Visco all'ABI: stop ai prestiti basati su relazioni e legami
I prestiti devono essere accordati in base alla solidità dei progetti imprenditoriali, non alle relazioni e legami pregressi. Questo il primo di una lunga lista di "caveat" del governatore di Bankitalia agli istituiti di credito italiani, riuniti all'assemblea annuale dell'ABI. Da subito le banche sono invitate a riconsiderare la validità dei loro modelli di rapporto con le imprese, soprattutto con quelle più grandi.
Le politiche di affidamento devono essere basate sulla solidità dei progetti imprenditoriali, non su relazioni e legami che ne prescindano. Legami spesso stabiliti in fasi di crescita economica e di finanza favorevole, ma oggi non più sostenibili. Il riferimento di Visco alla crisi in atto è evidente.
Il numero uno dell'Authority di via Nazionale ricorda che in questa fase le banche sono chiamate a pendere decisioni difficili: non far mancare finanza alle imprese solide, evitare di prolungare il sostegno a quelle senza prospettive.
Stop a bonus e a maxi buonuscite
Visco bacchetta le banche. Le politiche di remunerazione devono volgersi all'obiettivo della riduzione dei costi. Dal marzo 2008, quando la Banca d'Italia ha emanato le prime disposizioni di vigilanza in materia di remunerazioni, le principali banche italiane hanno compiuto progressi: la retribuzione complessiva corrisposta alle figure di vertice dell'esecutivo è diminuita nell'ultimo biennio; si è ridotta l'erogazione di bonus.
Il contenimento non è ancora sufficientemente diffuso tra i gruppi quotati di medie dimensioni, né ha riguardato tutte le figure apicali. In diversi casi i compensi dei vertici aziendali sono fissi, non legati alla performance pluriennale della banca. Esponenti con un ruolo non esecutivo, che spesso cumulano diversi incarichi all'interno dei gruppi, hanno percepito remunerazioni crescenti e allineate in media a quelle dei direttori generali. La Banca d'Italia chiede che le banche ridimensionino anche l'entità delle buonuscite: trattamenti troppo generosi pongono vincoli alla prudente gestione e al corretto funzionamento dei meccanismi di governance.
Aiuti di Stato
Visco ricorda l'intervento pubblico che si è reso necessario per Monte dei Paschi di Siena a causa delle forti tensioni sui mercati finanziari, che hanno reso proibitivo il ricorso a nuove emissioni di capitale e per la difficoltà a realizzare piani di dismissione di attività in una situazione di mercato assai tesa. Il raggiungimento dell'obiettivo con modalità alternative avrebbe comportato una riduzione del credito all'economia.
Anche dopo questa operazione l'entità complessiva degli interventi dello Stato a sostegno delle banche italiane resta bassa nel confronto internazionale; riflette anche la limitata diffusione di attività di negoziazione di prodotti finanziari opachi e rischiosi.
Il confronto europeo
Tra il 2008 e il 2010 sono stati elargiti aiuti di stato alle banche europee sotto forma di ricapitalizzazioni e copertura di perdite per 409 miliardi di euro, pari al 3,3 per cento del PIL; sono state utilizzate garanzie sulle emissioni di passività per 1.111 miliardi, il 9,1 per cento del PIL. In Italia, le operazioni sul capitale sono state pari a 4,1 miliardi e allo 0,3 per cento del PIL; non sono state richieste garanzie da parte delle banche.
Considerando gli aiuti di stato autorizzati, per cui sono disponibili dati fino all'autunno del 2011, gli interventi pubblici salgono in Europa al 37 per cento del PIL; il dato non tiene conto delle più recenti misure di ricapitalizzazione in favore di alcuni sistemi bancari europei e di garanzia sulle passività bancarie. Per l'Italia gli interventi rimangono contenuti: in particolare, l'ulteriore operazione sul capitale della Banca Monte dei Paschi di Siena sarà dell'ordine dello 0,1 per cento del PIL, mentre le garanzie usate per obbligazioni portate al rifinanziamento presso l'Eurosistema ammontano oggi al 5,5 per cento del PIL.
Verso un sistema di supervisione europeo
Infine, Visco sottolinea la necessità di un sistema di supervisione bancaria unica, in un mercato finanziario integrato come quello dell'area euro.
La supervisione europea va definita come un sistema unico, solidale e indipendente, in cui le decisioni siano prese collettivamente e attuate al livello appropriato, fondandosi sull'esperienza e sulle professionalità delle autorità di vigilanza nazionali.
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L'intervento del governatore - 11 luglio 2012