Per capire le prossime mosse del Governo Draghi è bene rileggere il Piano Colao
Rileggere il documento potrebbe tornare particolarmente utile in questo momento, visti i molti punti di contatto con il programma di Draghi. Cos'è stato fatto finora e cosa entrerà nell'agenda del nuovo Governo?
Il Recovery Plan secondo Draghi: progetti fattibili e riforme
Ad indicare che il piano sarà preso in seria considerazione dall’attuale Esecutivo sono una serie di indizi. Il primo riguarda i nomi dei firmatari del piano.
Tre ministri tecnici del Governo Draghi hanno scritto il piano Colao. Ecco chi sono
All’interno del Comitato di esperti in materia economica e sociale che ha redatto il rapporto “Iniziative per il rilancio - Italia 2020-2022”, meglio noto come piano Colao, figura non solo l’attuale ministro per l’Innovazione e la transizione digitale Vittorio Colao, ma anche due nomi di spicco della compagine di Governo: Roberto Cingolani, il neo ministro della Transizione ecologica, ed Enrico Giovannini, titolare del dicastero delle Infrastrutture e trasporti.
Non solo nomi: cos'hanno in comune il piano Colao e l'agenda di Draghi?
Al di là dei nomi, sono le indicazioni contenute nel rapporto di giugno 2020, redatto per l’allora presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, a convergere con l’agenda del nuovo Governo guidato da Mario Draghi.
Per realizzare gli obiettivi indicati dal piano, gli esperti hanno messo a punto alcune raccomandazioni, ispirate a tre “assi di rafforzamento” per la trasformazione del Paese:
- Digitalizzazione e innovazione di processi, prodotti e servizi, pubblici e privati, e di organizzazione della vita collettiva;
- Rivoluzione verde, per proteggere e migliorare il capitale naturale di cui è ricco il Paese, accrescere la qualità della vita di tutti e generare importanti ricadute economiche positive nel rispetto dei limiti ambientali;
- Parità di genere e inclusione, per consentire alle donne, ai giovani, alle persone con disabilità, a chi appartiene a classi sociali e territori più svantaggiati e a tutte le minoranze di contribuire appieno allo sviluppo della vita economica e sociale.
Assi che di fatto ritroviamo nei discorsi pronunciati dal premier in Parlamento per ottenere la fiducia e che rappresentano anche i pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che Draghi ha il compito di modificare per adattare alle indicazioni provenienti da Bruxelles.
A onor del vero, i driver di sviluppo disegnati dai concetti di digitalizzazione, sostenibilità e inclusione sono trasversali e condivisi da tempo da osservatori, politici e società civile.
La vera convergenza tra il piano Colao e l’agenda del Governo Draghi va rinvenuta più nelle riforme che entrambi propongono.
Al punto 3.2 del Piano Colao, dedicato alla selezione e classificazione delle proposte concrete da attuare, gli esperti offrono un interessante spunto di riflessione proprio sulle riforme da attuare per giustizia, fiscalità e welfare.
Più avanti, nelle conclusioni del piano si legge che il programma di rilancio elaborato per ciascuna delle sei aree di lavoro individuate - vale a dire: imprese e lavoro, infrastrutture e ambiente, turismo arte e cultura, Pubblica amministrazione, istruzione ricerca e competenze, individui e famiglie - può consentire all’Italia di:
- Migliorare drasticamente l’efficienza e l’efficacia della Pubblica amministrazione;
- Ridurre significativamente l’economia sommersa e l’evasione fiscale;
- Rafforzare la competitività delle imprese e l’attrattività turistica del Paese;
- Diminuire le diseguaglianze di genere, sociali e territoriali;
- Uscire dalla fase di rilancio post Covid-19 con un tasso di crescita economica quanto meno in linea con i partner europei.
Punti che di fatto coincidono con le riforme indicate come prioritarie da Draghi nel suo discorso programmatico al Senato.
La riforma della PA, innanzitutto, che si baserà sugli investimenti in connettività e aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici. Cui va aggiunta la non più procrastinabile riforma fiscale, definita dall’ex presidente della BCE “l’architrave della politica di bilancio”, e che il premier vorrebbe affidare a esperti del settore, in grado di prevedere gli effetti dei diversi interventi. E, dulcis in fundo, la riforma della giustizia, che come quadro di riferimento ha aspettative dell’Unione europea espresse nelle Country Specific Recommendations indirizzate al nostro Paese nel 2019 e nel 2020.
Piano Colao, 102 proposte per far ripartire l'economia
Cosa proponeva concretamente il Piano Colao, cos'è stato fatto finora e quali sono i punti in comune con l'agenda di Draghi?
Rileggere nel dettaglio il testo del piano “Iniziative per il rilancio - Italia 2020-2022” significa soffermarsi sulle sei aree di lavoro individuate.
