Web tax - Parlamento UE dice sì a nuove regole per i servizi digitali
Il Parlamento UE propone di ampliare il campo di applicazione delle direttive sulla tassazione delle imprese digitali che operano nell'Unione. Adottati due pareri con ampia maggioranza, in attesa della posizione del Consiglio.
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Si riapre il dibattito europeo sulla tassazione delle imprese digitali dell'Unione. Già nel marzo 2018, la Commissione europea ha presentato due distinte proposte legislative su una tassazione più equa delle attività digitali nell'UE.
La prima proposta (Tassazione delle imprese con una presenza digitale significativa), presentata come soluzione privilegiata, mira a riformare le norme sull'imposta sulle società, in modo che gli utili siano registrati e tassati quando le imprese interagiscono con gli utenti attraverso i canali digitali. La seconda proposta (Tassa sui servizi digitali) è un'imposta provvisoria che copre le principali attività digitali che attualmente non sono soggette a tassazione nell'UE.
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Il Parlamento europeo
La Plenaria ha adottato due pareri sulle proposte di direttive del Consiglio: con 451 voti in favore, 69 voti contrari e 64 astensioni, è stata approvata la relazione sulla direttiva sulla tassazione dei servizi digitali; mentre 439 voti in favore, 58 voti contrari e 81 astensione per la tassazione delle società con una presenza digitale significativa.
Le proposte prevedono:
- Fornitura di contenuto digitale - i deputati hanno aggiunto all'elenco dei servizi imponibili la fornitura di contenuti su un'interfaccia digitale come video, audio, giochi o testi, indipendentemente dal fatto che siano di proprietà della società fornitrice o che questa ne abbia acquisito i diritti di distribuzione. Le piattaforme online che vendono contenuti digitali, come Netflix, possono quindi essere tassate.
- Abbassamento della soglia minima delle entrate imponibili - i deputati hanno accettato di ridurre la soglia minima al di sopra della quale i redditi di una società sono soggetti a tassazione. Le norme si applicheranno a qualsiasi società che generi entrate all'interno dell'UE superiori a 40 milioni di euro durante l'esercizio finanziario in questione (La Commissione europea aveva proposto un importo di 50 milioni di euro).
Tuttavia, il Parlamento ha sottolineato che la DST (digital services tax in inglese) è una misura temporanea. L'adozione della direttiva sulla presenza digitale significativa, della base imponibile consolidata comune per le società o di norme analoghe a livello dell'OCSE o delle Nazioni Unite costituirebbe, invece, una soluzione permanente, preferibile a tutti gli effetti.
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Sulla tassa sui servizi digitali si è espresso Paul Tang (S&D, NL), il quale ha dichiarato che sia il Parlamento europeo sia i cittadini europei chiedono che i giganti della tecnologia paghino le loro tasse. Per questo motivo si è votato in favore di una tassa sui servizi digitali più ambiziosa, tassando anche le entrate derivanti dai servizi di streaming online. Si parla di equità di base, dove tutti pagano la loro parte equamente.
Il relatore sulla presenza digitale significativa Dariusz Rosati (PPE, PL), invece, ha affermato che le tasse devono essere pagate quando un'impresa crea il suo valore, indipendentemente dal fatto che si tratti di un'impresa digitale o tradizionale. I litigi e i veti reciproci in seno al Consiglio fanno sì che l'UE non sia in grado di affrontare il problema. L'Unione europea dovrebbe essere un precursore di tendenze, continuando nel contempo a lavorare su una soluzione internazionale a livello dell'OCSE.
Il Parlamento UE attende, dunque, la posizione del Consiglio che deciderà all'unanimità sul contenuto delle norme; si auspica entro il termine del suo mandato, nell'aprile 2019.