Brevetto europeo: l'Italia ci ripensa e si prepara ad aderire
L'Italia va verso un clamoroso cambio di rotta. Dopo la decisione della Corte di Giustizia europea di respingere il ricorso di Spagna e Italia - principali oppositori della licenza comune in inglese, tedesco e francese -, il nostro paese si appresta a riaprire la porta al brevetto unico. Lo dicono le voci di Parlamento e Governo, ma anche i commenti in arrivo da Bruxelles: non c'è altra via che aderire alla cooperazione rafforzata.
La chiave della vicenda è stata la sentenza con la quale la Corte di Giustizia europea martedì mattina ha respinto il ricorso di Spagna e Italia contro la decisione del Consiglio dei ministri dell'Unione di autorizzare la procedura di cooperazione rafforzata, nella quale sono stati coinvolti dodici paesi membri. Adesso, Roma si trova esclusa dal brevetto comune, che avanzerà a grandi passi, e rischia di lasciare un vantaggio competitivo alle imprese dagli altri paesi. Non ha alternative a rivedere la sua posizione.
Moavero: valutare la procedura comune
Una situazione ben sintetizzata dal ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi: “Come ogni sentenza non si discute e sarà correttamente applicata. Riteniamo che il ricorso presentato da parte italiana e spagnola abbia dato modo alla Corte di Giustizia di chiarire alcuni aspetti essenziali, circa l'esercizio della cooperazione rafforzata prevista dal Trattato”. Rivendicata la legittimità del ricorso, però, adesso è ora di pensare alla realtà della politica economica: “Come è noto - prosegue il ministro - già nel dicembre 2011 il Governo italiano aveva aderito al negoziato per la creazione di un Tribunale unitario dei brevetti. Lo abbiamo fatto nella convinzione che l'istituzione di una giurisdizione unica in materia rappresenti un elemento di grande interesse per le imprese italiane”. Adesso quel patrimonio non può essere disperso: “Il Governo intende ora dare piena informazione al Parlamento al fine di valutare, anche in contatto con tutti i soggetti interessati dal sistema del brevetto unitario europeo, l'opportunità di un’adesione alla cooperazione rafforzata che è sempre rimasta aperta”.
Pd: rompere gli indugi
Insomma, il brevetto unico per le imprese sarebbe uno strumento utile e l’Italia non pare intenzionata a tagliarsi fuori da sola. Un’impostazione confermata anche dalle forze parlamentari. A partire dal Partito democratico, come spiegano gli eurodeputati Pd Patrizia Toia e Luigi Berlinguer in una nota congiunta: “Dopo la decisione della Corte di Giustizia di rifiutare il ricorso italiano e spagnolo sul nuovo sistema europeo dei brevetti non si capisce perché l'Italia debba mantenere ancora il veto sulla partecipazione alla cooperazione rafforzata. Non c'erano ragioni prima e ce ne sono ancora meno adesso. Si tratta di una misura cruciale per la crescita e per il completamento del mercato interno. Siamo sempre stati a favore di una soluzione più coraggiosa e avanzata, ma oggi più che mai è ora di rompere gli indugi e aderire pienamente a questa importantissima opportunità per le imprese e per l'innovazione”.
Barnier: porte aperte all'Italia
D’altronde, a confermare che la trattativa con Bruxelles si è improvvisamente riaperta dopo la bocciatura della Corte di Giustizia è arrivato il commissario europeo al Mercato unico Michel Barnier: “L'Europa ha bisogno di un brevetto moderno che stimoli innovazione e crescita, e per Italia e Spagna la porta della cooperazione rafforzata sul brevetto europeo resta aperta”. Insomma, a questo punto la soluzione migliore sembra, per tutti, l’adesione dell’Italia alla procedura comune con gli altri dodici paesi.