La strada, in salita, dell’auto elettrica in Europa e il nodo incentivi
L’indagine antidumping lanciata dalla Commissione europea nei confronti di Pechino, lo stop agli incentivi tedeschi cui Volkswagen risponde tagliando 269 dipendenti. È un periodo turbolento per l’auto elettrica in Europa e potrebbe non essere una parentesi così breve.
Come potrebbero cambiare gli incentivi auto
L’annuncio di un’indagine anti-dumping nei confronti della Cina era arrivato nei giorni scorsi, nel corso del discorso sullo stato dell’Unione pronunciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von fer Leyen a Strasburgo. La conferma è arrivata il 16 settembre, quando il vicepresidente esecutivo della Commissione responsabile per il Commercio internazionale, Valdis Dombrovskis, ha dichiarato che Bruxelles ha in mano “prove sufficienti” del fatto che l’importazione di veicoli elettrici cinesi danneggia l’industria del settore nell’UE. “Considerando che dal 2035 solo veicoli a zero emissioni potranno essere venduti nell’UE, questa questione riveste naturalmente un’importanza strategica”, ha spiegato il commissario.
Il caso tedesco
Lo sa bene la Germania, che secondo alcuni analisti non sarebbe entusiasta della decisione europea di avviare un’inchiesta antidumping contro Pechino. La ragione sarebbe da ricercarsi nella dipendenza piuttosto importante dell’industria automobilistica tedesca dalle dinamiche del mercato dell’auto cinese, che da solo assorbe quasi il 40% della produzione del gruppo Volkswagen.
Proprio le auto elettriche sono in questi giorni al centro delle attenzioni di Berlino: dopo la decisione del Governo federale di bloccare del tutto gli incentivi all’acquisto di e-cars per le aziende dal primo settembre e di ridurre quelli per i privati, Volkswagen ha annunciato il taglio di 269 posti di lavoro con contratti a termine nella sua fabbrica di Zwickau.
Chissà che un cambio di rotta in tal senso non arrivi dalla modifica al PNRR tedesco, richiesta il 15 settembre. Una revisione, quella sottoposta a Bruxelles, che include proprio finanziamenti aggiuntivi per ampliare un programma a sostegno degli acquisti privati di veicoli elettrici, oltre a un programma che sovvenziona l'installazione di infrastrutture di ricarica.
Gli incentivi all’auto elettrica in Europa
Come ricostruito da ACEA, l’associazione europea dei produttori di automobili, incentivi all’acquisto di auto elettriche per i privati esistono in quasi tutti i Paesi europei. Per la precisione, sono previsti incentivi in 20 Stati UE.
7 Paesi (Belgio, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Lettonia, Slovacchia e Svezia) non forniscono alcun incentivo all’acquisto prevedendo però spesso riduzioni o esenzioni fiscali ad hoc per chi acquista un’auto elettrica.
Diverso il caso delle auto elettriche commerciali, per cui quasi un terzo degli Stati membri dell’UE non offre incentivi all’acquisto e in 3 Paesi (Estonia, Ungheria e Paesi Bassi) non sono previsti nemmeno vantaggi fiscali.
In Italia prende sempre più piede l'ipotesi di una revisione degli incentivi auto: il Governo sarebbe intenzionato a proporre incentivi per la rottamazione delle auto più datate e inquinanti, rilanciando i contributi anche per le auto usate.
Su cosa dovrebbe puntare il mercato dell’auto elettrica in Europa?
Secondo un nuovo studio di Transport & Environment, l’organizzazione ambientalista europea indipendente, le case automobilistiche europee potrebbero continuare a essere competitive e realizzare profitti producendo veicoli elettrici di piccole dimensioni “made in Europe” con un prezzo fissato a 25.000 euro. La disponibilità di veicoli elettrici più piccoli ed economici potrebbe essere decisiva per l’adozione di auto elettriche di produzione europea, un elemento cruciale se letto rispetto alla sfida con le aziende cinesi che stanno penetrando in Europa.
Secondo lo scenario prospettato dall’associazione, entro il 2025 i produttori europei potrebbero ottenere un margine di profitto del 4% su veicoli elettrici di piccole dimensioni prodotti in Europa.
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