Liquidità delle imprese
La prima riguarda imprese e lavoro: oltre agli interventi con carattere di urgenza - come la promozione dello smart working e una deroga temporanea per consentire il rinnovo dei contratti a tempo in scadenza - gli esperti assoldati da Colao nel 2020 individuavano una serie di interventi da attuare:
- Garantire alle imprese liquidità di sopravvivenza, ad esempio tramite la compensazione orizzontale di debiti e crediti fiscali e la promozione di un codice di comportamento che impegni le grandi aziende a pagamenti rapidi ai piccoli fornitori. Misure in tal senso sono già state adottate nel corso del 2020, prevedendo modifiche e proroghe speciali al Fondo di garanzia PMI e a Garanzia Italia
- Ridurre il volume e l’impatto dei contenziosi post-crisi, ad esempio tramite meccanismi di ripartizione presunta del rischio tra locatore e conduttore, e disincentivi al ricorso a procedure concorsuali
- Incentivare l’adozione di sistemi di tax control framework attraverso la riduzione delle sanzioni amministrative e penali
- Rafforzare la capitalizzazione delle imprese, dal momento che la sotto-capitalizzazione di molte di esse rappresenta uno dei principali fattori della loro vulnerabilità, facilitando gli aumenti di capitale, incentivandoli e semplificandone l’iter e favorendo una strutturale riallocazione del risparmio verso la c.d. “economia reale”.
Aziende più smart e sostegno alle startup
Infine, le proposte riguardanti il mondo delle imprese riguardano l'emersione dell’economia sommersa e l'indispensabile processo di modernizzazione delle aziende. Punto quest'ultimo che secondo gli esperti dovrebbe includere:
- Il ripristino e il potenziamento delle misure di super-ammortamento e iperammortamento previste da Industria 4.0 prevedendo una durata pluriennale degli incentivi (5 anni). In pratica, ciò si è tradotto nel varo del Piano Transizione 4.0, ma con una prospettiva temporale più breve: il piano infatti, estende fino al 31 dicembre 2022 i crediti d'imposta per beni strumentali, R&S e formazione 4.0, con aliquote e massimali di investimento al rialzo
- Inoltre, aumentare i limiti per gli investimenti previsti per i crediti R&D, ampliare il regime del patent box a ulteriori beni immateriali e incrementare il beneficio previsto
- Incentivare gli investimenti nella transizione energetica/sostenibilità delle filiere italiane e finanziare gli investimenti in innovazione per lo sviluppo di tecnologie a bassa emissione
- Rafforzare le misure di sostegno alle start-up e PMI innovative con incremento delle agevolazioni fiscali per l’investimento da parte di individui, società e fondi specialistici, con l’aumento dei massimali previsti per gli investimenti annui. Fronte, quest'ultimo, su cui il Governo Conte due è intervenuto attraverso il cosiddetto decreto Rilancio, che oltre ad istitutire un Fondo di sostegno al venture capital nasce per sostenere investimenti nel capitale delle start-up innovative e delle PMI innovative, ha previsto un bonus del 50% per chi investe in imprese innovative
- Sviluppare le competenze per aumentare la produttività, anche attraverso la riqualificazione della forza lavoro e dei disoccupati. E' qui che entra in gioco il Fondo Nuove Competenze, che per la formazione dei lavoratori può contare su un tesoretto di 730 milioni.
Sostegno all'export
Inoltre, il piano Colao suggeriva di potenziare e agevolare l’utilizzo di strumenti collaborativi e aggregativi e di sostenere il rilancio dell’export italiano con un piano volto a minimizzare gli impatti dell’emergenza Covid-19 sul sistema di credito (ad es. estendendo e rafforzando le azioni di SACE a supporto dei crediti per export) e sul sistema fieristico.
Lo scorso anno, il Governo ha deciso di puntare sul Fondo 394-81 di SIMEST per l'internazionalizzazione, rendendolo però più appetibile e più facile da usare. Fondo che dovrebbe essere rifinanziato nel corso del 2021.
Terzo settore
Infine, per sostenere le imprese sociali (comprese le cooperative sociali) il Piano Colao prevedeva la piena attuazione della Riforma del Terzo Settore, in particolare per la parte relativa alle agevolazioni fiscali, il sostegno all’accesso di strumenti di finanza sociale italiani e europei e la facilitazione di processi aggregazione per tutti gli enti non profit.
Infrastrutture e Ambiente: il volano del rilancio
L’arretratezza infrastrutturale di cui l’Italia da tempo soffre rispetto agli altri paesi OCSE è una zavorra pesante, e un piano per il rilancio del Paese non può non partire da qui.
Affinché lo sviluppo infrastrutturale non parta con il freno a mano tirato, occorre privilegiare senza compromessi la sostenibilità ambientale, favorendo la transizione energetica e il “saldo zero” in termini di consumo del suolo. Il quadro di riferimento a livello strategico e politico già esiste, ed è il Green Deal europeo, cui si rifà anche il Recovery Fund.
Non è un caso quindi che il primo "mattone" del rinnovato Piano nazionale per la ripresa e la resilienza di Draghi parta proprio da green economy e infrastrutture. Come approfondito in questo articolo, nel suo discorso programmatico in Senato il premier ha chiaramente affermato che il rafforzamento del Recovery Plan parte quindi dagli obiettivi riguardanti “la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno”.
