Energia – mercato elettrico e rinnovabili, intesa tra Stati UE
Primo ok degli Stati membri alla riforma del mercato elettrico. Avanti anche su rinnovabili, ma col freno a mano tirato.
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Il Consiglio dei ministri dell'Energia raggiunge i primi accordi sull'integrazione del mercato elettrico e le rinnovabili. Continuano intanto i negoziati per cercare un compromesso sui meccanismi di capacità.
Come cambierà il mercato elettrico
Gli Stati membri si accordano su un orientamento generale per stabilire norme comuni per garantire che il mercato interno dell’elettricità sia competitivo, incentrato sul consumatore, flessibile e non discriminatorio.
Orientamento sostanzialmente in linea con quanto proposto dalla Commissione europea il 30 novembre 2016 nel pacchetto Energia pulita per tutti gli europei, che includeva una proposta di regolamento e una direttiva per riformare il mercato elettrico. Questo approccio generale consentirà al Consiglio di avviare negoziati con il Parlamento europeo nel 2018.
Le nuove regole intendono garantire un mercato interno competitivo e orientato ai consumatori, fornire una soluzione equilibrata per i prezzi regolamentati, stabilire un quadro normativo per le comunità energetiche e definire i ruoli e le responsabilità dei partecipanti al mercato.
L'orientamento approvato dal Consiglio intende limitare le distorsioni e aumentare la concorrenza, con una conseguente riduzione dei prezzi al dettaglio.
Gli Stati membri potranno regolamentare temporaneamente i prezzi per proteggere i consumatori più vulnerabili, predisponendo allo stesso tempo una serie di misure volte a garantire il corretto funzionamento del mercato transfrontaliero. Inoltre, saranno previsti prezzi dinamici e contatori intelligenti.
Per quanto riguarda le infrastrutture di stoccaggio, gli Stati si rendono disponibili, “a determinate condizioni”, a far sì che i gestori dei sistemi di distribuzione e trasmissione dell’energia elettrica possono averne di propri, svilupparli o gestirli.
Il nodo dei meccanismi di capacità
Il punto più spinoso dell'accordo riguarda i cosiddetti “meccanismi di capacità”. L'intento è armonizzare tutti quei meccanismi nazionali che prevedono di pagare alle centrali termoelettriche il loro contributo alla sicurezza della rete. Bruxelles ha proposto alcuni vincoli e paletti per evitare difformità nel contesto comunitario, fra cui un limite alle emissioni: le centrali non potranno emettere più di 550 g CO2 per chilowattora, soglia che di fatto esclude quelli più inquinanti che funzionano a carbone.
Si tratta un punto che ha diviso profondamente il Consiglio: da un lato c’è chi, come la Polonia, è contraria a tale vincolo poiché aumenterebbe enormemente le importazioni di gas, e di conseguenza la sua spesa energetica; dall’altro ci sono Paesi come Italia, Francia, Portogallo, Danimarca e Austria che sostengono la posizione di Bruxelles.
La presidenza sta lavorando a una serie di compromessi per cercare di convincere soprattutto Polonia, Romania e Croazia, ma anche su una proposta della Germania, che fa diverse concessioni per andare incontro a questi Paesi, e una della Francia, più rigida, che ridurrebbe ulteriormente la platea delle centrali 'pulite' ammesse a beneficiare dei sussidi.
Per l'Italia, secondo quanto si apprende, il compromesso iniziale della presidenza estone è giudicato troppo blando, rispetto anche agli impegni presi per uscire dal carbone entro il 2025, mentre è preferibile la proposta tedesca, che consente, ma con certi limiti, i sussidi per quei Paesi che hanno più centrali a carbone di altri. La proposta francese, invece, metterebbe a rischio le centrali a gas a ciclo aperto, che l'Italia non vuole siano escluse dai meccanismi di capacità.
Rinnovabili: il Consiglio vuole annacquare l'accordo
Come previsto, gli Stati membri hanno tirato il freno sulla direttiva rinnovabili, contrariamente a quanto chiesto dal Parlamento e dalle recenti aperture della Commissione.
Un anno fa la Commissione europea aveva fissato l'obiettivo di raggiungere il 27% di rinnovabili entro il 2030, senza prevedere obblighi vincolanti per gli Stati membri. Proposta che il Parlamento europeo ha definito in più occasioni deludente.
In origine, la bozza di emendamento elaborata dalla commissione Industria del PE, con l’appoggio di quella per l’Ambiente, proponeva un obiettivo di rinnovabili nei consumi finali europei del 45%. Un impegno che, realisticamente, non avrebbe mai trovato il consenso degli Stati membri. Così, il target è stato portato al 35%, con la richiesta di includere obiettivi nazionali vincolanti. Percentuale che ha trovato il via libera della commissione Industria a fine novembre.
Anche Palazzo Berlaymont è recentemente tornata sui suoi passi: “I costi per raggiungere l’obiettivo del 27% e del 30% sono all’incirca gli stessi”, ha dichiarato nelle scorse settimane il commissario per l’Unione dell’energia Maros Sefocvic, aprendo di fatto – anche se solo in parte - alle richieste del Parlamento.
Pressioni per innalzare i target delle rinnovabili al 2030 erano arrivate, sempre a novembre, anche dall'industria energetica europea (Enel, la portoghese Edp, la tedesca EnBw, la danese Orsted, la spagnola Iberdrola, la britannica Sse avevano inviato una lettera alle istituzioni UE chiedendo appunto di innalzare i target delle rinnovabili aumentando l’elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento, insieme alla ridefinizione di un mercato dell’energia elettrica più adatto alle energie rinnovabili) e sono state ribadite alla vigilia del Consiglio energia dalla coalizione di grandi aziende Re-Source Platform.
Come da copione, gli Stati membri hanno mantenuto una posizione conservativa, tornando al 27% proposto inizialmente dalla Commissione.
Sempre nell'ambito delle misure per le rinnovabili, i ministri hanno concordato di reintrodurre un obiettivo vincolante per le rinnovabili nel settore dei trasporti, che impone ai Paesi di raggiungere un 14% entro il 2030 con bonus concessi per l’uso di elettricità rinnovabile nel trasporto stradale e ferroviario.
La proposta della presidenza estone include anche disposizioni sui biofuel, tra cui l’abbassamento dei limiti per l’uso dei biocarburanti di prima generazione.
Infine, per quanto riguarda il capitolo riscaldamento e raffreddamento, la posizione concordata dal Consiglio prevede l'adozione, da parte degli Stati membri, di misure per raggiungere un aumento annuale indicativo di 1 punto percentuale nella quota di energie rinnovabili impiegate.