ripartire l’economia italiana e lombarda è necessario accelerare e potenziare gli strumenti a sostegno alle imprese, ha proseguito Sangalli, intervenendo al più presto per compensare la crisi di liquidità che sta colpendo molte imprese nel paese.
Occorre quindi rafforzare i fondamentali, a partire dal lavoro, dalla capitalizzazione delle imprese e dal digitale. Se prima del coronavirus il digitale costitutiva un’opportunità per crescere, ora è diventato indispensabile, ha ribadito il presidente di Confcommercio.
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Gli effetti della pandemia sull’economia lombarda
Nel 2019 il PIL della Lombardia è cresciuto dello 0,5%, proseguendo nella dinamica stagnante dell'anno precedente, ha proseguito Giuseppe Sopranzetti, direttore della Sede di Milano della Banca d’Italia.
Concentrandosi sui dati e sulle valutazioni della Banca d’Italia con riferimento al primo trimestre del 2020, Sopranzetti ha fatto presente che nelle regioni del Nord Ovest è previsto un calo del PIL di circa il 6% rispetto all’anno precedente.
Anche la Lombardia è interessata da un forte deterioramento della componente di fondo dell'economia regionale e si stima che le perdite di fatturato delle imprese potrebbero toccare il 25% nel primo semestre dell'anno, anche a seguito della sospensione per più di un mese delle attività rappresentative di oltre la metà del valore aggiunto del settore produttivo.
Nel suo rapporto la Banca d’Italia stima che “sulla base dell'evidenza disponibile, il protrarsi delle misure di contenimento dell'epidemia comporterà verosimilmente una significativa contrazione del Pil anche nel secondo trimestre dell'anno, pur in presenza di numerose misure di sostegno dell'economia varate dal Governo e dalle Autorità locali”.
Secondo Sopranzetti per sostenere la ripresa dell’economia lombarda serve un piano a lunga gittata, incentrato sui punti di forza e sui talenti della regione, tra cui: terziario avanzato, manifattura, università e capitale sociale.
Bisogna però anche intervenire sui punti deboli, incentivando gli investimenti in ricerca e sviluppo e formando i lavoratori, allo scopo di modernizzare la Lombardia. Proprio in quest’ottica la Banca d’Italia sta lavorando per istituire a Milano un Innovation hub per il fintech, allo scopo di creare un centro di innovazione digitale di respiro europeo, dove operatori di mercato, imprese e università possano sperimentare nuove soluzioni.
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Come stanno reagendo le imprese in Lombardia?
Nel rapporto della Banca d’Italia sono presenti anche i dati raccolti nei primi mesi del 2020 - coinvolgendo un campione di imprese lombarde - allo scopo di registrare i primi dati sulle conseguenze del lockdown, ha spiegato Paola Rossi, responsabile Divisione analisi e ricerca economica territoriale Banca d’Italia Sede di Milano.
Da questa indagine straordinaria è emerso che circa il 90% del campione ha avuto difficoltà, legate soprattutto al calo della domanda, alla logistica, alla gestione della forza lavoro e alla liquidità.
Tuttavia è stata positiva la reazione delle imprese nell’affrontare questa nuova crisi, basti pensare all’ampia diffusione dello smart working e al ricorso alla cassa integrazione. Inoltre il 3% delle imprese coinvolte nell’indagine ha riconvertito la propria attività - anche avviando collaborazioni con università e centri di ricerca - per far fronte alla carenza di dispositivi di protezione individuale, di ventilatori meccanici e di gel sanificanti.
Nel primo trimestre del 2020 non è solo diminuita la domanda interna di beni - ha proseguito la Rossi - ma anche quella proveniente dai principali partner commerciali della regione, per cui si prevede una contrazione di oltre il 10% nell'anno in corso.
Gli effetti della pandemia si sono fatti sentire anche nel mercato del lavoro, con un calo del tasso di occupazione nel primo primo trimestre del 2020 (-0,1%), influenzato anche dall’effetto di scoraggiamento nella ricerca di un’occupazione durante il lockdown.
Il rapporto evidenzia che nei primi mesi del 2020 è aumentato il ricorso alla cassa integrazione: “le ore autorizzate di Cassa integrazione sono aumentate di quasi venti volte, sia per l'incremento degli interventi ordinari, sia per l'ampliamento della platea dei lavoratori che possono accedere agli interventi in deroga”. Inoltre, “a partire da marzo sono aumentate in maniera significativa le domande di NASpI per gli eventi di disoccupazione involontaria e sono state introdotte indennità per i lavoratori autonomi e altre categorie coperte solo parzialmente dalle misure di tutela”.
