In Gazzetta il fondo da 92 milioni per regioni svantaggiate dal riparto delle risorse PSR 2021-22
Il decreto-legge n. 89-2021, che assegna ulteriori risorse nazionali alle regioni penalizzate dai nuovi criteri di assegnazione del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) per il biennio transitorio della PAC, entra in vigore oggi.
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Il decreto mette a disposizione 92 milioni e 717mila euro per il riequilibrio finanziario tra i territori regionali alla luce del parziale superamento del criterio storico per il riparto dei fondi per i Programmi di sviluppo rurale (PSR) per il biennio 2021-2022. Lo stanziamento va ad integrare con risorse nazionali del Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183-1987 le dotazioni delle regioni che, con i nuovi criteri, subiscono un taglio delle risorse del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).
I fondi PSR per la fase transitoria della PAC
In attesa dell'entrata in vigore della nuova Politica agricola comune, per il biennio 2021-22 continuano ad applicarsi le regole della PAC 2014-2020. Dal 2023, invece, i fondi europei per l'agricoltura dovrebbero essere gestiti in base alla riforma, che prevede un new delivery model, un nuovo modello di gestione basato sui risultati, e non più sulla conformità alle regole UE. La riforma PAC prevede anche una gestione centralizzata delle risorse, attraverso un Piano strategico nazionale che stabilirà la programmazione sia dei fondi per i pagamenti diretti, nell'ambito del primo pilastro, che di quelli per lo sviluppo rurale, nel secondo.
Le risorse per entrambi i periodi, quello transitorio 2021-22 e quello della nuova PAC 2023-27, provengono dal Quadro finanziario pluriennale, che per il settennato assegna alla Politica agricola comune 336,4 miliardi di euro a prezzi 2018. Nel primo biennio, però, la politica di sviluppo rurale beneficia anche di fondi aggiuntivi provenienti da Next Generation EU: 7,5 miliardi in tutto, oltre 8 miliardi in prezzi correnti, di cui circa 910 milioni di euro per l'Italia.
Lo scontro tra Ministero e Regioni riguarda proprio l'assegnazione dei fondi per la fase transitoria, circa 3,5 miliardi di euro (3,9 miliardi al lordo delle risorse per il Programma di sviluppo rurale nazionale e per il Programma della Rete rurale nazionale), cui aggiungere il cofinanziamento nazionale e regionale. Il ministro Patuanelli ha proposto di distribuirli secondo nuove regole e di ridurre il peso del criterio storico applicato nella programmazione 2014-2020, incassando il plauso delle regioni che ne sarebbero avvantaggiate e la netta contrarietà di quelle che riceverebbero meno risorse.
Da una parte ci sono infatti 15 Regioni Italiane e Province Autonome a favore dell'assegnazione delle risorse sulla base di nuovi criteri, definiti oggettivi e che comprendono ad esempio la produzione lorda vendibile, la superficie agricola utile, il numero di imprese, e solo in misura residuale sulla base dei criteri storici; dall'altra ci sono le 6 Regioni - Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria - a favore del metodo storico di riparto.
Lo scontro tra le regioni sui criteri di riparto del FEASR
La prima proposta del ministro, che prevedeva l’introduzione nel 2021 di un 30% di criteri oggettivi e il mantenimento del 70% dei parametri storici, e il ribaltamento delle percentuali nel 2022, con i criteri oggettivi a incidere per il 70% e i parametri storici per il restante 30%, piaceva allo schieramento penalizzato dal metodo storico, ma ha incontrato la ferma opposizione delle sei Regioni che più hanno da perdere dal passaggio ai nuovi criteri.
Di fronte al muro delle sei regioni, ad aprile il Mipaaf ha proposto un approccio più graduale: un riparto effettuato applicando per il 90% i criteri storici e per il 10% dei criteri oggettivi nel 2021 e il 70% di criteri storici e il 30% di criteri oggettivi nel 2022. Anche in questo modo, però, per cinque regioni - Basilicata, Calabria, Campania, Sicilia e Umbria - ci sarebbero state perdite per circa 92 milioni di euro.
Risorse nazionali in aggiunta ai fondi per lo sviluppo rurale 2021-22
Fallito il tentativo di compromesso, e con una programmazione 2021 che dovrebbe essere già iniziata ma che vede le Regioni ancora nell'impossibilità di predisporre i piani di sviluppo rurale, Patuanelli ha proposto di confermare la proposta di riparto di aprile e di compensare con un fondo nazionale ad hoc da circa 92,7 milioni di euro le Regioni che si troveranno ad avere meno fondi europei.
Il decreto-legge n. 89-2021 che istituisce il fondo compensativo è stato approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri ed è entrato in vigore il 23 giugno, dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
"In questo modo non ci sarà una Regione che avrà un euro in meno di quanto avrebbe avuto con il riparto secondo i criteri storici. Garantiamo quindi la applicazione piena dei piani di sviluppo rurale e inseriamo più risorse complessive nel FEASR", ha dichiarato Patuanelli, assicurando la disponibilità a lavorare fin da subito per individuare nuovi criteri dal 2023 che tengano dentro le esigenze di tutti.
La suddivisione dell’importo tra i Programmi regionali di sviluppo rurale oggetto di riequilibrio assegna:
- 5.631.737,89 euro alla Basilicata,
- 1.398.759,55 euro alla Calabria,
- 40.165.463,37 euro alla Campania,
- 26.449.625,25 euro alla Sicilia,
- 19.071.869,23 euro all'Umbria.
Quanto alle risorse FEASR, la somma di 3.564.095.032 euro sarà ripartita tra le regioni assegnando in tutto 1,7 milioni per l'anno 2021 e 1,8 milioni il 2022.
Dal Piano strategico PAC al Recovery, le richieste dell'agricoltura al Governo
Consulta il decreto-legge n. 89-2021 in Gazzetta ufficiale
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