Recovery plan: Franco, fondi a fine estate. All'Italia 191,5 miliardi
Dalla governance alla definizione delle riforme, passando per le stime di crescita attese, unite al fattore tempo, il ministro dell'Economia, Daniele Franco, nel corso dell'audizione in Senato sul Recovery plan, ha illustrato il panorama attuale e i prossimi passi da compiere per ottenere i fondi europei.
Cosa prevede il Recovery plan Italia
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) rappresenta "un’assoluta priorità per il Governo e per il ministero dell’Economia e delle Finanze", ha esordito il ministro dell'Economia, Daniele Franco, nel corso dell'audizione nelle commissioni congiunte Bilancio, Finanze e Politiche UE di Senato e Camera sulla proposta di Recovery plan.
Lo stesso ministro, al principio dell'audizione ha definito il progetto Next Generation EU, disegnato dalla Commissione europea per dare una risposta comune ai danni economici e sociali causati dalla pandemia da Covid-19, come "un passaggio storico nel processo di integrazione europea" ed "un passo in avanti molto significativo nella costruzione di un bilancio europeo comune".
Recovery plan, meno risorse a disposizione dell'Italia
Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, anche noto come Recovery Fund, prevede "fondi a disposizione del nostro Paese, per gli anni 2021-2026, per circa 196 miliardi a prezzi correnti, 69 dei quali sotto forma di trasferimenti, 127 sotto forma di prestiti".
Tuttavia, i dati finanziari più aggiornati - che tengono conto del fatto che il regolamento europeo emanato a febbraio prende a riferimento, per la determinazione della parte riguardante i prestiti, il PIL 2019 - porteranno ad "una stima dell’entità delle risorse dell’ordine di 191,5 miliardi, quindi leggermente inferiore a quella indicata nel Piano a gennaio".
Queste cifre, inoltre, potrebbero essere oggetto di un ulteriore margine di variabilità: "solo il 70% dei trasferimenti è allocato tra paesi sulla base di dati già noti, la distribuzione del restante 30% sarà definita nel giugno 2022, sulla base dell’andamento del PIL dei paesi dell’Unione nel biennio 2020-21".
Governance, al centro il Mef
Per Franco Recovery plan "è una straordinaria opportunità per la ripresa sostenibile e inclusiva" e per coglierla "abbiamo di fronte due compiti fondamentali". Il primo è la redazione del Piano, dato che in meno di due mesi dobbiamo completare e consegnare il documento alla Commissione europea.
Il secondo compito è assicurarsi che i progetti d'investimento e di riforma siano completati nei tempi del piano e predisporre un sistema di monitoraggio dell’avanzamento dei progetti. "A tal fine siamo impegnati su due fronti: uno di metodo, relativo all’organizzazione del lavoro, e uno di merito, relativo alla qualità e al contenuto dei progetti".
A giudizio del ministro dell'Economia "dal punto di vista organizzativo il Governo ha incardinato la governance presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) che si coordina con le amministrazioni di settore e con le autonomie territoriali". Il dicastero "svolgerà un ruolo di coordinamento e darà pieno supporto a tutti i ministeri per assicurare che vi sia un'effettiva realizzabilità entro il 2026".
Priorità riforme: PA, giustizia, semplificazione normativa
Secondo il ministro Franco "alcune parti" del Piano italiano per il Recovery fund presentato a gennaio vanno rafforzate, e occorre "tarare i nostri progetti sulle risorse effettivamente disponibili".
Inoltre "nelle prossime settimane dovremo riflettere sul rapporto fra progetti a legislazione vigente - come la misura Transizione 4.0, gli investimenti nel trasporto pubblico locale, gli interventi contrasto al dissesto idrogeologico e di gestione delle risorse idriche, l’alta velocità, la rigenerazione urbana - e nuovi progetti e vedere se la distribuzione fra i due canali di intervento debba restare quella indicata o debba essere soggetta a cambiamenti".
Sulle riforme che dovranno accompagnare gli investimenti del Recovery "occorre tenere a mente la tensione fra l'obiettivo di ridisegnare in modo organico la cornice regolamentare delle aree di interventi, e i tempi molto molto serrati. Bisogna essere molto pragmatici". Secondo Franco sono due le riforme sono particolarmente importanti: da un lato quella della Pubblica amministrazione e dall'altro la riforma della giustizia. Una terza area "molto importante di riforma di forma riguarda gli interventi di semplificazione normativa trasversale".
Quanto alla riforma fiscale, pur essendo "una delle priorità di questo Governo" visto il livello "relativamente alto" dell'imposizione fiscale e delle aliquote in Italia, non verrà affrontata nell'ambito del Piano italiano di ripresa e resilienza.
Aumento crescita con riforme sarà oltre il 3% stimato
Nella Nota di aggiornamento al DEF "si valuta l'impatto sul PIL del 3%, quindi si dice spendiamo 200 miliardi, abbiamo 60 miliardi di PIL in più" ma la simulazione del Mef valutava "un impatto stabile sul PIL, cioé che tutti gli anni abbiamo un PIL più alto del 3%" e "non teneva conto di possibili effetti delle riforme: ove si realizzassero e portassero a un sistema economico più competitivo la crescita del PIL potrebbe essere più elevata", ha detto il ministro dell'Economia, rispondendo alle domande nel corso dell'audizione.
Questo 3% "è l'impatto solo del Piano ma la nostra crescita non è che dipenda solo dal Piano, ma da tutte le altre politiche che realizziamo, dai Fondi comunitari ovviamente, dal Fondo sviluppo e coesione, dai Fondi per gli investimenti. La simulazione isolava l'effetto del Piano, che non è piccolo, dato che è permanente", ha aggiunto Franco.
In arrivo il Decreto Recovery plan
Le versione definitiva del PNRR sarà inquadrata da un 'decreto Recovery plan', che servirà a fissare i tanti snodi attuativi e conterrà un ventaglio ampio di misure, che spaziano dall' apertura dei canali per le assunzioni nella PA centrale e locale alla definizione di compiti e poteri della struttura di monitoraggio sui progetti che sarà il cuore del ruolo di pivot del piano affidato al ministero dell' Economia.
Il nuovo decreto sarà uno dei passaggi fondamentali dell'agenda serrata che Governo e Parlamento dovranno rincorrere per tagliare in tempo i due traguardi della presentazione del Piano a Bruxelles entro fine aprile e dell' incasso dell' anticipo, fino al 13% della quota complessiva, prima dell' autunno.
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