Commissione UE aumenta tutele per industria siderurgica europea
Entrano in vigore oggi gli adeguamenti decisi dalla Commissione europea per rendere più efficaci le misure - già in vigore - che tutelano l’industria siderurgica europea, dopo la scelta americana dello scorso anno di imporre dazi sulle importazioni di acciaio dall’UE.
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Pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 27 settembre 2019, la nuova decisione della Commissione a tutela dell’acciaio Made in Europe è stata adottata a seguito di una consultazione che ha interessato gli Stati membri e i principali stakeholder europei.
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Perché aumentare le tutele per la siderurgia europea?
Iniziata il 17 maggio scorso, la consultazione lanciata dalla Commissione era in realtà prevista dallo stesso Regolamento 2019/159 con cui sono state adottate le misure di salvaguardia dell’acciaio europeo, entrate in vigore il 2 febbraio 2019.
In particolare, nel corso della consultazione, la Commissione ha provveduto ad un riesame del Regolamento n. 159 del 31 gennaio 2019, invitando le parti a rendere note le proprie opinioni in relazione a cinque punti:
- Livello e assegnazione del contingente tariffario per un certo numero di categorie di prodotti specifici;
- Eliminazione dei flussi commerciali tradizionali;
- Potenziali effetti dannosi nel raggiungimento degli obiettivi di integrazione perseguiti con i partner commerciali preferenziali;
- Aggiornamento dell'elenco dei paesi in via di sviluppo, esclusi dal campo di applicazione delle misure, sulla base di statistiche aggiornate relative alle importazioni;
- Altri cambiamenti di circostanze che potrebbero richiedere un adeguamento del livello di allocazione del contingente tariffario.
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Gli adeguamenti decisi dalla Commissione
Sulla base di quanto emerso, la Commissione ha pertanto deciso di adottare i seguenti adeguamenti:
- Miglioramento del funzionamento della quota per alcuni prodotti, compresi l'acciaio piatto laminato a caldo e l'acciaio destinato al settore automobilistico;
- Aggiornamento dell'elenco delle esclusioni per i paesi in via di sviluppo, sulla base di statistiche sulle importazioni più recenti;
- Rallentamento della liberalizzazione delle importazioni, tramite una riduzione del ritmo del progressivo aumento delle quote di importazione, che passa dal 5% al 3%.
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