Innovation Union Scoreboard: l’Italia non investe sulle imprese
Qual è il grado di innovazione del nostro paese? A misurare le prestazioni italiane e quelle degli altri 26 paesi membri dell’UE (ma non solo), in termini di crescita produttiva, è il Quadro valutativo dell'Unione dell'innovazione relativo al 2010, la consueta ricerca annuale realizzata dalla Direzione generale impresa e industria della Commissione Europea, rilanciata quest’anno alla luce della nuova strategia Europa 2020.
Non sorprende, che i paesi scandinavi detengano anche questa volta il primato di “leader dell‘innovazione“. Ad ottenere i migliori punteggi, infatti, è la Svezia, seguita da Danimarca, Finlandia e dalla Germania.
La performance italiana invece non brilla all’interno dello Innovation Union scoreboard stilato dall’esecutivo di Bruxelles. Il bel paese rientra nel gruppo degli “innovatori moderati“, assieme a Croazia (paese che ancora non fa parte dell‘UE), Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna. Il problema è che i risultati di questi dieci paesi sono inferiori alla media dell'UE-27.
Sono riusciti a fare peggio quattro paesi - Bulgaria, Lettonia, Lituania e Romania - accomunati dall’essere tra i protagonisti più recenti dell’allargamento (2005 e 2007). Quest’ultimo gruppo dei “paesi in ritardo” rappresenta il fanalino di coda dell’indagine.
I dati destano ulteriore preoccupazione dopo un’analisi approfondita: le prestazioni dei leader dell'innovazione sono superiori del 20% o più rispetto a quelle dell'UE-27; quelle dei paesi che tengono il passo (Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia e Regno Unito) sono superiori di meno del 20%, ma inferiori di meno del 10% rispetto all'UE-27; quelle degli innovatori moderati sono inferiori di più del 10%, ma di meno del 50% rispetto all'UE-27; quelle dei paesi in ritardo sono inferiori di oltre il 50% rispetto a quelle dell'UE-27.
La Commissione ha preso in considerazione 25 indicatori nell’ambito di tre categorie:
- "Elementi abilitanti", ovvero gli elementi fondamentali che rendono possibile l'innovazione (risorse umane, finanziamenti e aiuti, sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi);
- "Attività delle imprese", che mostrano in che modo le imprese europee sono innovative (investimenti, collaborazioni e attività imprenditoriali, patrimonio intellettuale);
- "Risultati" che mostrano come ciò si traduce in benefici per l'intera economia (innovatori, effetti economici).
Dall’analisi emerge che l’Europa a 27 non riesce a colmare il divario con Stati Uniti e Giappone. La categoria in cui l‘UE risulta più carente è quella che riguarda l‘Attività delle imprese, nell'ambito della quale l'UE-27 è in ritardo in termini di co-pubblicazioni pubblico/privato, spesa delle imprese per attività di Ricerca e sviluppo e, rispetto al Giappone, brevetti PCT (Trattato di cooperazione in materia di brevetti).
L'UE-27 mantiene in vantaggio sull’India e sulla Russia, mentre sta perdendo terreno rispetto al Brasile e soprattutto alla Cina.
Da una prima riflessione è impossibile non notare una battuta di arresto per paesi tradizionalmente attenti all'innovazione, come Francia e Regno Unito, inseriti ora nella cerchia non troppo lusinghiera di che "tengono il passo".