La convergenza col precedente Piano Colao è evidente andando a sfogliare la sezione relativa a "Infrastrutture e Ambiente":
- Identificare chiaramente le infrastrutture “di interesse strategico” e rimuovere gli ostacoli esistenti all’effettiva e rapida realizzazione delle opere: si tratta delle reti di telecomunicazione, le infrastrutture energetiche, per la salvaguardia dell’ambiente e per la messa in sicurezza del territorio e le infrastrutture di trasporto/logistica
- Semplificare l’applicazione del codice degli appalti
- Sburocratizzare i processi con la Pubblica amministrazione. Un punto che ancora non è stato risolto e che sta particolarmente a cuore alle imprese che operano nel settore rinnovabili, che da tempo lamentano le difficoltà incontrate a livello burocratico, in particolare sul fronte autorizzativo
- Negoziare un’estensione delle concessioni equilibrata e condizionata ad un piano di investimenti espliciti e vincolanti.
Gli esperti raccomandavano inoltre di accelerare la realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni, energetiche e idriche, di trasporti e logistica e di intervenire sulle infrastrutture sociali.
Turismo, arte e cultura: brand del Paese, con un ministero ad hoc
Per rilanciare il turismo nel nostro paese, la task force guidata da Colao proponeva diversi interventi, da finanziamenti a tasso ridotto e crediti fiscali per la riqualificazione delle strutture ricettive a interventi per favorire la commercializzazione dei prodotti turistici esistenti e per svilupparne di nuovi, oltre a misure per migliorare l'accessibilità del turismo italiano, investendo nei collegamenti infrastrutturali chiave.
Come indicato dal premier al Senato, il turismo ha bisogno di un modello di sviluppo nuovo: oltre a prevedere aiuti per imprese e lavoratori del settore, per aiutarli ad uscire dal disastro creato dalla pandemia, Draghi ha ricordato che il turismo "avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato".
L'attenzione posta da Draghi nei confronti del comparto era evidente anche nelle prime ore del neonato Governo, quando nell'elenco dei dicasteri ha fatto nuovamente la sua comparsa il Ministero del Turismo, a guida Massimo Garavaglia.
Pubblica amministrazione: una riforma che non può più aspettare
Sul fronte PA, le indicazioni provenienti dalla task force che nel 2020 era guidata da Colao coincidono con quelle provenienti da imprese, associazioni, organizzazioni e dalle istituzioni europee.
Una sostanziale semplificazione e velocizzazione delle procedure è indispensabile, sottolineavano gli esperti nel 2020. Ed è di fatto quanto affermato anche da Draghi nei giorni scorsi: “Particolarmente urgente è lo smaltimento dell’arretrato accumulato durante la pandemia. Agli uffici verrà chiesto di predisporre un piano di smaltimento dell’arretrato e comunicarlo ai cittadini”.
La riforma vera e propria della Pubblica amministrazione si dovrebbe sviluppare lungo due direttive: investimenti in connettività e aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici.
Istruzione, Ricerca e Competenze, fattori chiave per lo sviluppo
La diffusione del Covid ha reso più acute alcune ferite del Paese, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. La Didattica a Distanza (DAD), pur garantendo continuità al servizio educativo, ha acceso i riflettori sulle diseguaglianze esistenti.
La prima raccomandazione espressa dal piano Colao già a metà dello scorso anno era appunto di modernizzare i sistemi di istruzione e ricerca, adeguandoli agli standard europei e internazionali.
Inoltre, le proposte elaborate nel 2020 dagli esperti suggerivano di superare il mismatch fra l’offerta di competenze prodotte dal sistema formativo e la domanda del tessuto socio-economico, attraverso il rafforzamento dell’istruzione terziaria professionalizzante – comunicando gli ottimi esiti occupazionali degli ITS e incentivando alcune università a specializzarsi in “lauree professionalizzanti” – e il lancio di una piattaforma di formazione al lavoro digitale education-to-employment per colmare il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, e il rafforzamento della formazione continua per gli ordini professionali.
Proposta che tornerà nell'agenda di Governo e nel Recovery Plan, come sottolineato da Draghi nel discorso programmatico in Senato citando l'esempio di Francia e Germania. In questi Paesi gli istituti tecnici sono un pilastro importante del sistema educativo e si stima che sarà di circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale.
"Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 mliardi agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate", dichiarava Draghi nei giorni scorsi.
Il capitolo welfare
Scendendo al capitolo "Individui e famiglie, in una società più inclusiva ed equa" del Piano Colao, la prima proposta che incontriamo riguarda l’attivazione di strumenti per potenziare rapidamente e significativamente il welfare inclusivo e territoriale di prossimità. Punto su cui converge l'agenda del Governo Draghi, che per rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale punta proprio sulla creazione di una forte rete di servizi di base: case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria.
Per quanto riguarda la conciliazione vita-lavoro, nel documento del 2020 si suggerisce di lanciare un piano nazionale per lo sviluppo di nidi pubblici e privati, oltre ad interventi ad hoc per ampliare gli strumenti di welfare aziendale orientati a fornire supporto alla genitorialità.