Appalti - correttivo, arrivano le osservazioni di Anac e Consiglio di Stato
Arrivano i pareri di Anac, Consiglio di Stato e Regioni sul correttivo al Codice appalti.
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Il decreto correttivo accelera verso l’allungo finale. Il termine per l’approvazione del testo è ormai prossimo: il 19 aprile bisogna chiudere i lavori e portare tutto in Gazzetta ufficiale. Così, i soggetti che devono dare il loro parere sul provvedimento in questi giorni stanno, uno dopo l’altro, presentando le loro osservazioni. Questa settimana si sono susseguiti l’audizione del presidente Anac, Raffaele Cantone, in Parlamento e i pareri delle Regioni e del Consiglio di Stato. Per tutti, ci sono molte modifiche da portare al testo.
Le osservazioni dell'Anac
Partiamo da Cantone. Il presidente Anac non ha gradito, in primo luogo, l’impostazione dell’intervento. Un correttivo che arriva dopo appena un anno dall’entrata in vigore rischia di modificare istituti che, in larga parte, non sono ancora neppure andati a regime. Succede, ad esempio, per le norme sulla qualificazione delle stazioni appaltanti.
L'appalto integrato
Detto questo, comunque, per Cantone alcuni passaggi del testo vanno rivisti. A partire dal ritorno all’appalto integrato: l’affidamento contemporaneo di esecuzione e progettazione viene, di fatto, ripristinato dal decreto. E questo rappresenta il tradimento di uno dei principi fondamentali affermati dalla riforma del 2016: la centralità della progettazione.
Le varianti
Ma non solo. Al presidente dell’Autorità non piacciono diversi altri passaggi, come quello che impone all’Anac di rispondere alle istanze sulle varianti entro trenta giorni: troppo presto. E, soprattutto, va rivista la norma che concede alle concessionarie di derogare ai principi di concorrenza per le manutenzioni.
I termini per le correzioni
In generale, poi, sarebbe opportuno riaprire i termini della legge delega. In teoria, infatti, il correttivo dovrebbe essere l’ultimo provvedimento a modificare il codice. La realtà, però, è che altri emendamenti nei prossimi mesi arriveranno di sicuro. A questo punto è meglio governare il processo e far passare tutto da nuovi decreti correttivi.
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Il parere delle Regioni
Subito dopo sono arrivate le osservazioni delle Regioni, che si sono concentrate soprattutto su due punti. Il primo riguarda le gare al massimo ribasso. Il limite per l’utilizzo del prezzo più basso andrebbe alzato, portandolo da uno a due milioni di euro. La costruzione di un appalto con il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa, infatti, implica una complessità che molte gare di importo medio non hanno.
Le comunicazioni della Pa
L’altro punto sotto osservazione delle Regioni riguarda le comunicazioni obbligatorie delle pubbliche amministrazioni. Tra decreto trasparenza e codice appalti, infatti, gli adempimenti a carico delle Pa si sono moltiplicati negli anni. Andrebbero riorganizzati, per consentire un risparmio di tempo e denaro.
Il Consiglio di Stato
Infine, ci sono le indicazioni arrivate dal Consiglio di Stato. Da Palazzo Spada arriva, soprattutto, una stoccata contro le norme sulle concessioni: non è giusto elevare dal 30% al 49% il tetto massimo per il contributo pubblico alle opere. Si tratta di una modifica che fa a pugni con l’intenzione dichiarata di trasferire il rischio sui privati.
Le regole sulla progettazione
Non piacciono nemmeno alcune norme che riguardano i professionisti. In particolare, sui parametri di progettazione: le tabelle ministeriali che servono da riferimento per costruire i bandi di progettazione non possono essere rese obbligatorie.
I prossimi passaggi
I prossimi giorni, incassati questi pareri, si annunciano comunque molto intensi. A breve, infatti, è atteso anche il parere più importante dal punto di vista politico: quello del Parlamento. Un passaggio che non si annuncia semplice.