Verso dialogo UE automotive: cosa c’è sul tavolo, tra ipotesi nuovi incentivi auto e scontro con dazi USA
Il prossimo 30 gennaio la Commissione UE avvierà un dialogo strategico con l’industria automobilistica europea, le parti sociali e altri stakeholder. L’intenzione di Bruxelles è di tutelare un settore cruciale per la competitività industriale dell’Unione, promuovendo al contempo i target climatici. Un obiettivo molto ambizioso cui si frappongono diversi ostacoli, dai dazi di Trump al dominio cinese su materie prime critiche fondamentali per il futuro dell’industria automotive.
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Al centro della discussione che verrà avviata dalla Commissione europea, vi sono temi chiave per il settore automobilistico come l’innovazione, la transizione green e la decarbonizzazione (in particolare in riferimento alle multe sulle emissioni di CO2), la competitività dell’industria UE e le relazioni commerciali a livello globale, nonché la semplificazione normativa e la possibilità di nuovi incentivi auto.
Il dialogo strategico, che sarà presieduto da Ursula von der Leyen, coinvolgerà rappresentanti del settore (produttori, fornitori) e altre parti interessate (anche della società civile) al fine di affrontare le sfide e sviluppare possibili soluzioni in un momento in cui l’industria automotive europea sta vivendo uno dei suoi momenti più bui.
Criticità dell’industria automobilistica europea e possibili soluzioni
Sebbene il settore fornisca oltre 13 milioni di posti di lavoro in Europa e contribuisca per circa il 7% del PIL dell’UE, l’industria automotive sta attraversando profondi cambiamenti strutturali, guidati da innovazioni tecnologiche, digitalizzazione, decarbonizzazione e presenza di concorrenti altamente competitivi in un contesto geopolitico instabile. Tutto ciò mette alla prova la solidità delle aziende automobilistiche europee, che - in riferimento al settore dell’elettromobilità - faticano a restare al passo con competitor come la Cina, che fornisce all’UE il 98% dell’approvvigionamento di elementi delle terre rare. Tra le principali criticità del mercato dell’auto europeo, infatti, vi è anche la scarsa capacità di Bruxelles di avere costi di produzione competitivi e di garantire una certa padronanza di tecnologie chiave (come il litio per le batterie, ad esempio), fattori che concorrono alla forte crisi dell’industria automotive dell’UE.
Nel 2024, la crescita del mercato automobilistico europeo si è attestata quasi all’1% (0,9%) e, rispetto al 2019, il comparto ha registrato una decrescita del 18%. Con questi numeri, la capacità dell’industria di raggiungere il target al 2035 fissato da Bruxelles di vendere solo auto nuove a zero emissioni sembra quantomeno poco probabile. Il tema, però, non è tanto la scadenza del 2035, quanto il percorso da intraprendere per raggiungere la neutralità carbonica del settore.
Sulla questione, nei mesi scorsi, era intervenuto anche il ministro MIMIT Adolfo Urso, insistendo sulla necessità di anticipare al 2025 il dibattito relativo alla linea strategica da adottare per decarbonizzare l’industria automotive dell’UE. In breve secondo l’Italia, per raggiungere gli obiettivi al 2035, Bruxelles deve istituire un fondo di sostegno per la filiera e per i consumatori che acquistano auto elettriche prodotte in Europa; ma anche considerare gli e-fuels nella corsa verso la decarbonizzazione e definire una strategia volta a garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie (quindi rendendo l’UE più autosufficiente nell’approvvigionamento di materie prime critiche).
Rispetto alla necessità di aumentare gli incentivi è intervenuta alla conferenza del WEF di Davos la commissaria Teresa Ribera, che ha parlato della possibile introduzione di uno schema di sussidi europei per incrementare la domanda di veicoli elettrici nell’UE. Un programma di incentivi in via di definizione e che sarà maggiormente approfondito nel corso del dialogo che si avvierà la prossima settimana. La commissaria ha inoltre anticipato di voler adottare una posizione di apertura verso le case automobilistiche in merito alla possibilità di ridurre le multe che (da quest’anno) devono pagare in caso di mancato rispetto degli obiettivi annuali di vendita dei veicoli elettrici.
Sempre in tema incentivi, a livello nazionale intanto è arrivata nei giorni scorsi la notizia relativa all’esaurimento dei fondi di Ecobonus 2024, il sistema di incentivi per le auto ibride plug-in, con il governo che al momento non ha annunciato nuovi fondi in arrivo per le agevolazioni auto 2025.
Tornando alle principali criticità dell’industria automobilistica europea, infine, non si può non citare quella legata alle infrastrutture. Secondo un’analisi del 2024 dell’European Automobile Manufacturers’ Association (ACEA), ad esempio, l'UE ha bisogno di aumentare di 8 volte i punti di ricarica all'anno entro il 2030 per garantire gli obiettivi climatici. Ancora una volta, anche in ambito infrastrutture la Cina viaggia molto più veloce rispetto al resto del mondo: sempre secondo ACEA, la rete di ricarica pubblica cinese rappresenta quasi due terzi dell'infrastruttura di ricarica pubblica globale ed è in continua crescita (dati 2024).
L’impatto dei dazi di Trump sull’automotive
In questo contesto, l’amministrazione del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si sta muovendo con decisione da un lato contro le politiche ambientali promosse da Biden (con impatti significativi anche sul settore automobilistico) e dall’altro ha annunciato che imporrà pesanti dazi ai beni che provengono da altri Paesi.
