Flop bando tracciamento Covid: 49mila domande, ma solo 428 assunti
Il bando della Protezione civile per rafforzare l'attività di contact tracing, per contenere la diffusione del Covid-19 e alleggerire la forte pressione sugli ospedali è al palo. Nonostante 49mila italiani si siano candidati per l'iniziativa, solo un quinto di loro è stato assunto.
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La seconda ondata di coronavirus ha messo ancora una volta in ginocchio l'Italia che, tra contagi in aumento ed ospedali al collasso, non riesce a mettere un punto all'emergenza tracciatori, ovvero coloro che devono occuparsi di seguire i possibili soggetti a rischio contagio, perché venuti a contatto con un positivo.
Nonostante la forte aderenza all'iniziativa, chiusa in soli due giorni con un boom di domande, oltre alla disponibilità di fondi e di posti effettivi, il bando per il contact tracing Covid si è rivelato un fallimento.
"Manca personale per fare le selezioni", spiegano dalle Regioni. Il risultato è che, al 6 novembre, sui duemila assumibili ne sono stati contrattualizzati appena 428, un quinto del totale. Molte le Regioni italiane a quota zero, come Puglia, Campania e Calabria. Si distingue la Toscana, che è la sola ad aver assunto un numero robusto di unità, 242. A seguire 51 operatori in Veneto, 42 nelle Marche, 27 in Umbria, 25 in Liguria.
Bando tracciamento Covid: solo un quinto dei tracer assunti
A fronte di una richiesta per duemila operatori - 1.500 unità tra personale medico e sanitario destinati a fare i tamponi e 500 addetti all'attività amministrativa - sono 49mila gli italiani che hanno inviato la loro candidatura per il bando "tracciatori" della Protezione civile per rafforzare l'attività di contact tracing.
Nel dettaglio, sono arrivate candidature da 9.282 medici, 2.717 infermieri, 1.982 assistenti, 8.210 studenti e 26.545 amministrativi. Complessivamente oltre il 60% delle candidature sono arrivate da donne, con punte di quasi il 75% tra gli studenti e del 70% tra gli infermieri.
Dopo aver ricevuto le domande, la Protezione civile ha stilato un elenco su base regionale, passando poi la palla a Regioni e Province autonome per il conferimento degli incarichi. Gli stessi elenchi di nomi che ora sono in stan-by a causa di burocrazia e indisponibilità di personale che faccia le selezioni.
Contact tracing: il fallimento del tracciamento sanitario
Nonostante questo bando rappresenti un rafforzamento necessario della prima linea di difesa contro il coronavirus, ad oggi il quadro relativo al contact tracing appare un fallimento.
Guardando i numeri, sono oltre 100mila i casi sospetti al giorno con solo 9.241 "tracciatori" operativi nelle Regioni. Una cifra incredibile, ma purtroppo realistica se si pensa che ogni positivo nei giorni precedenti è venuto in contatto in media con 15-20 persone. Ecco che, quindi, gli operatori impiegati nel contact tracing si trovano a dover chiamare al telefono, registrare, monitorare e nel caso mettere in isolamento, un numero esorbitante di cittadini.
Un quadro allarmante che diventa deprimente se si pensa al fatto che le Regioni e il Governo, che ha stanziato le risorse per le assunzioni con il decreto Rilancio di maggio scorso, avrebbero potuto sfruttare l’estate per prepararsi alla minaccia di una seconda ondata, potenziando il tracciamento dei contatti.
Il Governo la scorsa primavera aveva fissato un numero minimo di "tracciatori", ossia almeno uno ogni 10mila abitanti. Una soglia insufficiente, che addirittura tre Regioni, a 8 mesi dall’emergenza, ancora non hanno superato: si tratta dell’Abruzzo che conta 111 tracciatori (0,9 per 10mila abitanti), della Calabria che ne ha solo 141 (0,7) e del Friuli con 99 risorse (0,8).
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