Domande e risposte sul futuro del PNRR alla luce della crisi di governo
Il futuro del Piano nazionale di ripresa e resilienza è in equilibrio su un filo sempre più sottile. Con la crisi di Governo la macchina amministrativa viaggerà con il freno a mano tirato, mettendo a rischio non solo gli obiettivi PNRR di fine anno ma l’intero Recovery. Quali provvedimenti potrebbero bloccarsi e quali investimenti rischiano di non partire?
Dalla Legge di Bilancio al PNRR: i dossier in bilico con la crisi di Governo
Che la partita economica sia una delle più spinose e importanti su cui si gioca il futuro del Paese non c’è alcun dubbio, soprattutto ora, alla luce della crisi di Governo e del periodo di instabilità che essa comporta. I provvedimenti che più camminano sui gusci d’uovo sono senz’altro la Manovra, per cui si vuole evitare lo spettro dell’esercizio provvisorio, e il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
E in quest’ultimo caso il futuro prossimo non sembra roseo.
Il PNRR è a rischio?
Sì, ovviamente. La governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza fa sostanzialmente perno sulla Presidenza del Consiglio dei Ministri e sul Ministero dell’Economia, cui fanno capo 6 degli organi istituiti espressamente per gestire il Piano.
Senza una macchina amministrativa perfettamente funzionante il PNRR potrebbe inevitabilmente subire dei bruschi rallentamenti.
Ma il Governo, come dichiarato dal Segretario generale della Presidenza della Repubblica Ugo Zampetti a margine delle dimissioni di Mario Draghi, “rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti”.
Tra gli affari correnti c’è anche il PNRR?
Presumibilmente sì, i lavori in corso sul PNRR dovrebbero rientrare tra gli affari correnti. Ma ciò potrebbe comunque non bastare per centrare gli obiettivi fissati dal Piano entro i termini fissati da Bruxelles.
Rischiano di saltare le rate 2022?
Anche in questo caso la risposta è sì. Le probabilità che gli obiettivi di fine anno siano centrati entro i tempi si affievoliscono ogni giorno di più: sono 55, tra milestones e target, ancor di più rispetto ai 45 previsti per il primo semestre.
Detta sempre in termini numerici, in ballo ci sono i 46 miliardi di euro previsti per quest’anno: 24,137 miliardi della rata legata agli obiettivi del 30 giugno e i 21,839 miliardi della rata legata agli obiettivi del 31 dicembre 2022.
In realtà, anche la partita della prima rata 2022, quella legata alle scadenze fissate al 30 giugno, è tutta da giocare. Il Governo sostiene di aver centrato tutti gli obiettivi fissati dal calendario PNRR - anche se non tutti concordano con questa affermazione, come ricostruisce la Fondazione OpenPolis - ma l’esame della Commissione europea è estremamente scrupoloso e la delegazione italiana dev’essere pronta a rispondere ai tanti interrogativi che verranno posti da Bruxelles. E’ stato così per la prima rata, quella entrata nelle casse dello Stato italiano ad aprile, varrà lo stesso per le successive.
Il rischio è che l’Italia non sia più percepita a Bruxelles come un interlocutore affidabile. E non è un rischio di poco conto: il dialogo politico positivo con le istituzioni europee è infatti una prerogativa indispensabile per mettere al riparo le risorse PNRR. Nei mesi scorsi la stabilità del Governo è stato uno dei punti su cui la delegazione italiana ha insistito per garantire il rispetto delle scadenze fissate dal PNRR.
Ma il rischio maggiore è quello cui va incontro la rata successiva, quella cioè legata al rispetto delle scadenze di fine anno.
Riusciremo a centrare gli obiettivi PNRR di fine 2022?
Probabilmente no. Va ricordato che si tratta di 55 obiettivi (in numero quindi anche maggiore rispetto a quelli previsti nei mesi precedenti) e che riguardano materie piuttosto delicate.
Ci sono innanzitutto delle riforme “pesanti” da approvare entro fine anno, il ddl Concorrenza in primis.
Sin dal suo concepimento i partiti si sono scontrati sui temi caldi del provvedimento, dalle concessioni balneari ai taxi.
Un tira e molla andato avanti per mesi che aveva spinto lo stesso Draghi ad inviare una lettera alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, ricordando che il disegno di legge e i suoi strumenti attuativi vanno approvati entro dicembre 2022. Una scadenza non rimandabile, altrimenti "sarebbe insostenibilmente messo a rischio il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del PNRR".
Come riportato dal Sole 24 Ore, il disegno di legge approderà lunedì dalla Camera dei deputati per andare al voto martedì e tornare al Senato per la terza lettura, quella definitiva. Una soluzione che permette al Governo dimissionario di rispettare l’obiettivo di approvare il provvedimento entro la pausa estiva ma che non mette del tutto al riparo il target finale. All’approvazione del ddl Concorrenza, infatti, devono seguire una serie di decreti attuativi da emanare entro fine anno.
Stessa storia per il decreto Semplificazioni fiscali, in scadenza il 20 agosto, che arriverà in aula alla Camera lunedì.
In entrambi i casi ai provvedimenti è legata l’approvazione di deleghe legislative e atti complessi, che richiedono che i Ministeri lavorino a pieno regime. Cosa che non si è detto si realizzi con un Governo in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Quali investimenti PNRR dovrebbero vedere la luce entro fine anno?
32. Si tratta di investimenti nella maggior parte dei casi già pianificati e che attendono la messa a terra dei fondi.
Quel che non è chiaro è se la macchina amministrativa riuscirà a non subire i contraccolpi della brusca frenata dettata dalla crisi di Governo e mantenere la roadmap concordata con Bruxelles.
Tra gli investimenti da portare a casa entro fine anno molti riguardano la transizione green.
Entro fine anno sono da aggiudicare gli appalti pubblici per le Green Communities, quelli per l'aumento della capacità di rete e per rendere il sistema elettrico più resiliente.
Sempre entro fine anno andranno aggiudicate le opere alle nove autorità di sistema portuale per ridurre l’impatto ambientale ed energetico dei porti e dovranno entrare in vigore le semplificazioni delle procedure di autorizzazione per gli impianti di cold ironing.
La logistica è anche al centro di un altro investimento da completare entro il 31 dicembre, quello relativo al piano logistico per l’agrifood: la graduatoria finale dovrebbe essere pubblicata entro fine anno e la concessione dei finanziamenti dovrebbe arrivare entro il primo trimestre 2023, ma il Mipaaf per ora ha solo approvato i criteri di emenazione dei bandi, che dovranno essere gestiti da Invitalia.
Ci sono però anche altri bandi che devono ancora partire: quelli per portare le energie rinnovabili in agricoltura (i bandi per l’agrisolare e per l’agrivoltaico) o il bando da 2,2 miliardi per realizzare comunità energetiche rinnovabili, solo per citarne alcuni.
Ed entro fine anno vanno anche assegnate le borse di ricerca per i giovani ricercatori, una misura che sostanzialmente tenta di trattenere in Italia i cervelli in fuga.
Foto di Olya Kobruseva