Basilea 3: Abi, alle banche mancano 9 miliardi di capitale
Mancano nove miliardi di euro perché le banche italiane raggiungano gli obiettivi di capitalizzazione fissati da Basilea 3. Sono stime della Banca d’Italia, rese pubbliche nel corso dell’evento annuale organizzato dall’Abi a Roma per fare il punto sullo stato di attuazione in Italia delle regole per la stabilizzazione del sistema del credito a livello globale. Entreranno in vigore a partire dal primo gennaio 2014 e potrebbero avere un impatto devastante sul nostro tessuto produttivo.
A fare il quadro della situazione dei requisiti di capitalizzazione è Carmelo Barbagallo, responsabile della Vigilanza di Palazzo Koch: “Pur non esente dai rischi di deterioramento della qualità degli attivi, continua con regolarità il percorso di avvicinamento agli standard di Basilea 3 del nostro sistema bancario, come riconosciuto di recente anche dal Fondo monetario internazionale”. Insomma, siamo sulla buona strada.
Bankitalia: da 35 a 9 miliardi
Andando più nel dettaglio, per il dirigente di Bankitalia, “le esigenze di capitale per l'ampio campione di banche monitorato dalla Vigilanza, misurate simulando il rispetto delle norme alla fine del periodo transitorio, si sono ridotte nell’ultimo biennio da oltre 35 a circa 9 miliardi di euro”. Non tutto il lavoro è stato fatto ma si può tirare il fiato: “L’entità della distanza da colmare non autorizza a considerare l'obiettivo raggiunto, ma induce a un cauto ottimismo circa la capacità di reazione mostrata dalle banche italiane nell'avverso scenario congiunturale. Il disegno nazionale della disciplina sul capitale nel periodo transitorio indicherà l’entità dello sforzo supplementare richiesto nel breve termine”.
Sabatini: più capitalizzati dei concorrenti europei
E’ proprio sulla base dell’analisi di Bankitalia che il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini fa notare che “se si tiene conto delle regole di Basilea 3, i maggiori gruppi italiani sono già oggi più capitalizzati dei nostri concorrenti europei”. Oltre a questo c’è anche da considerare che “le banche italiane hanno una qualità del capitale migliore rispetto a quelle di altri Paesi, pur scontando una bassa redditività e un notevole aumento delle sofferenze”. E, quindi, secondo l’Ufficio studi dell’associazione sono più capaci di reggere gli eventi traumatici. Come quello della recente esplosione di sofferenze: stando agli ultimi dati, i crediti problematici hanno raggiunto la quota record di circa 120 miliardi di euro.
Sofferenze record
Il contesto, comunque, per Sabatini resta difficile: “Le banche italiane hanno visto ridursi la raccolta sui mercati internazionali, aumentare i costi con un peggioramento della qualità e un aumento del rischio di credito e le sofferenze hanno raggiunto livelli elevati”. Da parte dello Stato serve almeno la rimozione di alcuni ostacoli. “E’ opportuno, dunque, rimuovere quegli svantaggi competitivi di natura regolamentare che incidono sulla redditività dell’attività bancaria tradizionale e che rischiano di rendere insostenibile nel lungo periodo il modello di business di banca commerciale. In un quadro recessivo, come quello attuale, le regole devono tener conto delle difficoltà reali, delle aspettative negative delle imprese, dell'assenza di incentivi ad investire”.