World Economic Outlook - riviste al ribasso le stime di crescita globale
La crescita globale per il periodo 2018-2019 rimarrà stabile, ma a un ritmo meno sostenuto del previsto. Pesano, sullo stato di salute dell'economia mondiale, la guerra dei dazi commerciali e l'incertezza politica. E' il quadro delineato dal Word Economic Outlook.
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E' stato presentato ieri a Bali, in occasione del vertice del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca mondiale, il Word Economic Outlook, che con cadenza semestrale fa il punto sulla situazione dell'economia mondiale e traccia le stime per gli anni futuri.
Sia per il 2018 che per il 2019 l'Outlook prevede una crescita globale al 3,7%, con un calo dello 0,2% per entrambi gli anni rispetto alle previsioni diffuse ad aprile. La revisione al ribasso, si legge sul documento, riflette una serie di fattori:
- il rallentamento dell'attività all'inizio del 2018 in alcune delle principali economie avanzate,
- gli effetti negativi delle misure commerciali attuate o approvate, a livello globale, tra aprile e metà settembre,
- le prospettive più deboli per alcuni importanti mercati emergenti e in via di sviluppo derivanti da fattori specifici per Paese, condizioni finanziarie più rigide, tensioni geopolitiche e maggiori costi per l'importazione di petrolio.
Sui dazi commerciali, in particolare, l'Outlook paventa la possibilità di una escalation che costerebbe al PIL mondiale lo 0,8% nel 2020 e lo 0,4% nel lungo periodo. I principali protagonisti della questione, Stati Uniti e Cina, perderebbero rispettivamente lo 0,9% e l’1,6% nel 2019.
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Dopo i prossimi due anni, con la diminuzione del divario tra prodotto effettivo e potenziale e l'inizio della normalizzazione delle politiche monetarie, la crescita nelle economie più avanzate, continua l'Outlook, dovrebbe scendere a tassi ben al di sotto delle medie pre-crisi. Le prospettive a medio termine rimangono generalmente forti nei Paesi emergenti dell'Asia, ma sono inferiori in alcune economie in via di sviluppo, soprattutto per quanto riguarda la crescita pro capite.
In un contesto di politica elevata incertezza, si legge sul rapporto dell'FMI, la bilancia dei rischi per le previsioni di crescita globale si è spostata verso il basso. Molti dei rischi al ribasso evidenziati nell'Outlook di aprile 2018, come l'aumento delle barriere commerciali e un'inversione dei flussi di capitale verso economie di mercato emergenti con fondamentali più deboli e rischio politico più elevato, sono diventati più pronunciati o si sono in parte materializzati, continua l'Outlook. Nel frattempo, il potenziale di sorprese al rialzo si è attenuato a causa di:
- una contrazione delle condizioni finanziarie in alcune parti del mondo,
- i maggiori costi commerciali,
- l'attuazione troppo lenta delle riforme raccomandate in passato,
- il calo dello slancio di crescita.
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Sebbene le condizioni dei mercati finanziari rimangano accomodanti nelle economie avanzate, potrebbero invertire rapidamente la rotta se le tensioni commerciali e l'incertezza politica si dovessero intensificare o un'inflazione inaspettatamente alta negli Stati Uniti innescasse una risposta di politica monetaria più forte del previsto.
Per l’Italia, l'FMI prevede un aumento del PIL dell'1,2% nel 2018 - in calo rispetto all’1,5% rispetto al 2017 - e dell’1% nel 2019. In materia di debito pubblico le stime sono positive, con un calo dal 131,8% del 2017 al 130,3% di del 2018. Nel 2019 il debito dovrebbe poi scendere ulteriormente, fino al 125,1% del 2023.
Sul fronte deficit, infine, si aspetta un calo dal 2,3% del 2017 all’1,7% del 2018 e del 2019, e un successivo aumento al 2,2% nel 2023.