Il lockdown non ha colpito tutti i comparti del terziario allo stesso modo, ha sottolineato Francesco Bripi della divisione analisi e ricerca economica territoriale Banca d’Italia Sede di Milano.
I settori degli alloggi, della ristorazione, dei servizi alla persona, del commercio all’ingrosso e al dettaglio non alimentare, ad esempio, hanno sofferto di più rispetto agli esercizi di vendita dei beni alimentari. Questi ultimi infatti “sono rimasti aperti e hanno registrato un aumento delle vendite nei mesi di febbraio e marzo, sia nei canali tradizionali (soprattutto la grande distribuzione organizzata, ma anche gli esercizi di vicinato), sia nelle vendite on-line”, fa presente la Banca d’Italia nel suo rapporto.
Accesso al credito e sostegno alla liquidità delle imprese
La crisi Covid-19 ha avuto ripercussioni anche nell’accesso al credito.
La Banca d'Italia evidenzia che “alla fine di febbraio 2020, in Lombardia i prestiti erogati da banche e società finanziarie alle imprese operanti in comparti soggetti al fermo produttivo imposto dalle misure di contenimento dell’epidemia rappresentavano circa il 55% del totale (poco meno del 52% nella media italiana), con un’incidenza superiore al 70% nel comparto delle costruzioni e, tra le forme tecniche, più elevata per le linee di credito in conto corrente”.
Per venire incontro alle esigenze di liquidità delle imprese, il Governo ha varato, a partire da marzo, una serie di iniziative per aiutare le imprese, tra cui le misure di moratoria sui prestiti e gli strumenti previsti dai decreti Cura Italia e liquidità.
L’ampliamento delle garanzie pubbliche per le PMI - ricorda la Banca d’Italia nel suo rapporto - è stato realizzato facendo leva sul Fondo di garanzia per le PMI, attraverso l’allargamento della platea dei potenziali beneficiari, l’innalzamento delle quote di copertura dei prestiti, l’aumento della dotazione del Fondo e la semplificazione delle procedure.
“Tra il 25 marzo, data del primo Consiglio di gestione del Fondo successivo all’entrata in vigore del decreto Cura Italia, e il 26 maggio del 2020, il Fondo ha accolto più di 69.000 richieste di garanzia dalle imprese con sede in regione, oltre venti volte quelle dello stesso periodo del 2019. L’importo dei finanziamenti relativi a queste domande è stato pari a poco meno di tre miliardi di euro, quasi cinque volte il dato dello stesso periodo dell’anno passato. Il forte aumento del numero di domande è stato determinato principalmente dalle richieste di garanzia sui finanziamenti per importi fino a 25.000 euro con copertura del 100% da parte del Fondo; queste ultime rappresentano più del 90% delle richieste complessive e ad esse è riconducibile circa il 45% dei finanziamenti”, si legge nel rapporto.
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Rossi ha poi ricordato l’importanza del processo di integrazione delle innovazioni tecnologiche digitali all’interno dei modelli di business degli istituti di credito in Lombardia. Durante il lockdown, infatti, i servizi di home banking offerti ai clienti si sono rivelati fondamentali per far fronte all’emergenza sanitaria.
Nonostante le soluzioni digitali adottate dalle banche per rispondere alle esigenze dei clienti non sono mancate le difficoltà, ha evidenziato Paolo Ferré, consigliere Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza incaricato per Credito e Finanza.
Con le misure straordinarie per il sostegno alla liquidità delle imprese introdotte dal governo nei mesi scorsi gli istituti di credito hanno dovuto far fronte ad un’elevata mole di lavoro, trovandosi spesso di fronte a provvedimenti poco chiari, che hanno contribuito a generare ritardi.
Consigli per ripartire
Il convegno si è concluso con una tavola rotonda nel corso della quale i partecipanti hanno presentato alcuni consigli da tenere a mente per la ripresa economica del paese.
Secondo Andrea Colzani, CEO SportITÆcom, le imprese devono puntare sulla formazione - cercando di acquisire in modo continuativo e costante nuove competenze - e ritrovare il tempo di individuare quali sono leve strategiche dell’azienda.
Sul fronte della ristorazione, invece, Marco Monti, amministratore delegato del Gruppo Giacomo Milano, ha portato l’esempio della sua azienda, che sta puntando sul delivery e sulla fidelizzazione dei clienti.
Paola Generali, managing Director Getsolution, invece, si è soffermata sulla necessità di democratizzare le tecnologie digitali, coinvolgendo tutte le aziende nella riprogettazione del sistema produttivo italiano. L’obiettivo è creare una nuova economia, dove intelligenza artificiale, blockchain e realtà aumentata siano accessibili a tutti per andare avanti.
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