Export: per ripartire si punta su e-commerce e digital
Per sostenere la ripresa, l’export riveste un ruolo fondamentale. Per questo nei vari decreti, il governo ha stanziato molti fondi sull’internazionalizzazione. Ma i soldi da soli non bastano, se non si ha anche una valida strategia su come usarli. E in un mondo segnato dalla pandemia, la strategia per l’export non può che passare anche per l’e-commerce e il digitale. Ecco come.
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E-commerce, digital export manager, formazione a distanza, campagne di comunicazione e fiere online. Sono questi alcuni degli strumenti su cui stanno puntando in questi mesi l’Ice e la Farnesina per sostenere la ripresa delle esportazioni italiane nel mondo.
Un insieme di azioni che possono contare su cifre considerevoli e che prendono di mira una serie di mercati-chiave, valutati anche sulla base della più rapida ripresa dalla pandemia.
E-commerce e GDO O2O
In testa agli strumenti digitali per sostenere le esportazioni italiane, figura senza dubbio l’e-commerce. Su questo fronte l’Ice aveva iniziato ad operare con convinzione in tempi non sospetti, ben prima che il coronavirus stravolgesse il mondo. Lo ha fatto tramite accordi di collaborazione con colossi come Amazon, Alibaba e Rakuten che permettono alle imprese italiane (soprattutto quelle più piccole) di accedere ai marketplace tramite corsie privilegiate. Le aziende che infatti vengono selezionate possono contare su un pacchetto di servizi economicamente vantaggioso, grazie alle economie di scala garantite dall’accordo siglato dall’Ice.
Ma in un mondo dove vige il distanziamento sociale e i viaggi restano complicati, il governo intende aumentare il numero di accordi di questo tipo. A confermarlo è il sottosegretario agli esteri con delega all'internazionalizzazione, Manlio Di Stefano, che dalle pagine del Corriere della sera annuncia come l'obiettivo sia di ampliare l’offerta da 3 a 25 piattaforme. Un piano in cui entra in campo anche Poste Italiane per il payment online.
Di vendite online parla anche il Presidente dell’Ice Carlo Ferro sulle colonne di Milano Finanza, annunciando un programma di 59 iniziative in 28 paesi che avranno come focus l’e-commerce e la GDO O2O (offline to online).
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Webinar, digital export manager e un portale AI con le giuste informazioni
Come in tutti i cambiamenti dei paradigmi produttivi (e quello verso la digitalizzazione causata dal coronavirus lo è), la chiave di volta resta comunque il capitale umano. Senza un adeguato processo di formazione (ma spesso anche di alfabetizzazione) sui nuovi strumenti e sulle nuove strategie, infatti, gli accordi con i vari Amazon e Alibaba rischiano di restare circoscritti a pochi soggetti.
Per questo l’Ice e la Farnesina puntano su un mix di strumenti. Da un lato si mira al rapido inserimento in azienda di digital export manager, finanziati al 50% dallo Stato per sei mesi. Parliamo di risorse qualificate sia sul fronte export che su quello digitale, per traghettare le imprese verso i nuovi strumenti per l’internazionalizzazione che non sono solo l'e-commerce, ma anche il marketing online, il customer service con nuovi strumenti, etc. Per far ciò anche i corsi di formazione dell’Ice subiranno una modifica, puntando a formare non più “export manager” ma, appunto, questa nuova figura professionale.
Dall’altro si mira alla formazione e informazione direttamente delle imprese, grazie ad una serie di iniziative come i webinar “Mercati in diretta” in cui vengono date informazioni sui provvedimenti adottati dai paesi esteri sul coronavirus, le migliori strategie di marketing (anche alla luce della pandemia), o le prossime iniziative promozionali dell’Ice. Un successo in termini di numeri con oltre 16mila aziende partecipanti ai primi 13 appuntamenti e che, secondo Di Stefano, diventeranno 20mila con gli ultimi quattro seminari (per i quali devono ancora uscire le date).
A questi webinar “verticali” (incentrati su singoli paesi), seguiranno poi seminari “orizzontali” sulle singole tematiche (e-commerce, dogane, finanziamenti, etc.).
Ma il governo punta anche a rendere sistematico il patrimonio di informazioni che servono alle imprese per affrontare i mercati esteri, attraverso la creazione di un database (dotato anche di intelligenza artificiale) in cui circoleranno notizie strategiche per l’export, aggiornate in tempo reale.
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Fiere online e campagne di rebranding
Infine c’è il versante della promozione e delle fiere. Anche in questo caso il governo mira a fare di necessità virtù, adeguando strumenti tradizionali come le fiere o le campagne di promozione, alle nuove esigenze “digitali” dettate dalla pandemia.
Sul fronte delle fiere, Ferro cita l'iniziativa “Fiera smart 365” che mira a dotare il sistema fieristico nazionale di strumenti virtuali. L'obiettivo è quello di creare delle vere e proprie fiere virtuali aperte tutto l’anno in cui aziende e buyers possano incontrare e fare affari. Una misura di urgenza ma che per le fiere italiane potrebbe però diventare anche un servizio di pregio per i propri clienti, quando la pandemia sarà finita. Si tratta di un progetto già lanciato e che sarà pronto a fine luglio.
Per quanto riguarda la promozione del Sistema-Italia, si punta invece ad una grande campagna di “rebranding” del nostro Paese per cancellare i timori ingiustificati che sono sorti attorno alla sicurezza del Made in Italy a causa della pandemia. Un intervento da 50 milioni di euro a cui stanno lavorando grandi designer e creativi che si sono offerti di rappresentarci nel mondo a cominciare - sottolinea Di Stefano - dagli uomini della Ferrari.
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