Sgravi fiscali ai datori di lavoro: inflitta all'Italia una multa da 30 milioni di euro
L'Italia non recupera gli aiuti concessi alle imprese, in forma di sgravi fiscali, per l'avvio di contratti di formazione lavoro. E la Corte di giustizia europea condanna il Paese a pagare alla Commissione UE una multa da 30 milioni di euro. Sanzioni pecuniarie aggiuntive si susseguiranno per ogni semestre di ritardo nel recupero di tali aiuti.
La questione è da riferirsi ad aiuti fiscali concessi dallo Stato ai datori di lavoro, a decorrere dal novembre 1995, con lo scopo di assumere lavoratori mediante i contratti di formazione. Gli sgravi erano stati giudicati dalla Commissione incompatibili con il mercato comune europeo. Pertanto l'Italia avrebbe dovuto chiedere la restituzione di tali aiuti.
Una prima sentenza, in questa direzione, è arrivata nell'aprile del 2004, quando i giudici europei hanno constatato all'Italia il non aver ancora adottato le misure necessarie per conformarsi all’obbligo di recuperare presso le imprese beneficiarie tutti gli aiuti illegittimamente versati.
In conseguenza a questa reiterazione, lo scorso 17 novembre ne è arrivata una seconda.
La somma forfettaria che il Paese, oggi, è condannato a versare all'esecutivo comunitario riguarda il periodo di persistenza dell'infrazione, ossia dal giorno del primo provvedimento, 1 aprile 2004, ad oggi, giorno della pronuncia del nuovo.
Il calcolo fissato dalla Corte di giustizia UE corrisponde ad un importo base di 30 milioni di euro moltiplicato sulla percentuale degli aiuti che semestralmente non sono stati ancora recuperati, rispetto alla totalità di quelli che, ad oggi, invece, avrebbero dovuto essere recuperati.
Ma l'Italia è ancora inadempiente per diverse sentenze in materia di Aiuti di stato, come hanno ricordato i giudici nel pronunciamento:
- una sentenza risale al 2006, per esenzioni fiscali in favore di imprese pubbliche;
- del 2007 è la sentenza relativa agli aiuti all'occupazione per imprese in amministrazione straordinaria con più di mille dipendenti;
- una sentenza è stata pronunciata nel 2010 sulle società recentemente ammesse a quotazione in borsa;
- infine, la sentenza dello scorso maggio riguarda gli incentivi a società che partecipano ad esposizioni all'estero.
Con quest'ultima sentenza, l'Italia raggiunge il gruppo di Paesi già condannati dalla Corte di giustizia europea al pagamento di sanzioni pecuniarie in diverse materie, in particolare per il mancato rispetto delle norme ambientali - Germania, Francia, Grecia, Spagna e Portogallo.