Anzitutto, sul fronte interno in tema automotive Trump ha apertamente criticato i veicoli elettrici, revocando un ordine esecutivo che mirava a raggiungere il 50% di auto elettriche entro il 2030. Ha inoltre ordinato all’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) di rivedere le normative sulle emissioni, che attualmente impongono alle case automobilistiche di garantire che una parte delle loro vendite sia di veicoli elettrici (entro il 2032). Tra i provvedimenti promossi da Trump, anche la fine dell’incentivo sotto forma di crediti d’imposta di 7.500 dollari per l’acquisto di auto elettriche e lo stop ai finanziamenti per le stazioni di ricarica.
A preoccupare maggiormente l’industria automobilistica globale - inclusa quella europea - sono, però, i dazi del 25% che Trump ha annunciato per le importazioni da Messico e Canada. Molte case automobilistiche, infatti, hanno stabilimenti nei due Paesi, e questi dazi potrebbero avere ripercussioni negative sui loro guadagni e sulla continuità delle loro catene di fornitura.
Una preoccupazione che interessa anche l’Italia, dato che Stellantis, ad esempio, ha diversi stabilimenti in Messico e Canada, sebbene abbia già dichiarato di essere pronta ad adattarsi ai cambiamenti imposti dalla Casa Bianca (in particolare, Elkann ha annunciato in questi giorni che Stellantis investirà negli USA, per bilanciare gli effetti degli eventuali dazi imposti da Trump).
Sempre in tema dazi, il presidente USA minaccia anche una tassazione del 35% sui veicoli importati da Paesi con produzione delocalizzata, una misura che potrebbe colpire duramente i costruttori che hanno fabbriche in Messico, tra i quali le europee Volkswagen e BMW, ma anche colossi come Toyota e Nissan.
Il predominio della Cina su tecnologie cruciali per il futuro delle auto elettriche
A minacciare la competitività dell’industria automotive europea c’è poi la Cina, il più grande produttore al mondo di batterie al litio, fondamentali per le auto elettriche. Non a caso Pechino detiene una quota del 60% del mercato globale dei veicoli elettrici, ma è anche il leader globale nel settore green tech in generale. Inoltre, come anticipato, la Cina rappresenta il 98% della fornitura di terre rare dell’UE e il 60% delle materie prime critiche (i 27 producono solo il 9% del loro fabbisogno di questo tipo di materiali). Per quanto riguarda, poi, la produzione di litio (materiale essenziale per le auto elettriche) la Cina è - dopo Australia e Cile - il terzo maggiore produttore al mondo e, inoltre, controlla indirettamente circa la metà delle risorse mondiali di questo minerale.
In effetti, Bruxelles ha iniziato solo nel 2017 ad affrontare le sfide legate all’approvvigionamento di materie prime critiche, cruciali anche per l’elettromobilità. A marzo 2022, poi, la Commissione ha lanciato il Critical Raw Materials Act, al fine di fissare obiettivi volti al raggiungimento dell’autosufficienza nell’approvvigionamento di materie prime critiche entro il 2030. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno investito circa 1 miliardo di dollari in progetti globali sulle terre rare tramite il Defence Production Act.
Tuttavia, nonostante gli sforzi di Europa e USA per contenere il predominio della Cina in questo ambito, probabilmente entrambi i continenti resteranno fortemente dipendenti da Pechino nel breve termine. Le politiche di Bruxelles sulle materie prime critiche, in particolare, sono ostacolate dall’assenza di una strategia sovranazionale coerente, che influisce sulla capacità di competere a livello globale. Proprio per questo, il dibattito sulle materie critiche sarà cruciale nell’ambito del dialogo UE sull’automotive che la Commissione si appresta a iniziare.
Le proposte al centro del dialogo UE per salvare il settore automotive
Il dialogo strategico che si aprirà il prossimo 30 gennaio affronterà diverse questioni urgenti, con l’obiettivo di fornire soluzioni possibili da integrare nel piano d’azione per l’automotive che dovrà essere elaborato dal commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas.
Anzitutto, si parlerà della necessità di accelerare l’innovazione nelle tecnologie chiave, come la guida autonoma e le batterie di nuova generazione, per introdurre un cambio di rotta che non faccia perdere ulteriore terreno alle aziende europee in questo settore.
Un altro nodo cruciale, è la transizione verso una mobilità pulita senza penalizzare eccessivamente consumatori e imprese. A pesare sui consumatori, in particolare, vi sono gli alti costi iniziali per l’acquisto dell’elettrico e la carenza di infrastrutture di ricarica; sui produttori, invece, incombono le multe che dovranno pagare da quest’anno in assenza di determinati livelli annuali di vendite di auto elettriche.
Non meno importante è il tema della competitività e della resilienza dell’industria automotive dell’UE, con particolare attenzione ai costi di input (energia, manodopera, materie prime) e alla sicurezza dell’approvvigionamento.
Infine, il dialogo strategico europeo sull’automotive si focalizzerà anche sulla questione delle relazioni commerciali e della “parità di condizioni” a livello internazionale, nell’ottica di rispondere alle strategie aggressive di altri Paesi nel mondo volte a conquistare importanti quote di mercato, adottando un approccio pragmatico e a sua volta competitivo, come ribadito in questi giorni da von der Leyen a Davos.
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