Enea: al via la piattaforma italiana per l'economia circolare
Enea lancia la Piattaforma italiana per l'economia circolare (Italian circular economy stakeholder platform - Icesp). Tra le prime adesioni, Confindustria, Enel, Intesa San Paolo, Unioncamere e i Ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente.
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Promuovere l'economia circolare italiana in Europa in modo coordinato e con un ruolo di prima linea, una 'italian way for circular economy'. E' questo l'obiettivo perseguito dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) attraverso la Piattaforma italiana per l'economia circolare (Italian circular economy stakeholder platform- Icesp).
La carta Icesp è stata firmata giovedì presso la sede di Roma dell'Agenzia, unico membro italiano e rappresentante del mondo della ricerca nel Gruppo di coordinamento della Piattaforma europea per l'economia circolare Ecesp (European circular economy stakeholder platform).
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La piattaforma italiana per l'economia circolare
Così come quella europea, la piattaforma italiana è "un network di network" che mira a creare un punto di convergenza nazionale sulle iniziative, le esperienze, le criticità, le prospettive e le aspettative sull'economia circolare che il sistema Italia vuole e può rappresentare in Europa con un'unica voce, promuovendo il modo italiano di fare economia circolare.
I Gruppi di lavoro Icesp sono aperti alla partecipazione dei portatori di interesse italiani delle imprese, delle istituzioni, della ricerca e della società civile attivi e interessati alla transizione verso l'economia circolare, con Enea a fare da interfaccia con l'Unione europea a valle dell'approvazione del pacchetto UE sul tema.
Mappare le iniziative italiane e diffondere la conoscenza sono i primi compiti della piattaforma, per un approccio uniforme degli Stati membri, ma "a partire dai territori e dalle tradizioni culturali", segnalano da Enea.
Tra i primi firmatari Icesp ci sono Ama, Confindustria, Cna, Enel, Hera, Intesa San Paolo, Remedia, Unicircular, Unioncamere, Ilva, Alma Mater Università di Bologna, Fondazione Sviluppo sostenibile, Agenzia per la coesione territoriale, Anci, i Ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente, le Regioni Emilia-Romagna, Puglia e Lazio.
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"L'economia circolare in questo momento è assolutamente di moda e piace a tutti, però non vuol dire solo smaltimento intelligente dei rifiuti ma partire dal primo step del processo produttivo e pensare a come ottenere il risultato finale”, spiega Federico Testa, presidente Enea. “Noi ci crediamo molto perchè siamo assolutanete convinti che se vogliamo passare dagli slogan alla realtà serve tanta competenza", aggiunge.
Ora, però, "c'è bisogno di mettere attorno al tavolo chi ci vuole lavorare davvero e iniziare a fare sul serio. É molto difficile ma si deve iniziare per coordinare tante iniziative sul territorio che spesso non si parlano". Enea, continua Testa, "ha avuto l'opportunità di entrare nella piattaforma europea degli stakeholeder e ne siamo orgogliosi, quindi vogliamo repliare questo schema a livello nazionale e territoriale, perchè senza non se ne fa niente, e per andare avanti. Siamo aperti a tutti coloro che vogliano far parte di questa piattaforma che vuole agire concretamente. Come Enea mettiamo a disposizione la nostra presenza a livello europeo perché le realtà italiane possano avera ascolto anche in Europa".
L'economia circolare "è un piano di rilancio industriale per un nuovo paradigma che punti a sostenibilità e innovazione”, dice Fulvia Raffaelli della Commissione europea. "Un elemento dell'ingranaggio di trasformazione dell'assetto produttivo in Europa, parte integrante della strategia industriale adottata a settembre 2017 e in armonia con le strategie di bioeconomia. Approcci non diversi, ma complementari l'un l'altro", aggiunge.
Una piattaforma anche per "capire dove stiamo andando e come ci stiamo andando, perchè la misurazione è importante", spiega Roberto Morabito di Enea, "e per 'mettere a sistema' il Paese con una serie di indicatori, dal livello macro, il Paese, a quello micro, i territori". Tutto questo anche per "sottolineare il ruolo dei territori e delle città nel motore dell'economia circolare – aggiunge Morabito - con un approccio culturale che tenga conto degli stili di produzione locali".
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Photo credit: Friends of Europe