Pagamenti: Italia recepisce direttiva europea sui ritardi

Antonio Tajani - Credit © European Union, 2012Pagamenti finalmente puntuali. Il Consiglio dei ministri della scorsa settimana ha finalmente recepito la direttiva europea sui ritardati pagamenti, in anticipo rispetto al limite fissato dalle norme europee, che chiedevano di adeguarsi entro il 16 marzo 2013. Adesso le pubbliche amministrazioni avranno trenta o, in alcuni casi, sessanta giorni per liquidare le loro fatture. Una vera manna per le imprese, visto che oggi in Italia giacciono circa 90 miliardi di pagamenti in ritardo.

Il testo è stato elaborato nel corso di una lunga fase di gestazione tra i ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico, della Giustizia e degli Affari europei. La questione che affronta, infatti, è delicatissima per l’equilibrio delle finanze pubbliche e non poteva essere decisa in fretta. In Italia questo gigantesco monte di debiti è stato prodotto con tempi medi di pagamento di 180-190 giorni. Che, nei casi peggiori, potevano sforare ulteriormente. Ed è servito alle diverse amministrazioni, nel tempo, per risolvere i propri problemi di liquidità. Cambiare di colpo le regole, allora, poteva essere letale.

Per rimediare a questa situazione, secondo il decreto legislativo appena varato, dal primo gennaio 2013 la pubblica amministrazione dovrà pagare i propri fornitori al massimo entro trenta giorni; si potrà arrivare a sessanta in alcuni casi. Tra privati, invece, si potrà sforare questi limiti se tra le parti c’è un accordo preciso in tal senso.

Chi sfora questi termini sarà costretto a pagare un conto molto salato. Su questo punto il recepimento della direttiva europea è stato quasi letterale. Le amministrazioni pubbliche che non rispetteranno i tempi dovranno sobbarcarsi gli “interessi legali di mora”. Che cominceranno a correre dal giorno successivo al termine del pagamento e si calcoleranno sommando otto punti percentuali al tasso base fissato dalla Banca centrale europea. Tradotto: oggi si dovrebbe pagare circa il dieci per cento di interesse.

Per i rapporti tra privati, come detto, ci sarà qualche limitazione in meno. Potranno concordare liberamente il livello degli interessi di mora e potranno decidere di superare la soglia dei 60 giorni. Anche se il decreto prevede una serie di paletti per evitare che gli accordi tra le imprese, di fatto, aggirino le regole fissate dal provvedimento.

Il pressing messo in atto dal commissario europeo all’Industria Antonio Tajani, allora, è servito a qualcosa. Solo poche settimane fa era venuto a Roma per chiedere espressamente il recepimento. Minacciando, in caso di inadempimento, un’immediata procedura di infrazione. Non servirà, perché l’Italia è il primo grande paese dell’Ue che si è adeguato alle regole della direttiva.

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DIRETTIVA 2011/7/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 16 febbraio 2011 relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali

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