Inclusione sociale - il Piano nazionale contro la poverta'
Al via il Piano nazionale contro la povertà, che regola anche i servizi per l'accesso al Reddito di Inclusione (REI). Si parte con 300 milioni di euro nel 2018, per arrivare a oltre 700 milioni annui a regime tra risorse nazionali e fondi europei.
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Via libera della Rete della protezione e dell'inclusione sociale al Piano nazionale per gli interventi e i servizi di contrasto alla povertà, a cominciare dalle misure per la piena implementazione del Reddito di Inclusione (REI). Il Piano dovrà ora essere confermato dalla Conferenza Unificata (Governo-Regioni-Comuni), per poi procedere alla definizione dei Piani regionali.
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Le risorse del Fondo Povertà
Il Piano, approvato dalla Rete presieduta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e partecipata da assessori regionali e comunali, è il primo strumento programmatico per l'utilizzo della quota del Fondo Povertà destinata al rafforzamento degli interventi e dei servizi territoriali per l'inclusione sociale.
Il Fondo Povertà dispone di circa 300 milioni di euro nel 2018, che saliranno a 470 milioni a partire dal 2020 e per gli anni successivi. Integrando queste risorse con i fondi europei per le politiche sociali, si arriverà a regime a oltre 700 milioni di euro l'anno.
Attraverso questi fondi sarà possibile rafforzare e migliorare i servizi sociali di contrasto alla povertà a favore dei beneficiari del Reddito di inclusione (REI), che, per la prima volta dalla riforma del Titolo V della Costituzione, acquisiranno natura di “livelli essenziali delle prestazioni”.
Il REI e i livelli essenziali delle prestazioni
Il Reddito di inclusione consiste infatti non solo in un beneficio economico, condizionato alla prova dei mezzi e quindi accessibile in base a precisi requisiti economici, ma anche in una componente di servizi alla persona definiti sulla base di una valutazione multidimensionale del bisogno del nucleo familiare.
Il decreto legislativo istitutivo del REI stabilisce i livelli essenziali delle prestazioni in maniera da accompagnare le famiglie in tutto il percorso nei servizi, dal momento della richiesta delle informazioni fino al superamento della condizione di povertà.
Per svolgere queste funzioni, che spaziano dalla valutazione della condizione di bisogno alla progettazione personalizzata degli interventi, il Piano nazionale prevede anzitutto l'attivazione di un numero adeguato di uffici deputati ad attività di informazione, consulenza, orientamento e assistenza nella presentazione della domanda. In linea di massima, si mira ad attivare un Punto di accesso al REI ogni 40mila abitanti, con modulazioni diversificate in base alle esigenze per le città metropolitane e per i piccoli comuni.
Il Piano punta poi a rendere disponibile un numero sufficiente di assistenti sociali per effettuare la valutazione multidimensionale dei fattori di vulnerabilità della famiglia e identificare i possibili percorsi verso l'autonomia. Si arriva così alla definizione del progetto personalizzato, quindi all'individuazione di obiettivi e risultati attesi e dei servizi a favore del beneficiario del REI.
I Piani regionali
Una volta approvato dalla Conferenza Unificata, il Piano nazionale aprirà la strada ai Piani regionali, che dettaglieranno gli impegni relativi a ciascun territorio e gli strumenti e le forme di collaborazione e cooperazione previste per garantire una progettazione unitaria a sostegno dei beneficiari del REI.
In base al Piano nazionale, le programmazioni regionali dei comparti sociale, sanitario e delle politiche del lavoro dovranno risultare omogenee a livello territoriale e garantire, nella progettazione e realizzazione degli interventi, il coinvolgimento delle realtà del Terzo Settore impegnate nel campo delle politiche sociali.