Decreto Digitalia in ritardo: manca la copertura finanziaria
Ritardi per il decreto DigItalia: il rischio che slitti a settembre si fa sempre più reale. Il problema non riguarda i contenuti, perché la cabina di regia, che ha lavorato a ritmi serrati e in tempi record (meno di tre mesi), sta ormai finalizzando le proposte, definite ormai al 90%. Come il portale di informazione europea EurActiv Italia è in grado di anticipare grazie a una fonte governativa ben informata, la criticità è di cassa: per far decollare il decreto servono risorse per un miliardo di euro e su questo punto il ministero dell'Economia sta ancora cercando la quadra.
Copertura economica: serve un miliardo di euro
Sulle misure contenute nel DigItalia che non possono essere coperte in "concorso di spesa" dalle risorse proprie dei tre ministeri competenti per l'Agenda digitale (Sviluppo Economico, Istruzione e Ricerca, Pubblica amministrazione) dovrà intervenire la Ragioneria generale dello Stato. Al momento, però, la copertura non è certa. L'incontro finale con il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli è previsto per il 22 giugno. In quella occasione i tre ministri competenti della cabina di regia (Passera, Profumo e Patroni Griffi) si confronteranno sia sul testo che sul relativo conquibus. L'ammontare è dell'ordine di un miliardo di euro. Un problema, quello dell'insufficienza di risorse, speculare a quello che si sta verificando in questi giorni con il decreto sviluppo (su questo il 13 giugno Passera è ancora alla dichiarazione di intenti: "Speriamo di presentarlo molto presto").
Diverso discorso per il salvadanaio dei fondi europei messo a disposizione del ministro per la Coesione, Fabrizio Barca, risorse ormai chiare e destinate ai grandi progetti infrastrutturali nelle Regioni del Mezzogiorno.
A questo si aggiunge un intoppo legato ai tempi di conversione del decreto legge, che come è noto deve avvenire entro sessanta giorni. Se il decreto venisse approvato a inizio luglio, infatti, a causa dell'interruzione estiva dell'attività parlamentare potrebbero venire a mancare i tempi tecnici per la conversione in legge.
Manca la copertura economica dell'e-government
Troppo corta la coperta che dovrebbe garantire l'informatizzazione della Pubblica amministrazione locale. La fonte smentisce categoricamente eventuali attriti tra Miur e Mise nell'ambito dei gruppi di lavoro: "Semmai ce ne sono stati con altri soggetti istituzionali". Con le regioni, in particolare, c'è stata tensione su molti temi, in particolare sull'e-government. Spiega la fonte: "Le regioni desiderano conoscere le cifre sul piatto: in assenza di chiarezza sulle risorse, il dialogo si fa più difficile". Viceversa, la cabina di regia si aspetta che le regioni evitino di attuare la politica dei "mille fiori", cioè che non si sviluppino soluzioni e-gov disarticolate e che, al contrario, contribuiscano al lavoro di armonizzazione nazionale. "Il problema è che lo scenario delle regioni è molto variegato: alcune sono più avanti rispetto allo Stato centrale, altre più arretrate".
I gruppi di lavoro, dal canto loro, si sono preoccupati di evitare le classiche politiche "la macchia di leopardo" e di creare misure strutturali nell'attuazione delle norme che riguardano l'amministrazione digitale. Non è previsto un sistema sanzionatorio, ma verrà comunque utilizzato il "meccanismo del bastone e della carota" sia per lo stato centrale che per le regioni tardive. "La chiave del Digitalia – afferma su questo tema la fonte – è che si attivi un processo di convergenza tra amministrazioni che eviti la duplicazione di spese inutili tra Pa centrale locale. Se il Digitalia conseguisse questo obiettivo, si potrebbe realizzare la più grande spending review strutturale".
Presto la nuova agenzia digitale
Cosa succederà alla governance dell'agenda digitale con la chiusura della cabina di regia? Da settimane si parla sempre più insistentemente della fusione di DigitPA con l'Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie per l'innovazione e con il dipartimento per l'Innovazione. Dall'accorpamento dovrebbe nascere un nuovo soggetto gestito in tandem dai ministeri dello Sviluppo Economico (Mise) e dell'Istruzione (Miur). L'architettura di questo settore sembra in continua evoluzione: solo pochi mesi fa la competenza del dipartimento per l'Innovazione, con l'insediamento del governo Monti, era passata dal ministero per la Pubblica amministrazione al Miur. Pur ritenendo valida l'idea di creare un'agenzia, la nostra fonte nutre dubbi sull'utilità di "mettere insieme cose diverse fra loro" e ritiene che, se si dovesse procedere il tal senso, sarebbe preferibile muoversi nell'alveo del DigItalia e non con un decreto a parte. Su questa operazione - dice la fonte – c'è preoccupazione e attesa all'interno della cabina di regia. Il rischio è che eventuali forze esterne, che in futuro potrebbero intervenire, rappresentino un "corpo estraneo" rispetto a quanto è stato fatto finora dalla cabina di regia.