Pari opportunita’: tavoli bilaterali e nuovi fondi a tutela delle donne
A seguito della riunione della Cabina di regia interministeriale sulla violenza maschile contro le donne, la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti ha annunciato lo stanziamento di 20 milioni di euro destinati alle Regioni e di 10 milioni per il finanziamento di un bando ad hoc.
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I tavoli bilaterali contro la violenza di genere
A stretto giro verranno attivati una serie di tavoli operativi bilaterali su alcuni temi rilevanti nel contrasto alla violenza di genere. Questa misura, che affonda le sue radici nei risultati emersi dal Rapporto Grevio del Consiglio d’Europa, si accompagnerà ad una valutazione del Piano operativo in ordine alla stesura del nuovo Piano strategico nazionale antiviolenza.
Dopo il tavolo bilaterale sul Codice Rosso avviato in seno al Ministero della Giustizia, il Dipartimento per le Pari opportunità attiverà con i ministeri competenti un tavolo operativo sui temi della giustizia, uno sui temi del lavoro ed un tavolo sull’educazione e la prevenzione, a partire dal contrasto del linguaggio d’odio.
“Si tratta di lavorare in maniera integrata su obiettivi puntuali. È un’occasione importante per delineare le azioni successive e anche per definire la fisionomia e gli strumenti di valutazione del nuovo Piano strategico nazionale”, ha spiegato la ministra Bonetti.
In coda alla riunione è stata ribadita l’importanza di ratificare in tempi brevi la convenzione ILO del giugno 2019 sulla violenza in ambito lavorativo e di attivare progetti che tutelino in ambiente domestico i bambini vittime della violenza subita dalle madri.
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Lavoro: gap territoriale per le donne nel Mezzogiorno
Tuttavia l’Italia ha bisogno non solo di provvedimenti a tutela delle donne vittime di violenza, ma anche di azioni per colmare il gap territoriale relativo al lavoro dipendente.
Il report Ebitemp sulla “somministrazione di lavoro in una prospettiva di genere” presentato al Cnel, evidenzia come l’occupazione in somministrazione si concentra al Nord che rappresenta circa il 70% del totale nazionale. In particolare le lavoratrici delle Agenzie per il lavoro nelle regioni settentrionali raggiungono il 73,1%, rispetto al 15,8% di occupate nel Centro e all’11,1% nel Mezzogiorno.
Come è noto si tratta di rapporti di lavoro con gli stessi diritti, le tutele e la retribuzione del lavoro dipendente; il gap territoriale è un riflesso del prevalere nelle aree più povere del Paese di contratti flessibili che offrono minori garanzie alle lavoratrici, e dell’ampio ricorso al lavoro nero.
Se il trend complessivo del mercato del lavoro vede una crescita della quota di occupazione femminile rispetto al periodo pre-crisi, nello specifico si ribalta l’andamento se si considerano le lavoratrici in somministrazione negli anni successivi alla recessione economica del 2009. Infatti, nel periodo 2008-2013, l’incidenza dell’occupazione in somministrazione femminile era superiore a quella maschile. Ma nel 2018 le donne in somministrazione incidevano per l’1,9% sul complesso dell’occupazione femminile (contro il 2,2% degli uomini). In più, nel primo trimestre 2019, si è registrata una riduzione del peso della somministrazione sull’occupazione complessiva, che è passata all’1,7% per le donne e all’1,9% per gli uomini.
Dallo studio Ebitemp emerge anche che tra le donne incidono di più i rapporti di lavoro brevi; in media hanno lavorato 45,4 giornate per trimestre nel periodo 2008-2018 (48,7 per gli uomini), con un maggior turn over rispetto ai colleghi maschi.
I livelli di occupazione femminile in somministrazione mostrano una minore variabilità rispetto al ciclo economico, in confronto ai colleghi maschi. Su questo comportamento incide la diversa distribuzione settoriale che per le donne è più orientata al terziario: l’occupazione maschile in somministrazione si concentra nell’industria (è il 63,6%), mentre la presenza femminile in somministrazione supera l’87% nell’alberghiero, l’86% nei servizi sociali e sfiora il 70% nella PA.
Inoltre circa il 34% delle donne in somministrazione sono occupate a tempo parziale (contro il 12% dei colleghi maschi), modalità che rappresenta un modo per conciliare professione e attività di cura, ma secondo il report “occorre domandarsi se il part time costituisca una vera scelta o una scelta obbligata”. Anche nel lavoro in somministrazione la retribuzione delle donne è inferiore a quella degli uomini: il gap medio è del 16%, nel tempo pieno la differenza si riduce al - 7%, e tocca il -12% nel tempo parziale.
In chiusura, l’analisi Ebitemp si sofferma sul welfare di settore erogato dall’Ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo che finanzia contributi per asili nido, sostegno alla maternità, tutela sanitaria, indennità infortuni, prestiti personali, agevolazioni alla mobilità. Nel 2018 sono giunte circa 30mila richieste di prestazioni di welfare (+ 30% sul 2017), di cui oltre 16mila provenienti dalle lavoratrici. La componente femminile prevale nelle richieste di contributi per la retta universitaria, per il trasporto extraurbano e per la tutela sanitaria.
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