RIF 2019: governance globale, l'Europa torni protagonista
In una situazione in cui le regole condivise e le istituzioni internazionali sono messe in discussione, l’Europa deve trovare il modo di adattarsi al nuovo equilibrio finanziario globale, tornando protagonista. Il tema è stato al centro della plenaria conclusiva del Rome Investment Forum 2019.
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“Ci troviamo in una fase di crisi dell’occidente, della leadership americana e del sistema del dollaro. Una crisi legata in parte alla presidenza Trump, ma che ha radici antiche: la prospettiva atlantica imperniata sulla leadership americana è alle corde”, sottolinea in apertura dei lavori della sessione conclusiva del Rome Investment Forum 2019 Paolo Garonna, Segretario Generale della Federazione delle Banche, delle Assicurazioni e della Finanza (FeBAF).
Obiettivo del dibattito è fare “un checkup del sistema economico e finanziario internazionale”, un sistema fondato su istituzioni e regole, dal completamento di Basilea 3 alla revisione di Solvency 2.
Fatte le regole, come si implementeranno? E chi ne supervisionerà il processo di revisione? Sono queste le domande al centro della discussione.
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Le sfide europee in materia di governance globale
Chi soffre di più la situazione attuale, in cui le regole condivise e le istituzioni internazionali sono in crisi, è proprio l’Europa, sottolinea il presidente dell’Istituto Affari Internazionali (IAI) Ferdinando Nelli Feroci.
“Una situazione di equilibrio instabile, in cui ci si deve muovere navigando a vista” e che costringe l’Europa ad affrontare una serie di questioni spinose: le difficoltà legate alla necessità di reinterpretare il rapporto con l’alleato tradizionale, gli USA, il difficile rapporto con la Russia, il ruolo nuovo della Cina.
“Se vogliamo recuperare un protagonismo europeo in materia di governance globale dobbiamo affrontare alcune sfide”, aggiunge Nelli Feroci. La prima riguarda il commercio internazionale: “il rischio protezionismo continua ad essere altissimo, per ora più minacciato che reale”.
La seconda sfida è ambientale: “il Green Deal europeo è molto ambizioso, ma rischia di avere dei costi importanti per le nostre economie” e di porre l’UE di fronte a “una concorrenza sleale” se le altre potenze globali non dovessero assumersi impegni dello stesso livello.
C’è poi la questione della tassazione dei giganti del web, tema molto popolare in Europa, che ha fatto un tentativo di imposta sui profitti di questi giganti: “L’ideale sarebbe definire un regime di tassazione per lo meno in ambito OCSE”.
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I nodi da sciogliere nel nuovo equilibrio globale
Nell’analizzare la situazione internazionale il presidente dell’International and European Pole Movement of French Enterprises - MEDEF Bernard Spitz, prende a prestito le parole chiave del titolo del panel conclusivo dell’evento: “New Rules and Institutions for a Fair and Effective New Global Financial Order”.
Innanzitutto, ‘Fair’ ed ‘Effective’: “Se si è giusti non si è necessariamente efficaci, e se si è efficaci non necessariamente si è anche giusti. Se si vuole essere entrambi occorre essere inclusivi nel modo in cui affrontiamo i diritti sociali, le diseguaglianze e le questioni ambientali”.
Poi si focalizza sulla parola ‘New’, su cui si pone l’accento nel dibattito: nuove regole, nuove istituzioni, nuovo ordine globale. E si domanda se “è davvero necessario creare cose nuove”. La vera questione, piuttosto, dovrebbe essere come usare meglio le istituzioni e regole esistenti “partendo da una miglior regolamentazione a livello europeo, non solo a parole”.
Sul quadro di potere globale si concentra anche Francesco Mazzaferro, Head of Secretariat del European Systemic Risk Board - ESRB: “Il quadro di potere all’esterno dell’Europa è caratterizzato da una serie di potenze ostili”. Quel che ci vuole è “un cambio di passo” per adattarsi alla mutata condizione internazionale.
“L’Europa per molto tempo si è affidata sul piano internazionale alla tutorship degli Stati Uniti, che hanno rappresentato per il Vecchio Continente un punto di coerenza”, sottolinea Sergio Fabbrini, direttore della School of Government dell’Università Luiss Guido Carli. “Quel che è avvenuto a Washington negli ultimi anni ha fatto venir meno tale coerenza: Trump sostiene la Brexit e i movimenti che mettono in discussione la dimensione europea”.
Rischi sistemici: il punto di vista delle assicurazioni
Dal 2013, ricorda Alberto Corinti, membro del Board of directors dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni – IVASS, per il settore assicurativo si è seguito lo stesso approccio adottato per quello bancario: “si è cercato di identificare le imprese che dovevano essere soggette a un trattamento più severo perché in caso di crisi o fallimento potevano generare essere un impatto sistemico”.
Un approccio che è andato avanti fino allo scorso anno senza molto successo, fondamentalmente perchè “focalizzarsi solo sulle imprese individuali nel settore assicurativo (come in quello bancario) taglia fuori una serie di sorgenti di impatti sistemici” e perchè “è difficile individuare ex ante quali sono le sorgenti di una possibile crisi sistemica”.
Queste considerazioni hanno portato a un altro approccio, che verrà applicato nel 2020, un “sistema che permetterà ai supervisori di fare valutazioni discrezionali, su quando è necessario applicare certe misure e certi interventi”. Lo sforzo da fare, conclude “è migliorare la capacità di valutazione dei supervisori e soprattutto permettere loro di lavorare insieme con sufficiente apertura”.
Gli fa eco Massimo di Tria, Chief Investment Officer di Cattolica Assicurazioni: “Dopo Solvency 2 all’interno del mondo assicurativo c’è una cultura del rischio incredibilmente più sviluppata di quella che c’era in precedenza. E’ stato fatto un progresso enorme e da qui si riparte”.
Ma il rischio sistemico non può essere addossato alle assicurazioni: “Le compagnie assicurative non generano rischi, ma assicurano i rischi. I rischi esistono già nel sistema, se non vengono assicurati e gestiti professionalmente in maniera diversificata dalle compagnie di assicurazione restano molto pericolosi e possono avere un effetto domino critico”. L’obiettivo, quindi, è “trovare un framework che permetta alle assicurazioni di continuare a svolgere il lavoro che hanno fatto in tantissimi anni”. E aggiunge: “Non solo serve la cooperazione tra regolatori, ma potremmo intensificare il dialogo tra regolatori e operatori: la collaborazione può portare moltissimi vantaggi”.